Intervista a Carmelo Salinitro e a Valerio Sgroi alla vigilia dell'Ordinazione Diaconale
Il nostro sì con gratitudine a Lui
Il prossimo 26 ottobre alle ore 18, nella Cattedrale di Piazza Armerina il vescovo mons. Rosario Gisana ordinerà due nuovi diaconi, Carmelo Salinitro e Valerio Sgroi, alunni del seminario diocesano. Due giovani, con età, storie e percorsi diversi ma accomunati dalla vocazione sacerdotale.
Carmelo è originario di Gela dove è nato l’11 gennaio del 1983. Ha ricevuto il battesimo nella chiesa Madre e ha completato i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella chiesa di sant’Agostino seguito dai frati della comunità Agostiniana. Ha conseguito il diploma presso il Liceo Pedagogico di Gela. Presso la Pontificia facoltà Teologica di Sicilia ha conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia e completato i corsi di Licenza in Teologia Pastorale.
Valerio è originario di Enna dove è nato il 26 aprile del 1988. Ha ricevuto il battesimo nella parrocchia S. Giovanni Battista in Enna e ha completato i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella parrocchia santa Lucia in Enna Bassa. Dopo il diploma di Ragioniere Perito Commerciale si è iscritto presso lo Studio Teologico san Paolo in Catania dove ha conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia. Accolto nel Seminario diocesano ha proseguito gli studi teologici presso la Facoltà Teologica di Sicilia di Palermo dove nel 2017 si è licenziato in Sacra Teologia e attualmente presso la stessa Facoltà è iscritto al III anno di Dottorato in Teologia.
A Carmelo e Valerio, abbiamo rivolto alcune domande.
Quali i sentimenti alla vigilia dell’ordinazione?
Carmelo Descrivere quali siano i sentimenti che stanno abitando in me in questo tempo non è facile, perché sono davvero tanti. Quello che sento di poter dire è che, in questi 36 anni di vita, non ho mai vissuto emozioni cosi forti e intense, sia nella preghiera che quando mi trovo a meditare con attenzione su ciò che sta avvenendo nella mia vita. In ogni caso posso dire ciò che sto sperimentando è un vivo sentimento di gratitudine al Signore che mi ha scelto e accompagnato con infinita misericordia in questo cammino vocazionale.
Valerio Mi appresto a vivere l’ordinazione diaconale con un senso di profonda “gratitudine” nei confronti del Signore per i doni che egli ha fatto alla mia vita e per quando ancora farà. Personalmente non ho nulla da poter rivendicare dinanzi al Signore per quanto egli ha fatto e farà per la mia vita; veramente posso dire che “tutto è grazia!” e di questo ne sono grato. Inoltre un senso di profonda gratitudine anche nei confronti di chi il Signore si è servito per compiere la sua opera, nei confronti del nostro Vescovo, dei formatori del Seminario, del mio parroco don Mario Saddemi, della mia famiglia, dei miei amici e di quanti il Signore mi ha messo accanto in questi anni e con i quali mi ha sostenuto nel cammino.
Ci descrivi il tuo cammino personale ed il percorso ecclesiale alla scoperta della vocazione?
