Il primo Santo dei Millenials
Ad Assisi, alla messa di beatificazione del giovane Carlo Acutis, c’ero anche io. Mi sentivo testimone di uno di quei prodigi che ci raccontavano al Catechismo e che si perdevano nella notte dei tempi. Ho sentito tutta la sua semplicità nel vederlo, con un jeans, scarpe da tennis e una felpa, Carlo è dono di Cristo e della Chiesa. Appena ho messo piede dentro la chiesa alle 22, sono stato folgorato dal suo viso, così tenero e dolce. Così sono rimasto fermo davanti alla tomba fino alla chiusura della chiesa, non riuscivo ad andare via, ero come attratto per ciò che rappresentava per tutti noi; vedevo un ragazzo, ma lo vedevo come un gigante, un esempio per i ragazzi, che in tanti erano li attorno; vedevo in lui il nuovo san Domenico Savio, un educatore della comunicazione e di internet. Sono stato travolto, coinvolto, non solo da un’orda di gente entusiasta, ma da una grande forza della preghiera seria e speranza ed esempio per tanti giovani. Ho pensato alle sue parole che esprimevano una forte sensibilità, mista ad una grande curiosità per il mistero del Dio fatto uomo. Le sue parole, le sue opere, la sua vita erano avvolte come da un’aura di saggezza e di autorevolezza, senza che venisse meno il candore dovuto alla giovane età.
Quel 10 ottobre dovevo assolutamente essere ad Assisi e ci sono stato. Un viaggio pensando sempre la stessa cosa: come un ragazzo, così giovane, così semplice fosse riuscito in pochi anni a farsi amare da milioni di persone per il semplice fatto che amava la vita e Gesù.
Mi ha commosso tutto questo, ed io avendo 4 figli prego per loro affinché nella semplicità possano amare nostro Signore, unica ancora di salvezza di questo mondo, un mondo sempre più confuso e disorientato, perché si sta allontanando dall’esperienza di Cristo, unico Salvatore del mondo, il solo a donare pace e speranza a tutti i giovani e le famiglie. Il culto di Carlo ha soddisfatto e soddisfa tutte le anime presenti all’interno del mondo dei giovani cristiani, ovunque andavo vedevo, associazioni dei giovani adoratori con il nome Carlo Acutis, polisportive, movimenti, insomma Carlo ha messo il seme della speranza nei cuori dei giovani, ma anche alle tante famiglie accorse ad Assisi.
Ascoltavo le esperienze di tanti ragazzi che dicevano queste semplice parole: Carlo amava l’Eucarestia, che è Gesù che si offre a noi, ed ogni cristiano normalmente preparato e mediamente pigro sa che nell’Eucarestia sta la sintesi di tutto il messaggio del Vangelo. Carlo offre una sintesi, chiara, lineare, di quello che vuol dire essere cristiani. Non ha studiato filosofia, non aveva le stimmate, non ha subito flagellazioni, non è vissuto in clausura, Carlo è un modello accessibile da parte di tutti. Carlo è rimasto uno di noi, Carlo è la prova che la “buona novella” può essere veicolata nei modi più vari e che, anche dietro ad uno schermo, può trovarsi del bene. E mai come in questo periodo abbiamo bisogno di lavorarci su, fare una riflessione tutti insieme, che la purezza di Carlo sia anche la nostra purezza.
Ad Assisi ho capito che la speranza e la forza dell’amore superano ogni ostacolo e ogni difficoltà. Ai giovani dico di osare nel vivere una vita vicino a Cristo, con Cristo la nostra vita diventa un capolavoro”.