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Rubrica 4/

Lo Spirito Santo come “Perfetto Sconosciuto” in Papa Francesco

Già dall’inizio del suo pontificato, iniziato nel marzo 2013 a seguito della storica rinuncia del suo predecessore, papa Francesco ha mostrato subito grande interesse nei riguardi del “ritorno” del Dio trinitario nell’interesse dell’uomo. Il suo linguaggio semplice, diretto, incarnato, kerygmatico, immediato, carismatico, attuale, fanno sì che anche la Persona dello Spirito venga presentata in maniera chiara e senza cadere nell’intellettualismo teologico che per troppo tempo lo ha reso “estraneo” e “difficile” ai cristiani.

La pneumatologia di papa Francesco ha uno scopo soprattutto esistenziale. Così come lui è solito fare in tutti i suoi interventi, focalizza la questione per riportarla subito sul piano pratico affinché vengano toccati i cuori e la Parola possa portare alla conversione.

 A conclusione degli esercizi spirituali alla Curia romana nel febbraio 2018, papa Francesco, riprendendo le parole del predicatore, ribadisce che la Chiesa non è la gabbia dello Spirito Santo, quindi non è sua prerogativa assoluta, ma vola e lavora anche fuori dai confini ecclesiali «nei non credenti, nei “pagani”, nelle persone di altre confessioni religiose: è universale, è lo Spirito di Dio, che è per tutti». Solo la profezia, la memoria e la speranza impediscono allo Spirito di essere ingabbiato in un sistema chiuso fatto di norme e di precetti.

Quello che si chiede papa Bergoglio innanzitutto è: “chi è lo Spirito Santo?”. Per papa Francesco, lo Spirito Santo è colui che insegna, è il maestro interiore. Nell’omelia del 9 maggio 2016, nella cappella di Santa Marta, papa Bergoglio risponde a questa domanda partendo da un’accezione negativa: «Un perfetto sconosciuto se non addirittura “un prigioniero di lusso”: ecco cos’è lo Spirito Santo per i molti cristiani ignari che è lui a “muovere la Chiesa”, portandoci a Gesù, e a renderci “reali” e “non virtuali”». La situazione, rispetto alla Chiesa nascente, non è cambiata, infatti i cristiani, come i primi credenti efesini, sanno: «poco o nulla sullo Spirito Santo, tanto da poter fare propria la risposta dei discepoli di Efeso a Paolo: “Non abbiamo sentito dire che esista uno Spirito Santo”. E se noi domandiamo a tante brave persone: “chi è lo Spirito Santo per te?” e “cosa fa e dov’è lo Spirito Santo?”, l’unica risposta sarà che è “la terza persona della Trinità”».

Per il papa argentino, lo Spirito Santo è Kýrios, è veramente Dio, uguale al Padre e al Figlio, è dono del Risorto che ci apre a vivere la piena comunione con Dio, è la sorgente inesauribile della vita di Dio in noi che disseta la sete di ogni uomo.

Colui che dona la capacità all’uomo di lodare Dio, di pregarlo è lo Spirito Santo. Egli ci insegna a guardare e a riconoscere Dio come Padre. Tale riconoscimento ci offre la capacità di essere riconosciuti come figli ed essere sottratti alla condizione di orfani voluta dallo spirito del mondo. Lo Spirito Santo è colui che si fa prossimo e compagno nel cammino; è colui che guida alla verità piena.

Nella guida verso la verità, lo Spirito compie delle azioni specifiche sia nei riguardi dei singoli uomini, sia nei riguardi della Chiesa. Innanzitutto, la sua azione si manifesta attraverso due verbi: ricordare e imprimere. Il Consolatore ricorda e imprime nei cuori dei credenti le parole che Gesù ha detto. Le parole dette dal Cristo, come alleanza inscritta nei cuori, diventano principio di valutazione nelle scelte e nelle azioni quotidiane. Egli che è la luce, dona agli uomini l’intelligenza delle cose di Dio,.

Oltre ai due verbi “ricordare” ed “imprimere”, papa Francesco sottolinea altre tre parole legate all’azione dello Spirito Santo: novità, armonia, missione.

La novità tante volte non è accettata in maniera benevola perché porta con sé sempre un po’ di paura. Essa ci mette dinanzi al fatto di non avere tutto sotto controllo, facendo risaltare il limite delle nostre programmazioni, dei nostri progetti, dei nostri schemi, delle nostre sicurezze.

L’armonia, che tante volte sembra mancare nella Chiesa proprio a motivo dello Spirito Santo, è data proprio dalla sua presenza. Il Pneuma è armonia e fa l’armonia. Tutta la diversità presente nella Chiesa, la molteplicità dei doni e dei carismi sembra portare il caos e non il cosmos. In realtà colui che è unità nella non uniformità, riconduce tutto all’armonia, suscitando la diversità, la pluralità, la molteplicità per manifestare l’unità dell’unica Chiesa di Cristo.

