Politica e delegittimazione dell’etica
Nella recente campagna elettorale – attraverso l’uso di simboli religiosi – sono stati diffusi messaggi che hanno alimentato la paura del diverso e dello straniero e il conseguente rifiuto e odio.
In questa circostanza, al grido di “prima gli italiani”, il Papa è stato fischiato nei comizi ed esposto alla gogna mediatica, perché ritenuto connivente con chi vuole scardinare il tessuto sociale dell’Italia.
La paura indotta ha prodotto consensi elettorali e ha nascosto gravi responsabilità politiche del passa-to e del presente.
Anni di corruzione e di inefficienza politica – in cui si è anteposto l’interesse privato di pochi ai diritti di tutti e in cui al diritto si è sostituito il privilegio – hanno prodotto in Italia povertà, mancanza di la-voro, ingiustizia sociale: i giovani hanno perso la speranza per il loro futuro e si sono disgregate tante famiglie e il tessuto sociale. E oggi, per i politici di turno, è stato facile spostare l’attenzione su un nemico comune: lo straniero.
Questo tentativo di strumentalizzazione del “sacro” per fini elettorali coincide, soprattutto in Italia, con un processo di delegittimazione del magistero ecclesiale, che vuole sottrarre all’ambito morale l’economia e la politica.
Il messaggio di Papa Francesco per la 105ma giornata mondiale del migrante e del rifugiato, rivolto a tutto il mondo – cattolico e non – contiene una lucida analisi storica e geo-politica della condizione delle periferie del mondo.
“I Paesi in via di sviluppo continuano ad essere depauperati delle loro migliori risorse naturali e uma-ne a beneficio di pochi mercati privilegiati. Le guerre interessano solo alcune regioni del mondo, ma le armi per farle vengono prodotte e vendute in altre regioni, le quali poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le “briciole” del banchetto (cfr Lc 16,19-21). «La Chiesa “in uscita” […] sa prendere l’iniziativa senza paura, di andare incontro, cercare i lontani e arri-vare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 24). Lo sviluppo esclusivista rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. Lo sviluppo vero è quello che si propone di in-cludere tutti gli uomini e le donne del mondo, promuovendo la loro crescita integrale, e si preoccupa anche delle generazioni future”.
Il Papa parla di “globalizzazione dell’indifferenza”. “In questo scenario, i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati emblema dell’esclusione perché, oltre ai disagi che la loro con-dizione di per sé comporta, sono spesso caricati di un giudizio negativo che li considera come causa dei mali sociali.
Molti buoni cristiani (insieme a sacerdoti e a qualche vescovo) dicono: aiutiamoli a casa loro.
Giusto. E allora smettiamola di rapinarli delle loro risorse naturali e umane, smettiamo di bombardare le loro case, i loro ospedali, le loro scuole, i loro campi, e smettiamo di vendere loro armi, fomentan-do guerre civili in quei paesi.
Molti terroristi, che hanno sconvolto la serenità dei paesi occidentali, sono stati addestrati e armati proprio da questi paesi, quando erano utili a loro.
Questi temi dovrebbero diventare oggetto di evangelizzazione all’interno delle chiese locali, perché tante persone oneste non vedono più la Chiesa come “sale della terra e luce del mondo” e conse-guentemente si allontanano da essa, perché ingiustamente viene considerata connivente con l’ingiustizia e a servizio di una politica lontana dall’uomo.
Il dialogo interreligioso – promosso dal Concilio Vaticano II e perseguito con tenacia dagli ultimi ponte-fici – mira a favorire la pace, evitare lo scontro tra civiltà, perché in nome dell’identità cristiana, si sdogana l’odio per lo straniero e il diverso.
E nell’evangelizzazione occorrerà soprattutto ricordare le parole di Cristo: “ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato…(Mt, 35, 25-46).
Bisognerà evitare che la religione oggi venga ancora considerata “oppio dei popoli” e la morale “so-vrastruttura” (ad uso e consumo) della politica.