GIORNATA DIOCESANA
La famiglia sostituisce le parti diffettose
Si è svolta regolarmente il 29 maggio scorso presso il Santuario Maria SS. della Cava a Pietraperzia, la III Giornata diocesana dell’ammalato, dell’anziano e del disabile organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute diretto dalla d.ssa Giuseppina Lo Manto. La celebrazione si è svolta nel piazzale del Santuario con numeri limitati per le note restrizioni, ma ha visto la presenza di numerosi sacerdoti, rappresentanti di associazioni di volontariato nel campo socio assistenziale, religiosi, religiose, oltre alle autorità locali, proveniente da tutti i comuni della diocesi.
La manifestazione è iniziata con la recita del S. Rosario e seguita dalla celebrazione della messa di Maria “Salute degli infermi” presieduta dal vescovo mons. Gisana. Ispirandosi alla lettura di Isaia 53 (il Servo sofferente), il vescovo ha sottolineato l’esemplarità di Cristo che si è caricato delle nostre sofferenze, buon samaritano dell’umanità e modello di ogni discepolo del Signore. Dalla lettura evangelica del brano della Visitazione mons. Gisana ha evidenziato la bella sorpresa per Elisabetta della visita di Maria venuta ad aiutarla, invitando i credenti a farsi autori di belle sorprese di aiuto nei confronti di coloro che si trovano nella necessità per portare loro la gioia messianica.
Al termine della celebrazione ha avuto luogo la significativa testimonianza di Michele La Pusata che ha coinvolto emotivamente tutti i presenti.
Michele La Pusata è nato a Barrafranca, ma vive ad Enna. Dopo aver conseguito il diploma, ha lavorato per le Foreste Demaniali, fino a quando nel 2009 è stato costretto a ritirarsi a causa della SLA. A dodici anni dalla diagnosi, oggi, è paralizzato, si nutre con sonda gastrica e respira grazie a un ventilatore. Riesce a comunicare grazie all’utilizzo di un comunicatore oculare. Con il computer riesce a sentirsi “autonomo”. Sfrutta la tecnologia virtuale per interagire col mondo reale. Ha scritto un libro “La vita non è un peso”. Consigliere nazionale di AISLA e referente della sezione di Enna dell’Associazione, lancia un messaggio di speranza, di resistenza, declina il vero significato dell’amore.
La sua testimonianza, al termine della celebrazione, è stata letta dalla moglie Stella che, assieme ai figli, lo assiste amorevolmente fin dalla diagnosi. Una testimonianza dove emerge il profondo significato di cosa significa essere una famiglia fondata sull’amore cristiano e dove la fede diventa una grande risorsa non solo per il malato ma per tutta la famiglia.
“Vivo una vita – ha scritto – quanto più possibile normale, grazie alla famiglia e agli amici che con immenso amore e altrettanto sacrificio si sostituiscono alle mie parti difettose.
Anch’io in passato ho avuto pensieri di morte, oggi grazie a Dio non soffro di dolori particolari, e quindi ho voglia di godermi ciò che di buono la vita può ancora offrirmi”.