Padre Giovanni Salerno/Dal Golfo di Gela alla Cordigliera delle Ande
Il nostro. operato nell’età della pietra
Ha realizzato un “Regno di solidarietà” in Perù, con cellule a Cuba, in Spagna. È conosciuto in tutto il mondo e un po’ meno nella sua città natale, Gela, dove proliferano i personaggi vuoti e quelli pieni di contenuti e fatti concreti vengono dimenticati. Lo conosce bene invece la comunità della Parrocchia Sant’Antonio di Padova che lo ha ospitato recentemente per una testimonianza viva su ciò che ha realizzato. Ottantadue anni, ipovedente e stanco, padre Giovanni ha lasciato il Perù. Per ora, perché il suo spirito combattivo e giovane gli suggerisce di tornare. Ha vissuto negli ultimi mesi a Palermo ed adesso è a Gela. In tutto questo la parrocchia Sant’Antonio non l’ha mai abbandonato con il suo sostegno di preghiera ed economico. Durante le feste sono sempre state organizzate, pesche di beneficenza, raccolte per aiutare la comunità peruviana. In questi giorni di presenza a Gela non sono mancati gli incontri con la comunità; incontri di gioia, di preghiera, di testimonianza. Domenica scorsa ha reso la sua commovente testimonianza durante la Santa Messa che ha concelebrato con padre Michele Mattina e il vicario don Salvatore Cumia. “Quando sono arrivato non c’erano strade – ha raccontato -. E neppure oggi ce ne sono. Vedevo molte persone morire e le donne partorivano a terra. Vivevano come all’età della pietra”. Padre Giovanni sintetizza come “il Signore mi ispirò di fondare un Movimento” perché “per distruggere la fame bisogna istruire. I poveri non si aiutano come si aiutano le galline dandogli da mangiare; i poveri sono esseri umani, sono persone intelligentissime”. Nella sua testimonianza padre Giovanni ha presentato “il ragazzo che mi assiste di giorno e di notte che è figlio di uno dei nostri lavoratori. Il padre si ubriacava sempre perché non aveva lavoro. Da noi oggi – ha proseguito – ha trovato lavoro come falegname ed insegna questo mestiere ai ragazzi”. Sua l’opera “voluta dal Signore” oggi nota come “la città dei ragazzi dove non possiamo accettare i figli dei ricchi, perché a ricevere uno di loro, rifiuteremmo un povero”. “I ragazzi che assistiamo vincono sempre i concorsi e le borse di studio e oggi studiano nelle migliori Università di Lima, Medicina e Amministrazione di impresa. Possono diventare dottori, medici e questo anche grazie al vostro aiuto silenzioso, continuo, umile”. “Un progetto nato grazie all’aiuto di “tutti voi – ha detto rivolgendosi alla comunità” che “ci aiutate in silenzio. Non siete ricchi, anche voi avete i vostri guai però è fate sacrifici per i più poveri che vivono ancora l’età della pietra”. “Due anni fa abbiamo costruito il primo forno a legna, a 4mila metri”. “Siamo lì dove non si conosce il pane, dove non esiste la sedia, la luce elettrica, dormono a terra. Noi siamo lì, notte e giorno per assisterli”, ha continuato commosso e commovendo i fedeli. “Per fare il pane da dare ai poveri e agli anziani abbandonati, la povera gente collabora cercando legna”. Con la missione di padre Salerno certamente “non stiamo rivoluzionando i problemi, perché la Cordigliera è immensa, tre volte l’Italia. Ma è un paese ricco che potrebbe dare da mangiare a tutta Europa, con le sue miniere d’oro. Camminavo a cavallo nel deserto e si vedeva l’argento splendere. È ricchissimo, ma non ha governanti. Gli ultimi 6 presidenti della Repubblica sono in carcere: dicono sempre durante i discorsi elettorali, per farsi eleggere, che si occuperanno dei poveri e non fanno niente, rubano solamente. L’egoismo regna”. Nel suo intervento ha raccontato di quella volta quando “durante un pranzo è venuto il Presidente della Corte di Giustizia e ci ha riferito che vicino alla nostra casa avevano scoperto una gabbia dove uccidevano i bambini handicappati e vengono i loro organi in Europa. Ci ha chiesto di prendere quei bambini oggi assistiti dalle suore del Cottolengo. Vivono nelle culle e non arrivano mai al 28esimo anno di età. Ma fanno una morte santa, prima di morire sembra che vedano Gesù e muoiono sorridendo”. “L’unica soluzione per aiutare i poveri sono i missionari”, ha concluso padre Giovanni tra gli applausi fragorosi dei fedeli.