Pellegrinaggio a Medjugorje della parrocchia san Giovanni in Enna
Anche quest’anno, il gruppo di preghiera “Regina della Pace”, afferente alla parrocchia di San Giovanni, in Enna, guidata dal parroco don Giacomo Zangara, ha ripetuto il consueto pellegrinaggio estivo a Medjugorje, il paesino della Bosnia Herzegovina (ex Jugoslavia), dove dal 1981, si verificherebbero le presunte apparizioni della Madonna a un gruppo di veggenti. Il Gruppo, composto da circa 20 persone, è stato guidato spiritualmente dal decano dei preti ennesi, mons. Pietro Spina che è un grande devoto alla “Regina della Pace”.
È con questo appellativo che la Madonna si sarebbe rivelata ai veggenti allora adolescenti. Da quel momento in poi, in questi 42 anni, si sono susseguiti centinaia di messaggi che sono in assoluta simbiosi con il messaggio evangelico. Ma abbiamo voluto mettere da parte le nostre personali considerazioni (ndr chi scrive ci crede senza se e senza ma), dando spazio ai protagonisti del 12mo pellegrinaggio del Gruppo, che è guidato da Giuseppe Di Maggio.
Mons. Spina si è recato a Medjugorje 14 volte dal lontano 1985 e afferma: “Sono tornato a Medjugorje per la quattordicesima volta dopo il 1985, quando andai la prima volta. Sull’autenticità dell’evento la Chiesa non si è pronunziata perché ancora in corso. Ma chi va a Medjugorje e vede quello che avviene, ovvero, folle che si confessano, innumerevoli conversioni, partecipazioni ai vari momenti di preghiera, ci fa rendere conto che tutto ciò non può essere frutto delle allucinazioni dei veggenti e tanto meno frutto di inganno diabolico”. “Se è vero – prosegue mons. Spina – che dai frutti si conosce l’albero ci si rende conto che i frutti sono buoni e abbondanti, e questo ci dice che le apparizioni della Madonna sono vere”.
E padre Spina è noto per il suo equilibrio e per la sua razionalità. Deve dare da pensare a chi è scettico in merito alle presunte apparizioni, la posizione del noto sacerdote, che nel passato è stato anche vicario foraneo ad Enna. “Resta valido – continua il sacerdote con sobrietà – l’insegnamento che ci dice che sono rivelazioni private, alle quali non si è tenuti a credere per fede. Ognuno è libero di credere o non credere. Ma di fronte all’evidenza delle cose – conclude – non è prudente assumere un atteggiamento di rifiuto preconcetto”. Per Giuseppe Di Maggio, infaticabile organizzatore dell’evento, guida del pellegrinaggio e, nello stesso tempo, responsabile del gruppo di preghiera, che si riunisce in adorazione al Santissimo Sacramento, tutti i giovedì pomeriggio, recitando tutte le venti poste del Rosario, “Medjugorje non è un luogo geografico ma è il Cuore di Maria che ci porta a Gesù. È il luogo dove si è realizzata la Parola di Dio: Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre (Lc. 19,39). In un posto dove ci sono solo pietre sono nati i fiori più belli. Maria ha fatto gridare alle pietre: Mir, mir, mir (pace, pace, pace). Quella pace – sottolinea Giuseppe Di Maggio – che non troviamo nelle nostre città, nelle nostre famiglie, dentro il nostro cuore. Una pace che nasce dall’amore gratuito del Padre e dalla nostra risposta ad accogliere la sua chiamata, dall’essere prossimo a farci prossimo”. L’amore di Maria è quello di una Madre preoccupata per i suoi figli, desiderosa di farli crescere nell’ordine naturale delle cose e di fargli conoscere l’amore di Dio attraverso Gesù e di compiere la sua missione di amore, il trionfo del suo Cuore Immacolato”. E continua: “Medjugorje è un vestito nuovo in cui ti senti a tuo agio; è aria nuova che ti dà linfa vitale. È un luogo di preghiera continua, nel quale la Madonna ci prende per mano e ci accompagna a Gesù, nostro Salvatore. È un anticipo del Paradiso, dove non ci sarà più pianto e stridore di denti”. E conclude: “E’ ‘il vento dello Spirito che soffia libero per riaccendere le ceneri sopite dei nostri cuori; Medjugorje è Betlemme, Gerusalemme, e noi il nuovo popolo di Israele, è Maria che si fa dono per noi e con noi a gloria di Dio Padre, Creatore e Signore di tutto”. E dulcis in fundo abbiamo voluto sentire una dei pellegrini, una persona che è nota per il suo impegno ecclesiale, attiva nella parrocchia del Santissimo Crocifisso di Pergusa. È Rosalia La Vigna, ex docente del liceo linguistico, ora in pensione, per la prima volta e non senza scetticismo iniziale, in pellegrinaggio a Medjugorje: “Dire cosa è stato il mio primo pellegrinaggio a Medjugorje non è semplice, poiché mi sono aggiunta al gruppo per curiosità, per una vacanza spirituale ma non appena ho sperimentato la scalata della collina, mi ha toccata nel profondo, vedendo la fede di chi saliva anche scalzo. Ma non mi bastava… Ho riprovato, la seconda volta, quasi in privato, con pochi altri del gruppo, e ho sentito una forza diversa. Arrivata ai piedi della Madonna, anche senza apparizioni, mi sono sentita denudata da tutti i miei sentimenti e inspiegabilmente sono scoppiata in un pianto a singhiozzo che mi ha dato la sensazione di un abito nuovo che dovevo assolutamente mantenere in ordine. La guida spirituale di Mons. Spina è stata determinante! E il gruppo con Peppe Di Maggio come group-leader, attento alle nostre esigenze e difficoltà ha fatto sì che regnasse un’armonia e una complicità veramente speciale, grazie per avermi invitata e resa partecipe”. Queste tre testimonianze, prettamente raccolte giornalisticamente, ci esimono dall’aggiungere altro a parte il dover dire: C’eravamo pure noi.