Carmelo Quando penso alla storia della mia vocazione mi vengono sempre in mente le parole del Profeta Geremia: “tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre.” È importante per me ricordare questa fondamentale verità. Questo mi permette di guardare in faccia la mia piccolezza, la mia debolezza e di dire continuamente a me stesso che tutto è partito da Lui e non da me. L’iniziativa è stata la Sua: mi ha pensato, mi ha amato, mi ha scelto malgrado la mia miseria. Mi ha chiamato per nome fin dal principio ed ancora nel più profondo del mio cuore continuo a sentire l’appello misterioso del Suo amore che mi rincorre senza stancarsi. Fin da piccolo ho sentito il desiderio di consacrarmi interamente al Signore e alla sua Chiesa; tale desiderio l’ho continuato nella preghiera e nella partecipazione ai Sacramenti, nella comunità agostiniana di Gela, e successivamente nella mia attuale comunità parrocchiale di Maria S.s Assunta in cielo, chiesa Madre in Gela. La comunità parrocchiale mi ha aiutato, attraverso la preghiera e nell’esercizio della Sua maternità, ad incarnare il passaggio dal battistero all’altare, senza paura e nella verità. Valerio La scelta di voler entrare in Seminario è maturata dopo un lungo cammino iniziato sin da bambino; la mia “relazione complicata” con Dio, così come a me piace definirla, inizia il 4 settembre del 1988 giorno in cui venivo battezzato nella Parrocchia San Giovanni Battista di Enna. Presso la parrocchia Santa Lucia, grazie al parroco mi lasciai coinvolgere per il servizio all’altare e così cominciai ad approfondire l’amicizia con Gesù. Giunto il tempo dell’adolescenza, coinvolto da alcuni miei compagni di scuola, mi ero inserito nel “gruppo giovani”, nella parrocchia Sant’Anna dove ho imparato a scoprire i miei talenti, tra cui quello per la musica, mettendoli a servizio della comunità e partecipando alle diverse attività sostenute dal cammino di crescita nella fede guidato dall’ascolto della Parola attraverso la Lectio divina settimanale e l’animazione liturgica della domenica. All’età di diciassette anni, iniziai a frequentare la “Comunità di Accoglienza Vocazionale” organizzata dal nostro Seminario, ma concluso il cammino di discernimento, dopo il Diploma non trovai il coraggio di fare questo passo importante. La voglia di approfondire la conoscenza del Signore mi portò ad inscrivermi presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania; lo studio della teologia e il servizio in parrocchia hanno fatto maturare in me quella libertà e quelle sicurezze che mi hanno portato a fare il mio ingresso nel Seminario Diocesano dove, ho iniziato gli studi ecclesiologici di II ciclo presso la Pontificia Facoltà Teologica di Palermo. A conclusione del terzo anno, chiesi al nostro Vescovo un anno di pausa dalla Comunità del Seminario, con la voglia di evasione, ma dentro di me abitava anche un gran desiderio di “vita in pienezza” e, mentre progettavo l’anno lontano da casa facendo richiesta all’Ufficio Scolastico della Diocesi di Milano la possibilità di poter insegnare la religione cattolica, mi sono ritrovato arricchito di tanti doni inattesi quali il sostegno della mia famiglia, l’accoglienza nella mia Parrocchia di origine Santa Lucia, il conseguimento della Licenza in Ecclesiologia con la discussione della tesi e le tante esperienze e amicizie inattese giunte come delle coincidenze o forse “Dio-incidenze” che mi hanno fatto conoscere l’amore gratuito e disinteressato del Signore per la mia vita; ricolmo di tanto amore, nel settembre del 2017 sono stato riaccolto nella Comunità del Seminario in cui ho continuato il percorso di formazione.
Gli anni di formazione in Seminario quanto e come ti hanno cambiato?Carmelo In questi anni in seminario ho imparato che tutto viene da Lui: ogni forza, ogni capacità, ogni saggezza. Le difficoltà mi hanno fatto percepire il Suo amore di Padre che si preoccupa teneramente delle necessità dei propri figli. Ho capito che all’amore si risponde con amore e poiché l’amore cristiano è il dono di se, l’unico modo per rispondere sarebbe stato l’abbandono fiducioso alla sua volontà.
Dio mi ha chiamato con le mie capacità, con la mia debolezza e fragilità a collaborare alla sua opera di salvezza, chiedendomi disponibilità ad essere plasmato e formato, come il vasaio con la creta, per essere suo strumento docile nella costruzione del Regno. Per prima cosa ho capito che Lui è il principio e la sorgente di ogni essere, che io ricevo tutto da Lui. Ho scoperto in quel grande mistero d’amore che è l’Eucarestia la sorgente di ogni saggezza.
