Aggiudicati i lavori per un importo di 9 milioni e 180 mila euro per la SP28
Enna: Pronta entro un anno la Panoramica
Ha avuto un percorso difficile e accidentato, ci sono voluti quasi dieci anni, però alla fine è importante che sia stato concluso: l’iter della gara d’appalto della Sp 28, la cosiddetta “Panoramica”, ha finalmente fatto un decisivo passo in avanti con l’aggiudicazione dei lavori alla “SCS Costruzioni” di Catania, per un importo di 9 milioni e 180 mila euro e un ribasso del 37,6% su basa d’asta.
A meno di qualche improbabile imprevisto, l’opera di ricostruzione dovrebbe essere eseguita entro un anno. Come si ricorderà, l’arteria di collegamento alla città, lato Prefettura, ebbe un primo crollo di due arcate nel febbraio del 2009, al quale ne seguì un altro nel marzo del 2015. Un fatto, questo, che ha evidenziato, se mai ce ne fosse di bisogno, come Enna abbia una situazione critica riguardo al dissesto idrogeologico. È una città che perde pezzi. Spesso lo si ricorda quando è ormai troppo tardi, dopo che un altro muro o un’altra frana viene giù. Dalla frana storica della Panoramica a quelle dei costoni sotto il Belvedere e il cimitero, e ancora a quella di viale Caterina Savoca fino al muro accanto l’ufficio postale di Enna Bassa, la storia di Enna è costellata di continue emergenze che si sarebbero potute evitare con interventi mirati di prevenzione. Ancora, tra le priorità non possiamo non segnalare lo stato d’incuria e degrado del torrente Torcicoda, dove il proliferare di erbacce e la folta vegetazione potrebbero mettere in serio pericolo eventuali “bombe d’acqua”, a Enna bassa, strade di collegamento, edifici o addirittura villette che si affacciano direttamente sul greto. Intanto, la “Classificazione dei Comuni italiani in base al livello del rischio idrogeologico” del ministero dell’Ambiente per quanto riguarda la Sicilia, mette percentualmente (80%) la provincia di Enna al primo posto. I numeri sono preoccupanti: su 20 comuni, 2 sono soggetti a rischio idrogeologico molto elevato (Villarosa e Pietraperzia) e 14 a rischio elevato. Per non parlare poi del rischio desertificazione concentrato soprattutto tra l’ennese e il nisseno, con Villarosa in testa che detiene il record della massima percentuale di rischio di tutta la regione (91,94% del territorio).
Anche la “Relazione Generale del Piano Rischio Idrogeologico” della provincia di Enna, evidenzia come il territorio ennese, in passato, proprio a causa di numerosi dissesti geomorfologici ed idraulici in alcuni casi hanno provocato la perdita di vite umane. “La tragedia più eclatante che si è registrata – si legge nel documento – riguarda i fatti risalenti all’alluvione del 12 ottobre del 1991, verificatosi nei pressi del Bivio Catena, alle porte di Barrafranca, che ha provocato la morte di sei persone, alcune delle quali disperse e poi ritrovate alla foce del fiume Salso nei pressi di Licata”. Dissesti che non hanno risparmiato centri urbani, viabilità provinciale, attività produttive e patrimonio privato. Tra le aree che maggiormente sono state interessate da fenomeni di erosione, spiccano oltre Enna, anche Troina, Centuripe, Agira, Gagliano ecc., con dissesti di varia natura, tra le quali vi è anche l’Area Industriale del Dittaino, unico polo industriale della provincia, interessata da vari fenomeni di inondazione causati dallo straripamento del fiume Dittaino e del Torrente Calderai. Mentre, tra i casi più eclatanti che hanno riguardato lo stato della viabilità provinciale, vi sono senz’altro, come già detto, il crollo delle arcate del ponte in muratura lungo la Strada Provinciale n° 28 “Panoramica” e il grave dissesto geomorfologico che ha provocato l’interruzione del transito sulla Sp 4, di collegamento tra vari i comuni della zona centro-sud della provincia, delle principali aree Archeologiche di interesse mondiale Morgantina – Aidone e la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, quest’ultima dichiara Patrimonio dell’Unesco, con l’autostrada A/19 Palermo-Catania. Di fronte a queste criticità, l’ingegneria naturalistica potrebbe rappresentare un valido strumento a tutela del territorio. Si tratta di una disciplina trasversale che utilizza piante autoctone insieme a materiali inerti, per contrastare l’erosione del terreno ed aumentarne la stabilizzazione. “Gli interventi d’ingegneria naturalistica – spiega Gianluigi Pirrera, presidente della sezione siciliana dell’associazione italiana di Ingegneria Naturalistica – sono ancora poco applicati al territorio. C’è una scarsa attenzione da parte degli enti pubblici, che ritengono che queste tecniche non siano sufficienti”. L’uso e l’abuso di opere rigide e massicce, come i muri di consolidamento, ha la meglio rispetto a opere che, al contrario, si adattano al movimento del terreno come fa l’ingegneria naturalistica. “Questo cambio d’impostazione – aggiunge Pirrera – non viene percepito e c’è molto semplicismo diffuso. Non è un caso che la Sicilia sia tra le pochissime regioni d’Italia che non ha, tra i suoi capitolati di spesa, interventi di ingegneria naturalistica”.