Al via a Gela la sperimentazione del robot ingegnato dai francesi per recuperare reperti nei fondali di Bufala
In viaggio per un mare di tesori
Un robot nel mare di Gela, l’unico in Europa, per recuperare i reperti custoditi nei fondali. Presentate le fasi della prima parte del progetto “Gela Project – Underwater Archaeology Research”. Si tratta di un partenariato d’eccezione che si basa sulla sinergia di un’équipe dalle comprovate competenze scientifiche, accademiche e tecnologiche come l’Unité d’Archéologie Classique dell’Università di Ginevra, la Hublot Explorations e la Soprintendenza del Mare. Il progetto è stato voluto dalla Soprintendenza del Mare, dall’Università di Ginevra rappresentata dal Prof. Baumer e Alessia Mistretta e dal compianto Sebastiano Tusa e viene realizzato con la collaborazione della Capitaneria di Porto di Gela, del Direttore del Museo e del Gruppo degli Ormeggiatori – Barcaioli di Gela rappresentato da Vincenzo Casciana e di Francesco Cassarino, volontario che ha aiutato ad individuare i punti dove sono sepolti i tesori del mare. Si parla di 10.000 reperti, tre carri armati di epoca moderna risalenti alla seconda guerra mondiale e 8 navi: da un primo studio sono stati ritrovati solo i “carichi”, ognuno dei quali è riconducibile ad epoche diverse, dal 600 a.C. fino ad arrivare al 1700: gli studi devono ancora iniziare e gli archeologi sono stati estremamente cauti nel descrivere il frutto del lavoro di ricerca che deve essere ancora sottoposto ad analisi.
“Il progetto – dichiara il soprintendente Adriana Fresina – si sviluppa in una prima fase allo studio e alla documentazione grafica e fotografica del sito subacqueo di contrada Bulala di Gela, utilizzando nuove ed avanzate apparecchiature concepite e realizzate dagli ingegneri del laboratorio di ricerca e sviluppo della Hublot Explorations diretto da Mathias Buttet. L’operazione avviata a Gela – aggiunge il Soprintendente – realizzata a seguito di un’intesa siglata lo scorso anno dalla Soprintendenza del Mare, proseguirà con un secondo step di questi giorni. Quello di Gela è un areale particolarmente ricco di testimonianze – conclude il Soprintendente – e ha restituito relitti e numerosi reperti di straordinaria importanza per la storia dell’antica colonia rodio-cretese fondata agli inizi del VII secolo a.C.”.
Il mezzo usato per la ricerca è un robot innovativo costruito da due ingegneri francesi e adottato dall’Università di Ginevra. Gela con i suoi fondali marini è stata scelta tra tutti i mari d’Europa per testare il robot e favorire la scoperta dei tesori del mare. L’archeologo Claudio Di Franco della Soprintendenza del Mare, ha auspicato che possa essere realizzato un museo della seconda guerra mondiale perché è da qui che è partito il momento storico che ha portato all’armistizio. “Non capisco perché a Catania ci debba essere e qui no – ha detto – questo è il sito storico naturale”. L’Università di Ginevra è partner nel progetto insieme alla società Svizzera Hublot. “Sentiamo la responsabilità della buona riuscita di questo progetto che possa trasformarsi in un volano per l’economia – ha detto il consigliere Casciana – per accendere -finalmente -i riflettori su Gela su argomenti storico-archeologici di cui andare orgogliosi”. L’amministrazione era rappresentata da Terenziano Di Stefano: “Il Comune di Gela supporterà questo progetto che merita attenzione. Siamo sicuri che tra qualche mese la città di Gela recupererà il ruolo della posizione privilegiata al centro del Mediterraneo che nessuno può negare”, La Hublot, azienda svizzera che produce orologi di lusso e l’Università di Ginevra, coordinati dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, stanno testando quindi nei fondali di Gela un mini robot appositamente costruito per la ricerca di reperti archeologici sommersi.