La strage silenziosa dei giovani suicidi
Il 10 settembre scorso, si è celebrata la giornata mondiale per la prevenzione al suicidio. Più di 100 Paesi hanno organizzato eventi culturali, conferenze e marce dedicate a questo tema.
A livello globale, secondo gli ultimi dati forniti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte nella fascia d’età che va dai 15 ai 29 anni. Seconda causa di morte anche per i giovani italiani fra i 15 e i 24 anni. Un trend allarmante se si pensa che sui 4.000 suicidi l’anno registrati nel nostro paese (dati Istat), oltre il 5% è compiuto da ragazzi sotto i 24 anni. Un fenomeno in rapida crescita che ritroviamo anche nei dati forniti dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in cui le richieste urgenti in pronto soccorso per ideazione e comportamento suicidario negli ultimi 8 anni sono aumentate di 20 volte. Si è passati dai 12 casi del 2011 ai 237 del 2018. Tra questi anche bambini di 10-11 anni per autolesionismo e tentato suicidio. In tutta Europa invece, uno studio internazionale pubblicato su Journal of Child Psychology and Psychiatry, rileva che oltre un quarto degli adolescenti (27,6%, età media 14 anni) mette in atto comportamenti autolesivi occasionali o ripetuti nel tempo.
Non a caso il numero di Paesi con strategie nazionali di prevenzione del suicidio sono aumentati nei 5 anni successivi alla pubblicazione del primo rapporto globale dell’Oms sul suicidio, ricorda l’organismo, ma il totale di Paesi che ne sono dotati, soli 38, è ancora troppo limitato e i governi devono impegnarsi in tal senso.
Il tasso di suicidio globale standardizzato per età nel 2016 risulta di 10,5 per 100.000. Tuttavia, varia ampiamente tra i paesi: si passa dai 5 morti agli oltre 30, sempre per 100.000. Mentre il 79% dei suicidi del mondo si è verificato in paesi a basso e medio reddito, i paesi ad alto reddito hanno il tasso più alto di questi eventi, pari a 11,5 per 100.000. Quasi tre volte più uomini che donne muoiono per suicidio nei Paesi ad alto reddito, mentre in quelli a basso e medio il tasso è più o meno uguale fra i due sessi.
Emblematico un caso avvenuto in Malaysia: A maggio di quest’ anno, come riportato da “Il Guardian”, una sedicenne si è suicidata dopo aver pubblicato su Instagram un post in cui chiedeva aiuto nel decidere tra la vita e la morte. Il messaggio diceva: «Aiutatemi a scegliere tra D e L». morte (death) e vita (life). Bene, il 69% dei suoi contatti avevano scelto l’opzione D. Subito dopo il corpo della ragazza era stato ritrovato da un passante vicino ad un centro commerciale a Kuching.
Questo è uno stralcio di un articolo apparso su “Il Tempo” del 10 settembre pag. 11 a firma di Mary Tagliazucchi. Non sono un esperto ma mi chiedo cosa si possa fare a livello di politiche per contrastare il fenomeno. Si tratta a mio modesto giudizio di un male legato alla mancanza di punti di riferimento nelle nuove generazioni che è tipico del tempo che stiamo vivendo. Un tempo in cui gli adulti, per paura, non osano imporre paletti ai loro figli per paura di dispiacerli non sapendo che stanno facendo loro tanto male. Il limite infatti è un punto fermo che consente la libertà. Anche nel giardino dell’Eden Adamo aveva qualcosa di proibito (il frutto dell’albero), ma era un limite che gli garantiva felicità.