La rubrica
“Lo statuto dell’Adulto”
Quel che è veramente in gioco è la testimonianza concreta di ciò che dal punto di vista semantico definiamo adulto. Chi è, allora, l’adulto, del quale sembra dover oggi tragicamente registrare l’assenza di rappresentanti in carne e ossa?
Nell’ambito delle scienze psicoanalitiche si sono sviluppate teorie a proposito dell’idea di adulto, che mettono in rilievo la maturazione della capacità del soggetto di superare un certo narcisismo, per aprirsi ad una responsabile e cosciente possibilità di prendersi cura della vita degli altri.
La tradizione filosofica, soprattutto la corrente che si è sviluppata nel novecento, ha imposto e sollecitato una lettura dell’umano fortemente centrato sul tema della relazione, dell’apertura all’altro e del dialogo.
La tradizione cristiana non è meno ricca al riguardo, vorrei citare Romano Guardini che a tal proposito risulta essere un testimone autorevole che nel suo saggio le età della vita così parla dell’adulto: “all’origine dell’età adulta sta il processo attraverso il quale l’uomo si è ben radicato nella sua persona e nel suo carattere, e si è pienamente inserito nella realtà che lo circonda; egli prende coscienza di cosa significhi “saper stare in piedi da solo”, ed è deciso a metterlo in pratica” .
In definitiva si può affermare che l’adulto è colui che è capace di avere un rapporto franco con le leggi della realtà con la limitatezza e l’ambivalenza di ogni progetto e di ogni gesto umano, e pertanto è capace di dimenticarsi di sé in vista della cura di altri.
Ebbene, se questo è lo statuto dell’adulto, allora è necessario riconoscere che gli adulti di oggi non mostrano di essere all’altezza delle prerogative finora esposte. Il punto critico che ci tocca constatare è stato acutamente descritto da Francesco Stoppa che definisce questa generazione incapace di emanciparsi per divenire adulti. Infatti i membri di questa generazione, pur divenuti adulti, conservano in se stessi, incorporato, il significante giovane.
L’ideale di giovinezza è qui intesa come assenza di responsabilità, libertà sempre negoziabile, performance, disponibilità ininterrotta a rinnovarsi. L’adulto che si ispira a tale ideale di giovinezza non concede spazio alla dimensione etica ed educativa, e si ostina a mantenere una distanza rispetto agli impegni e ai ruoli imposti, per conservare il più possibile delle riserve per altre possibili direzioni. La giovinezza assume in questo caso un valore di modello per l’intera esistenza.