Valerio Gli anni di Seminario mi hanno cambiato notevolmente e quello più importante riguarda la consapevolezza della mia scelta vocazionale: perché ho scoperto col tempo e con l’esperienza che la vocazione è un po’ come un’esperienza d’amore, arriva quando meno te ne accorgi, come un dono, un regalo; essa è il frutto di una “relazione”, la relazione con Gesù, ed è proprio all’interno di questa relazione d’amore che giunge la “chiamata” alla quale si è liberi di rispondere e nella quale ogni giorno trovi la forza di voler donare la tua vita al Signore per il servizio ai fratelli. La relazione con Gesù, riscoperta e intensificata, mi ha ricondotto nella Comunità del Seminario e mi ha aiutato a superare i tanti ostacoli che si sono presentati nel cammino.
A quale ideale di Chiesa pensi di dover lavorare in collaborazione con gli altri confratelli e con i laici?
Carmelo Una Chiesa che non abbia paura di sporcarsi le mani, ma viva e si faccia carico delle sofferenze degli uomini del proprio tempo, cercando di portare il Vangelo a coloro che si sono allontanati dalla fede, i quali sentono spesso nel loro cuore il desiderio di Dio pur non riuscendo a chiamarlo per nome. Una Chiesa che abbia gli stessi sentimenti del Buon Pastore.
Valerio L’ideale di Chiesa che porto dentro di me è quella di una Chiesa “attenta”, che sappia vedere i problemi reali della nostra società per mettersi a servizio, un po’ come il Samaritano che vide il mal capitato e ne ebbe compassione; una Chiesa che si metta in ascolto di tutti e che dia diritto di parola specialmente a chi è escluso ed emarginato; una Chiesa che sappia annunziare il Vangelo attraverso una testimonianza di unità e di comunione fraterna; una Chiesa profetica, che legga la storia odierna con gli occhi di Dio e sappia ripresentare nell’oggi la vita stessa di Gesù.
Quali pensi debbano essere le virtù fondamentali per essere un buon diacono e poi un buon prete?
Carmelo Amando le pecore con lo stesso cuore di Gesù, Buon Pastore, che arde di carità pastorale. Egli trasmette ai presbiteri questa virtù teologale che è opera dello Spirito Santo ricevuto con il sacramento dell’Ordine sacro. Essi sono, così, servi fedeli, perché in loro le persone incontrano l’amore stesso di Gesù Pastore, che dà la vita per le sue pecore
Valerio “Ospitalità”, “ascolto”, “fiducia”; penso che oggi abbiamo bisogno di sviluppare queste virtù; è ciò che io stesso ho sperimentato attraverso altri sulla mia vita: il sentirsi ospitati, cioè accolti per quelli che si è, senza alcun pregiudizio. Oggi ascoltiamo poco perché distratti da mille cose e da tanti impegni e non ci rendiamo conto che chi vive accanto a noi o chi bussa alle porte delle nostre chiese ha bisogno semplicemente di essere ascoltato; infine dare fiducia, cioè credere in chi ci sta di fronte.
C’è una immagine ideale di prete a cui vuoi ispirarti e perché?
Carmelo L’immagine ideale per me è l’icona del Buon Pastore; rispecchiarsi nell’icona del Cristo Pastore diverrà per me fonte inesauribile di crescita spirituale e pastorale.
Valerio Non posso non ispirarmi che al Beato Pino Puglisi non solo per il fatto che è stato un grande prete che, attraverso la sua coerenza di vita cristiana, ha saputo testimoniare il Vangelo al punto da trovare il martirio, ma anche per la sua ordinarietà, che viveva la sua quotidianità nella normalità, nella semplicità delle relazioni, ed è proprio questa normalità che rendeva tutto straordinario perché sapeva viverla in pienezza.