L’ultima parola legata all’azione dello Spirito è la missione. Egli ne è l’anima. La missione ha avuto inizio nel cenacolo di Gerusalemme il giorno di Pentecoste, un inizio che si prolunga. È lo Spirito che soffia nelle vele, cioè nelle anime. Senza il suo soffio vitale il cristiano, la Chiesa, non potrebbero andare avanti. È lui la capacità che ha la Chiesa di entrare nel mistero di Dio, non facendola chiudere nell’autoreferenzialità, ma spingendola verso il largo affinché annunzi, proclami e testimoni il Vangelo della gioia.

Evangelizzare è la missione della Chiesa, essa trae vita e si fa guidare dallo Spirito Santo. Attraverso la sua presenza, la Chiesa porta a compimento il mandato del Risorto di fare discepole tutte le nazioni della terra. Lo Spirito, quindi, per papa Francesco, è il vero motore dell’evangelizzazione, è colui che fa uscire dal timore, come uscirono i discepoli dal cenacolo il giorno di Pentecoste; è colui che trasforma gli uomini facendoli uscire da sé stessi e trasformandoli in annunciatori del Vangelo. L’azione del Paràclito non riguarda solamente colui che annunzia, ma riguarda anche coloro che ascoltano il messaggio proclamato. Avviene una trasformazione nelle persone che vengono evangelizzate, un cambiamento dovuto all’azione dello stesso Spirito che opera la trasformazione sia nell’evangelizzatore che nell’evangelizzato, creando unità e non dispersione come a Babele. A Pentecoste viene superata ogni divisione, distrutto ogni orgoglio, frantumata ogni superbia, inizia il tempo dello Spirito che ha la prerogativa dell’andare fuori per annunciare la Parola udibile e capibile da tutti, anche dagli stranieri. Viene donato un linguaggio nuovo, la lingua dello Spirito, del Vangelo che crea unità, superando le chiusure e le divisioni. Chi riceve il dono dello Spirito ha il coraggio di annunciare con parresia e senza timore la lieta novella.

Riguardo al rapporto Spirito Santo-Chiesa, papa Francesco, innanzitutto, ribadisce il dato conciliare secondo il quale Gesù «comunicando il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutti i popoli», e la Chiesa è così Corpo di Cristo formata da tante membra. L’essere membra del popolo di Dio indica differenza, varietà, diversità che diventano ricchezza tramite la comunione e l’unità.

 

La Chiesa non è solamente “Corpo di Cristo” ma anche “Tempio dello Spirito Santo”. Tutto ciò che è prefigurato nell’Antico Testamento, tramite lo Spirito Santo si realizza nella Chiesa. È nella Chiesa che abita lo Spirito Santo e in essa, popolo di Dio, possiamo incontrare il Signore. Le pietre che compongono il Tempio dello Spirito Santo sono vive, siamo noi. Il popolo di Dio è Tempio dello Spirito, è tempio vivente e quando si ritrova insieme è presente anche lo Spirito Santo. Il Paràclito è l’artista che, con i suoi doni,  disegna la varietà che è la ricchezza della Chiesa e unisce tutto in tutti, così da costituire un tempio spirituale, in cui non offriamo sacrifici materiali, ma noi stessi, la nostra stessa vita.

Durante le Udienze generali che vanno dal 9 aprile 2014 all’11 giugno 2014, papa Francesco tratta dei sette doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.

Per papa Francesco, lo Spirito che si manifesta donandosi attraverso i sette santi doni è quell’amore che dona al cristiano la capacità di dire insieme a Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». Lo Spirito-Amore rende l’uomo capace di avere, e quindi vedere, con gli stessi occhi di Gesù, di partecipare ai suoi sentimenti, di farlo sentire figlio nel Figlio, di fargli confessare sotto la sua potente azione, come insegna Paolo nella 1 Cor 12,3, che Gesù è il Signore. Papa Francesco sottolinea come lo Spirito-Amore sia il principio di comunione e di unione spazio-temporale che ci rende contemporanei di Cristo. La capacità di dire “credo” si innesta nella comunione ecclesiale che fa proclamare “noi crediamo”.

Il “perfetto Sconosciuto”, in papa Francesco, rivela agli uomini il volto paterno del Padre e la grazia del Figlio eterno ed umanato, attraverso la sua potente e continua azione. L’apertura totale alla sua azione permette a chi lo invoca di fare esperienza dell’alterità in questa fiducia piena in Lui, per vivere nella piena armonia e sentire la gioia dello slancio missionario di ogni membro della Chiesa.

*PhD in Teologia con specializzazione in Mariologia



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