Perché si adempia la Giustizia di Dio
Francesco aveva 13 anni quando venne massacrato con tredici colpi di chiave inglese in testa e gettato in una discarica di campagna. Il 16 dicembre del 2005, uscendo di casa incontrò uno o più mostri che poi lo uccisero. Il suo corpo fu ritrovato dopo due giorni in contrada Bessima con il volto sfigurato, la testa fracassata e i pantaloni abbassati. Ad oggi non si conosce ancora chi sia stato ad ucciderlo.
Una giornata di memoria e di preghiera dedicata a Francesco Ferreri e a tutte le vittime ha avuto luogo lo scorso 17 dicembre a Barrafranca in occasione del 13° anniversario dell’uccisione del piccolo Francesco. Per il barbaro gesto, ad oggi non c’è ancora nessun colpevole, nessuno che abbia pagato per tale efferatezza. Una giornata della memoria divisa in tre momenti. Il primo nella mattinata con il coinvolgimento degli alunni di tutte le scuole della cittadina e il concorso di poesie dedicato a Francesco. Nel pomeriggio in chiesa Madre la veglia di preghiera presieduta dal vescovo con i sacerdoti della città e la presenza di don Fortunato Di Noto, fondatore di “Meter onlus” e pioniere nella lotta alla pedofilia, alla pedo-criminalità che ha tenuto la riflessione sul tema “Pedofilia e mafia”, e il terzo momento nel quale il vescovo e i familiari si sono recati sul luogo dove fu ritrovato dopo due giorni dalla scomparsa il corpo martoriato di Francesco Ferreri e dove è stata deposta una corona di fiori.
Quello del 17 dicembre è stato un giorno molto intenso e forte, un appuntamento atteso, profondamente carico di emozioni e ricordi dove sono risuonate forti le parole del vescovo mons. Gisana e di don Di Noto. Il vescovo ha parlato nella mattinata agli alunni delle scuole e in serata nell’introduzione della veglia ha invitato a “Cercare la speranza anche nelle situazioni più drammatiche”. Una giornata per “ricordare Francesco e quanti subiscono violenze, soprattutto i minori e questo è per noi disgustevole – ha detto il Vescovo. – La nostra preghiera è un grido che vogliamo elevare al Signore, – ha continuato mons. Gisana – imploriamolo perché possa adempiersi la sua giustizia e il suo regno di amore, di pace, di gioia, di verità, perché ci sono i piccoli che soffrono ingiustizie.”
Riferendosi al fatto che non si conosce ancora chi sia stato ad uccidere Francesco il vescovo ha detto “non possiamo permettere il silenzio che rasenta certi atteggiamenti omertosi. Dobbiamo essere credenti che sono coraggiosi di dare testimonianza della verità, perché non si può essere credenti senza essere credibili. Il ricordo di Francesco e con lui di tutte le vittime, diventi motivo perché ognuno si apra alla verità.
Molto forti le parole pronunciate dal pulpito dal presidente di “Meter Onlus” don Fortunato Di Noto. “Il silenzio è mafia, la mafia è abuso quando non sei capace di rispondere alla domanda: ‘se fosse tuo figlio, tua figlia?’. Il silenzio mafioso ci anestetizza – ha detto – ci droga con sostanze che non amplificano solo la paura ma ci fanno convivere con chi ha ucciso la vita, depredato un bambino, una bambina”. Quindi l’invito a cambiare “le percezioni concettuali per mantenere quel ‘si è fatto sempre così’, sarà sempre così’. Per questo dobbiamo, insieme lottare e denunciare, discutere e cambiare le cose: la pedofilia, l’abuso sui minori è mafia strutturata per desacralizzare e banalizzare la vita dei piccoli; è negazione pura della dignità di chi non può nemmeno reagire. Tanti portali pedopornografici sono anche chiamati “kidporn mafia”; che non ha niente a che vedere con codici e codicilli, patti e coppola siciliana. È ben altro!”.
Don Di Noto ha più volte ha richiamato il Vangelo sul tema della nudità, con un chiaro riferimento alla stessa nudità di cui rimase vittima il piccolo Francesco. “Migranti, disoccupati, donne violentate e uccise, bambini violati nel corpo e nell’anima, rifugiati, torturati, vittime di ogni violenza e della guerra. Sono davanti a noi nella loro nudità – ha proseguito nel suo discorso – che è la loro regalità, il loro rimanere comunque uomini davanti a Dio. Ma per comprenderli è necessario a nostra volta spogliarci delle nostre ‘vesti’, tornare tutti a essere uomini senza orpelli, senza mania di dominio, nella nostra regalità. Abbandonare le sovrastrutture del nostro egoismo e vedere nell’altro non qualcuno di cui dobbiamo avere paura o piegare ai nostri interessi, ma un nostro compagno di viaggio”. Il presidente di Meter ha ribadito agli abitanti di Barrafranca di volere lanciare loro “solo delle pietruzze, sassolini che schizzano e sfiorano, pietruzze lanciate per suscitare, una riflessione, una reazione, una azione operosa nella carità”. “Essendo una veglia di preghiera, essa non può imporre ma dovrebbe essere uno stile, un habitus di vita cristiana e umana. Vigilare, stare attenti a sé stessi, avere cura di sé stessi, avere cura di quella che è la nostra vera identità, il nostro essere umani, osservare la realtà nella quale si è immersi, abitare la vita reale del nostro tempo. Siamo quelli che non si addormentano e reagiscono al nefasto tentativo di chi vuole narcotizzare la nostra voce, il nostro impegno, per farci tacere, ridurci al silenzio che alimenta il male, l’indifferenza. Sentinelle, pronti alla battaglia”.
Non ha poi risparmiato un monito sul silenzio che ha avvolto questa vicenda rimasta avvolta nel mistero senza colpevoli. “C’è un silenzio che è morte che fa paura. Chi tace si impoverisce, denuda la dignità delle persone, alimenta la corruzione e ogni abuso”.
Don Fortunato ha poi ribadito che “un silenzio omertoso genera corruzione e malaffare, indifferenza e spogliazione di dignità. Dal ‘mi faccio i fatti miei’ anche se ci propugnano di farci i fatti degli altri con il chiacchiericcio, le fake-news e il discredito per distruggere la dignità altrui”. “Un silenzio pericoloso appesantito dall’omertà e dalla decomposizione delle relazioni, della fiducia, della lealtà nella Chiesa e nella Società, a causa del peccato e dei gravi reati contro la persona, oltre alle cose”. Sul binomio “Mafia e pedofilia” ha ribadito come “i suoi tentacoli entrano dove ci sono interessi economici, traffico di bambini, affari di un certo tipo, e i bambini sono un affare. I suoi tentacoli generano silenzio omertoso e malaffare anche sulla innocenza dei bambini: violata. Una perversione lucida. Impressionante. Che non risparmia nessun bambino, neonato e adolescente”. Cosa tratte da questa meditazione? “Siamo nudi all’inizio della vita e nudi fino alla fine – ha concluso -. Dobbiamo custodire il corpo e la dignità”.