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Incentivo alle nascite

C’è un prete, in provincia di Padova, che dà mille euro alle donne che decidono di non abortire. La notizia la riporta il quotidiano Libero del mercoledì 30 maggio alla pagina 12. “La priorità, naturalmente – scrive l’articolista che si firma Ale. Gon., – va a quelle in difficoltà economica. Don Marco Scattolon, 73 anni, sacerdote della chiesetta di Rustega – nel comune di Camposampiero – dà fondo al tesoretto della canonica per far sì che le poche gravidanze che si registrano tra le fedeli vengano portate a termine. «Aiutiamo la vita, aiutiamo le mamme ad avere più figli», dice il don. «In parrocchia quest’ anno avremo appena due matrimoni, forse. In compenso a passeggio vediamo tanti cani e poche carrozzine».
Rustega è una frazione di nemmeno mille abitanti. Le donne in età per mettere su famiglia sono poco più di un centinaio, e quelle che non riescono a far quadrare i conti fortunatamente ancora meno. E però viene da chiedersi comunque come faccia don Marco a trovare tutti questi soldi per aiutarle. Mille euro, per una comunità religiosa così piccola, sono un bel po’ di soldi. «A chi mi domanda perché non mi faccio aiutare in canonica da una governante», spiega, «rispondo che ho la possibilità di arrangiarmi, e in questo modo riesco a risparmiare per dare una mano a qualche donna incinta o a qualche altra famiglia con figli. Ho già alcuni bimbi che mi salutano come “nonno Marco”», aggiunge col sorriso. «Tempo addietro avevo detto a loro madre: «Se non abortisci ti consegnerò alla nascita del figlio mille euro. È poca cosa, ma per qualcuno è stato più di un incoraggiamento». E il don ha sempre rispettato le promesse.
Il prete, per sottolineare – ce ne fosse bisogno – il drastico calo di nascite che si è registrato negli ultimi decenni in Italia, porta l’esempio di un comune confinante con la frazione di Rustega, Trebaseleghe, «che ha gli stessi abitanti, e dove quest’anno non parte la prima elementare visto che ci sono nove bambini in meno del numero minimo. Succedesse anche l’anno prossimo», sottolinea, «chiuderebbero tutte le elementari». Fin qui la notizia.
Non ho contezza del numero degli aborti nei nostri comuni, sta di fatto che ogni anno il numero delle classi si contrae non solo per il calo delle nascite ma soprattutto per la continua emorragia di ragazzi che, quando non continuano gli studi universitari e restano fino alla laurea, conseguito il diploma lasciano il loro paese in cerca di un futuro altrove. Scende in picchiata così il numero dei matrimoni sia religiosi che civili, oppure se ci si sposa nel paese di origine, lo si fa per un certo attaccamento o per far contenti genitori e parenti, per poi tornare nei rispettivi luoghi di lavoro. Lo stesso vale per i battesimi il cui numero, rispetto ai funerali, risulta di gran lunga inferiore.
Così, anche a voler imitare la lodevole iniziativa di don Marco, considerate le scarse finanze delle nostre parrocchie, l’iniziativa non risolverebbe il problema: non è tanto il problema degli aborti, occorre inventarsi prospettive di lavoro che consentano ai nostri giovani di pensare il loro futuro nella loro terra. Attiviamoci tutti superando il nostro atavico individualismo. Abbiamo le capacità per farlo!

 



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