E' la triste costatazione, leggendo i dati riguardanti i numeri della popolazione residente nella diocesi al 31 dicembre 2018.
Siamo sempre di meno. Sembra inarrestabile il calo demografico nei 12 comuni a causa dell’emigrazione. Diminuisce anche il numero dei sacerdoti “attivi”
A gennaio si tirano le somme dell’anno appena trascorso. Anche la Diocesi piazzese fa i suoi bilanci. Al termine del 2018 la popolazione residente ammontava a 214.648 abitanti servita da ben 75 parrocchie (Aidone 3, Barrafranca 5, Butera 3, Enna 15, Gela 14, Mazzarino 6, Niscemi 6, Piazza Armerina 8, Pietraperzia 3, Riesi 5, Valguarnera 4, Villarosa 3). I sacerdoti incardinati al 31 dicembre erano 100, ma di essi soltanto 87 operano attivamente in diocesi, mentre i rimanenti sono dediti o ad attività di studio oppure sono inattivi per motivi di salute o dediti ad altri ministeri non legati al servizio parrocchiale. I parroci sono 60, segno che alcuni portano il peso pastorale di più parrocchie. Ad essi bisogna aggiungere 8 parroci religiosi che reggono 10 parrocchie e un sacerdote di altra diocesi che è parroco di una parrocchia. I sacerdoti appartenenti a diversi ordini religiosi sono 27.
I sacerdoti divisi per fasce di età sono così distribuiti: tra 25 e 35 anni 8, di cui 2 parroci; tra 36 e 50 anni 24, di cui 20 parroci; tra 51 e 65 anni 21, di cui 12 parroci; tra 66 e 75 anni 26, di cui 22 parroci; oltre i 75 anni 20, di cui 4 parroci. Negli ultimi 10 anni sono deceduti 18 sacerdoti, mentre i nuovi sacerdoti ordinati sono stati 19. Al 31 dicembre i seminaristi erano 13. L’età media del clero diocesano al 31 dicembre 2018 considerata sui 100 incardinati risulta essere di anni 60,5.
In tal modo considerato il numero di abitanti (anche se non tutti sono cattolici) il carico pastorale risulta di 3.577,4 abitanti per ciascun parroco. Ovviamente si tratta di una media percentuale complessiva essendo la situazione demografica disomogenea, diversa da comune a comune, con parrocchie popolose come a Gela e Niscemi e piccole parrocchie dei comuni con meno abitanti o con un numero alto di parrocchie come Enna.
I dati reali sono deducibili comune per comune: Aidone 1.606 abitanti per ciascun parroco; Barrafranca 2.559; Butera 1.522; Enna 1.800; Gela 5.360; Mazzarino 1.938; Niscemi 4.443; Piazza Armerina 2.718; Pietraperzia 2.256; Riesi 2.262; Valguarnera 1.889; Villarosa 1.577.
Anche il 2018, in linea con la tendenza degli anni precedenti, ha fatto registrare una diminuzione della popolazione residente nei 12 comuni della diocesi. Al 31 dicembre gli abitanti della diocesi Piazzese erano 214.644 (104.137 uomini e 110.523 donne). I dati sono stati forniti dagli Uffici anagrafe dei rispettivi Comuni. Ben 1899 abitanti in meno rispetto al 2017 quando la popolazione complessiva era stata di 216.543 abitanti (104.740 uomini e 111.003 donne). Si registrano aumenti solo ad Aidone e a Gela rispetto al 2017 (vedi tabella)
È una continua emorragia, come nel resto della Sicilia, il continuo spopolamento dei nostri comuni. Oltre la normale ‘mortalità’ che non viene affatto compensata dalle nascite, l’emigrazione dei giovani e di interi nuclei familiari verso il nord Italia o altri paesi Europei continua a farla da padrona. Ne avevamo già parlato nel nostro giornale lo scorso 11 novembre quando avevamo presentato il Rapporto Migrantes degli Italiani del mondo, e guardando alla diocesi di Piazza Armerina, avevamo evidenziato come nella Diocesi ‘mancano’ 50 mila abitanti che sono ‘sparsi’ nel mondo, con il triste primato di Riesi e Barrafranca che sono le prime due città italiane con il maggior numero di emigrati. Nell’elenco figuravano anche Villarosa, Piazza, Mazzarino e Villarosa. Ma il dato probabilmente deve essere letto con riserva. Molti infatti sono coloro che, pur mantenendo la residenza nel proprio comune, si sono trasferiti altrove o per ragioni di studio o per motivi di lavoro. Tutti ci accorgiamo di questo spopolamento, guardando i tantissimi cartelli “si vende” che popolano le strade dei nostri paesini e delle erbacce che crescono rigogliose davanti alle tante case disabitate. Che fare? Piangerci addosso non serve. Uniamo le forze e le idee, forse troveremo una via per invertire la tendenza.