Riflessione sulla prossima visita di Papa Francesco in Diocesi
Il Papa pellegrino tra noi
È un’occasione straordinaria e resterà, forse, unica nella storia avvenire della nostra diocesi e del territorio. Territorio del centro Sicilia, che il Papa vedrà a volo d’uccello e raggiungerà col suo animo di pastore, Ciò riempie di gioia, ma con un po’ di apprensione. Se bastasse una “visita”, se bastassero delle “parole”! Già quelle del Vangelo ci toccherebbero fino alla conversione. Mi piace pensare il Papa come “pellegrino” in terra lontana, e come ogni pellegrino, lui da pastore, accumulare visioni, impressioni, sentire parole. Certamente qualcosa resta nel cuore. Un cuore grande quello di Papa Francesco, perché di terre, nei vari continenti, ne ha calcato tante. E con le terre ha conosciuto uomini, donne, bambini diversi. Finito il pellegrinaggio, potrà rivivere alcune sensazioni forti, confrontarle con le aspettative, con le parole, che aveva messo nella “sacca” di viandante, da dire con generosità. Non erano pensate come parole nuove, anche se il timbro della voce, gli sguardi certamente nuovi per gli ascoltatori.
Ha detto il nostro vescovo Rosario Gisana, nella conferenza stampa di lunedì 27 maggio, rispondendo alle osservazioni dei giornalisti: quando durerà il “ricordo”? Come per ogni cosa, sarà posta alla fine nel serbatoio delle “esperienze”. Una parola abusata se l’esperienza non passa dal cuore, non scava dentro e porta un cambiamento. Ci saranno, forse, uno, dieci, tanti che l’esperienza di una chiesa vicina, di un Cristo prossimo alla propria vita, la faranno. Ora sono iniziati tre mesi e mezzo di “preparativi”, quelli pratici, tecnici, organizzativi… e un po’ di frenesia. È nella normalità, tranne se l’incontro è atteso nell’intimo. Tra le tante parole sentite, la più attinente è quella che il Papa viene a “confermarci nella fede in Gesù Cristo”. Lui è il fratello maggiore, che come Pietro ha sperimentato la sequela difficile del Maestro, e viene a “gridare sui tetti che Lui, il Cristo, è il Salvatore”. Quante voci oggi si accavallano, e quella di Cristo diventa sempre più flebile, coperta da chi grida di più, con la forza del potere, della fama, dei media. (Fa male leggere che dei nostri giovani il 45 % non conosce il Vangelo). Tra gli evviva della folla ci sarà qualcuno che non ha la forza di gridare, ma crede che il Papa è il garante della fede. Vieni, Papa Francesco tra noi! Poi, come bianca colomba, andrà a posarsi su altri rami del grande albero della Chiesa, del mondo. E noi tutti canteremo la gloria del Signore, Cristo, vivo in mezzo a noi, Salvatore del mondo.
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