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Stabili da più di un decennio nella nostra Diocesi

Vocazioni in calo in tutta Italia

La notizia del calo delle vocazioni alla vita consacrata non è purtroppo una novità! È sotto gli occhi di tutti e rientra all’interno di una crisi più ampia che riguarda l’uomo nel suo rapporto con Dio, per non parlare dei vari scandali che inficiano il desiderio vocazionale. I dati che vengono riportati dall’Annuario Pontificio mostrano come nel corso degli ultimi cinquant’anni il numero si sia ridotto di oltre il 60% passando dai 6.337 del 1970 ai 2.103 del 2019. La Cei nel maggio dello scorso anno ha pubblicato un annuario interno evidenziando alcune percentuali interessanti. In Italia quest’anno abbiamo 1.804 seminaristi: la media è di 7 seminaristi ogni 100 presbiteri diocesani e di 15 seminaristi ogni 500 mila abitanti. Nel 2020 nel territorio nazionale abbiamo avuto 284 nuovi ingressi, 138 uscite e 248 ordinazioni presbiterali. È chiara la costante flessione e la crisi numerica.
Nel nostro Seminario diocesano la media resta per lo più stabile da 10 anni a questa parte. Attualmente abbiamo 10 alunni, tra cui quattro diaconi che stanno ultimando il loro cammino formativo e che il prossimo anno saranno ordinati presbiteri. Lo scorso anno abbiamo avuto il dono di quattro ordinazioni presbiterali. A livello numerico non siamo messi male e l’età media è molto bassa (sui 22 anni). Ma il problema si pone lo stesso! Che non ci accada di illuderci pensando che i problemi riguardino sempre gli altri e mai noi. I seminaristi che chiedono di entrare in Seminario e i giovani che vengono ordinati, sono figli di questo tempo e hanno la potenzialità e i limiti dei nativi digitali e del trans-umanesimo in cui tutti siamo immersi e che sta segnando il cambio d’epoca. Alcuni provengono da belle esperienze parrocchiali, da associazioni e gruppi ecclesiali, altri pur custodendo in sé il desiderio di volersi consacrare al Signore, annaspano circa la prospettiva di fede e sono carenti delle elementari basi di vita spirituale. Ed ecco che il Seminario, soprattutto nel primo anno di formazione, deve integrare su ogni aspetto. Ciò che il Papa dice per i matrimoni cristiani nella Amoris laetitia, lo potremmo dire anche per le vocazioni: la fede non è più il presupposto di partenza. Non voglio risolvere in poche battute la grande questione vocazionale in Italia – sarebbe alquanto presuntuosa come cosa – voglio però richiamare l’attenzione su un dato che dovrebbe iniziare a farci riflettere seriamente sulla incidenza delle nostre comunità cristiane e sulla nostra stessa testimonianza di fede. 



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