Marcia contro lo spopolamento
Io resto qui
“Le
valigie di cartone” fanno tappa a Pietraperzia. La marcia contro lo
spopolamento muove dall’entroterra di Enna che per un pomeriggio diventa
simbolo di una Diocesi in fuga. O meglio di una Sicilia in fuga. A voler dare
un forte segnale, un grido contro una emorragia continua che di fatto sta
impoverendo il tessuto sociale, economico e culturale dell’intera Isola, è
stato il vescovo della Diocesi di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana che per
il 18 gennaio prossimo chiama a raccolta i cittadini dei comuni diocesani a
Pietraperzia per la marcia contro lo spopolamento. La passeggiata sarà
preceduta da una tavola rotonda alla quale parteciperà padre Antonio Garau,
sacerdote di Palermo, ideatore e fondatore del movimento “La valigia di
cartone” che pian piano sta coinvolgendo, – insieme con tutti i vescovi di Sicilia – movimento
e associazioni varie.
“Non siamo le ‘sardine’ – dice sorridendo -. Ma un movimento che vuole scuotere
i siciliani ormai abituati a pensare che sia normale vedere andare via i figli subito
dopo la laurea o addirittura dopo avere conseguito il diploma. Prima della
nascita del ‘Movimento’ era come se il problema non esistesse, eppure tutti in
silenzio ce ne siamo lamentati. Oggi invece vogliamo innescare un meccanismo
che permetta di affrontarlo di petto trascinandosi dietro il mondo della Chiesa
e della politica, insomma uscire dal letargo”.
A proposito di politica, pensa che le tariffe sociali portate sul tavolo del Governo dal viceministro Cancelleri possano incentivare con più frequenza i rientri in Sicilia, quindi la volontà di tornare a casa e magari fermarsi? “Sicuramente è il segnale di una politica che vuole dare risposte al fenomeno. Ma credo anche che sia necessario allargare la fascia di accesso a questa scontistica per i siciliani. Occorre un impegno più mirato se si pensa che potranno usufruire di queste agevolazioni i siciliani con un reddito annuo lordo inferiore a 20 mila euro, difficile che non sia così per un lavoratore che al nord guadagna 1500 euro mensilmente”. Dunque, la provochiamo. Noi manifestiamo e gli emigrati tornano? Cosa fare perché queste iniziative non restino fini a sé stesse? “No, certamente. Ma uscire dal letargo ed affrontare la questione ci aiuterà certamente a iniziare a pensare di risolvere concretamente il problema, ad aggredirlo da un lato e ad attenzionare i giovani dall’altro perché non partano ma soprattutto siano fornite le condizioni perché restino. A Cefalù ad esempio il vescovo ha messo a disposizione i locali della Chiesa per i giovani che volessero investire sul territorio. Sulla stessa scia anche Trapani, Monreale. Ci ha pure contattati il ministro del Sud Giuseppe Provenzano”.
Cosa vi siete detti? “Ha voluto incontrarmi in occasione dell’inaugurazione di un giardino di Palermo intitolato a Pierasanti Mattarella. Abbiamo commentato la triste situazione attuale e ricevuto le sue attenzioni rispetto al problema che anche lui, figlio di emigrati (Provenzano è originario di Milena, entroterra di Caltanissetta, ndr) conosce molto bene. C’è una reale consapevolezza della situazione attuale in Sicilia”. A gestire i lavori della tavola rotonda sarà il vicario foraneo don Osvaldo Brugnone. Prenderanno la parola, insieme con il sindaco Antonio Bevilacqua, anche movimenti cittadini, associazioni, sigle sindacali. Insieme poi con le “valigie di cartone” fino alla piazza Vittorio Emanuele dove il Vescovo parteciperà un messaggio. Il tema dello spopolamento arriverà anche alla Cesi. Ai lavori di Palermo del 14 gennaio padre Antonio Garau infatti prenderà parte all’incontri dei vescovi di Sicilia che già in diverse e numerose occasioni hanno accolto l’iniziativa lanciata dal sacerdote palermitano.