Il primo cantiere a Gela, finanziato con i fondi
L’altare nel chiostro con vista mare
Il sogno di fra Rocco diventa realtà. Non ci sarà lui a benedire il cantiere di avvio per la riqualificazione degli spazi esterni al convento dei frati minori Cappuccini di Gela, ma tutti sanno che i lavori che presto partiranno sono stati da lui pensati e voluti. Era il 2012 quando il parroco, scomparso nel giugno 2015, diede incarico all’architetto Saverio Palumbo di redigere il progetto, oggi cantierabile ed eseguibile, per dare un nuovo volto all’esterno del convento. E così sarà. Presto saranno avviati i lavori di riqualificazione dell’esterno della struttura conventuale che inaugurano di fatto la stagione delle grandi opere per Gela grazie ai fondi del Patto per il Sud. A disegnare il progetto preliminare, insieme con Palumbo, anche i giovani architetti Gaetano Russo e Salvatore Amarù. “L’obiettivo è l’integrazione dell’area antistante il convento con il convento stesso”, spiegano nella nota di redazione. “La proposta di intervento parte dalla riconfigurazione del sagrato della Chiesa, prosegue ponendo in relazione i due “vuoti”, l’ex chiostro e la piazza antistante, e si conclude con la realizzazione di una barriera fisica che rievoca le antiche mura del vecchio convento che raccontano la storia!”. L’idea della nuova struttura è quella di rievocare “la storia del complesso conventuale e delle sue stratificazioni temporali, condizionate dagli eventi, dalla morfologia del suolo, dai materiali da costruzione locali, dalle opportunità di dominio sul territorio circostante”. “Il progetto – si legge – mira alla fusione, nel sito, delle tecniche innovative con la storia dei luoghi, garantendo un nuovo concetto di spazio pubblico nel quale predomina il mix funzionale: la continuità tra pubblico e privato. Il chiostro, recintato da un portico, diventerà un elemento di comunicazione e disimpegno tra la piazza pubblica ed il complesso conventuale; sarà un luogo in cui ciascun fruitore possa essere indotto alla meditazione e, attraverso la preghiera e la riflessione, trovare la comunione con Dio. Il nuovo muro di recinzione, caratterizzato da feritoie che lasciano intravedere lo spazio pubblico e privato, si innesterà ad un altro paramento murario più alto e fortificato formando un tunnel verso il mare, in memoria della vecchia torre di avvistamento. L’intervento proposto – ancora nel progetto – oltre a rifunzionalizzare e riqualificare gli spazi fruibili, opererà seguendo una ristrutturazione a risparmio energetico sull’edificio, a garanzia di una maggiore autonomia e sostenibilità ambientale”. Ecco nel dettaglio gli interventi: recupero dei prospetti e sostituzione degli infissi esterni; rifacimento della piazzetta esterna dove sarà sostituita la pavimentazione, riprendendo la tessitura del cortile interno, in ‘pietra chiara’ con finitura fiammata. In questo spazio è prevista la piantumazione di un prato gramignato ed in alcune intersezioni della pavimentazione saranno collocati degli alberi di diverse essenze, tra cui ceratonia siliqua, carrubbo, ulivo. Anche la statua di san Francesco sarà ricollocata e realizzato ex novo il podio sul quale poggia la stessa; nuovo look anche per il chiostro. “È il fulcro del progetto – spiega il team di esperti – nasce dalla volontà di far riappropriare questo spazio ai fedeli, una sorta di ‘chiesa all’aperto’ dove l’altare composto da un paramento murario traforato e rivestito in pietra avrà la doppia funzione di creare una quinta prospettica verso l’attuale campo di gioco”. Lo spazio antistante all’altare, è in parte rappresentato da verde, nel quale i frati hanno la possibilità di coltivare piante officinali. Tra gli interventi anche la copertura ad ombreggiamento presenta, in corrispondenza dell’altare, alcune bucature circolari di diversi diametri che oltre a far filtrare maggiormente la luce, consentiranno la fuoriuscita della chioma degli ulivi e della esile croce in ferro. Considerata la posizione strategia del convento, a picco sul mare, “sarà esaltato il panorama proprio per la presenza di alcune sedute poste prima del vetro oltre il quale inizia il dirupo per poi prevalere la visione del mare”. Insomma, un nuovo volto che dopo decenni darà luce all’esterno del convento che solamente nel lontano ’50 godette di una nuova rivisitazione quando si procedette alla totale demolizione e successiva ricostruzione del convento, utilizzando, oltre che le tecniche dell’edilizia tradizionale, un diverso principio insediativo rispetto al precedente. L’area antistante l’attuale fabbricato che al momento è priva di qualsiasi connotazione architettonica e funzionale, tra poco sarà solo un ricordo che passerà alla storia di Gela.