Il disfacimento della famiglia? Ciascuno ha le sue responsabilità
Lo ammetto, con i miei 66 anni non mi rassegno a questo mondo che cambia e che attenta quotidianamente ai valori in cui sono stato cresciuto ed educato. Così, sono rimasto profondamente turbato nel vedere qualche giorno fa su un importante quotidiano nazionale come Il Corriere della Sera (ma lo ha fatto anche La Sicilia) mettere in prima pagina la notizia che Tiziano Ferro, poverino e disperato, ha lasciato il “marito” e ora si dedicherà esclusivamente ai figli.
“E chi se ne frega?” è stata la mia prima reazione emotiva. Però poi è venuto spontaneo chiedermi: “Chi sono questi giornalisti che in un momento storico tanto drammatico, caratterizzato dalla guerra fra Ucraina e Russia, dal biblico problema dell’immigrazione, dai conflitti sociali, dai disastri naturali che colpiscono milioni di uomini di qualsiasi razza, fede o religione, con tanta commovente sensibilità si interessano ai dolori di un cantante, quasi fosse una sciagura nazionale?”. Certo, una news così si potrebbe semplicemente ignorare e voltare pagina. Ma questo sarebbe semplicistico, superficiale, da irresponsabili. Perché dietro quell’apparente “innocente” finestra su Tiziano Ferro c’è tutta un’ideologia e una strategia politica che si fa sempre più audace e provocatoria. Una “campagna d’introttinamento”, forte, tambureggiante, senza respiro, come lo è la “teoria gender” che oltre ad essere mostruosa e intollerabile, è una bomba ad orologeria lanciata contro i nostri ragazzi, perché li confonde, li disorienta, e nel migliore dei casi lancia il subdolo messaggio che due uomini e due donne possono essere marito e moglie e pretendere di avere figli in affido, magari prostituendo qualcuno (il famoso utero in affitto!) sol perché la loro condizione agiata glielo consente. Un uomo e una donna che invece vivono in difficoltà economiche, non solo non possono pretendere di adottare un bambino, ma anzi il più delle volte i figli gli vengono tolti, e “girati” al migliore offerente. Personalmente, ho avuto una coppia di amici, due persone splendide, che a Gela erano conosciute e benvolute, che per tutta una vita hanno sperato di adottare un bambino al quale certo avrebbero riservato tutto l’amore di questo mondo. Ma la cieca burocrazia dei numeri non diede mai loro questa opportunità, e le ultime motivazioni furono quelle che erano… ormai troppo anziani. Ebbene, oggi Giacomo e Maria non ci sono più. Sono andati all’altro mondo (noi cristiani vogliamo sperare migliore di questo), mentre decine di coppie gay adottano figli senza alcuna difficoltà. Bene, tutto ciò per me è intollerabile, e sebbene questa mia presa di posizione mi attirerà gli strali dei progressisti, dei modernisti, dei buonisti, etc. etc., beh io la penso così! Né mi lascio impressionare da un attore popolare come Alessandro Haber che non meno di dieci giorni fa, leggendo la sceneggiatura di “Cara mamma, caro papà”, il film che ho in progetto di realizzare, mi ha dato dell’omofobo e del fascista. Al che ho replicato che sono stato onorato di avere fra i miei amici una persona straordinaria, colta e intelligente, che era gay, e che mi diceva sempre quanto fosse stato importante per lui crescere nell’amore di una grande mamma e un grande papà.
Quindi il giudizio dell’esagitato Haber non mi tange. Mi dispiace semmai che il mio pensiero trovi ipocrite resistenze anche in ambienti conservatori e soprattutto nella Chiesa, dove il silenzio o la connivenza, non solo dei laici cattolici, ma anche di molti sacerdoti intorno al problema è evidente, e a volte sconcertante. D’altronde, ormai siamo abituati tutti quanti ad interpretare la Sacra Scrittura secondo le nostre convenienze, a riadattarla quindi ai tempi e viverla come meglio ci aggrada. Che importa allora se nel Libro della Genesi sta scritto “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.”
E chi lo dice che l’esempio fulgido della Famiglia debba ancora identificarsi nella sacra raffigurazione di Gesù, Giuseppe e Maria? Oggi possono andar bene pure Gesù, Liboro e Peppino, oppure Gesù, Jennifer e Luxuria. Allora, io dico ai cattolici, ma anche a chi cattolico non è ma rimane fedele alla concezione di una famiglia dove ogni bambino e bambina dovrebbero avere diritto (dico diritto!) ad avere una vera madre e un padre, perché la smettano di essere accondiscendenti, complici, possibilisti. Direi alle nostre donne e ai nostri uomini di non vedere più programmi televisivi oltraggiosi della dignità umana e ammazza famiglie, di tornare ad educare i figli in maniera responsabile, e finiamola pure di giocare con le parole e le dichiarazioni di papa Francesco, estrapolando qua e là dai suoi discorsi, “ad arte”, frammenti che possono indurre ad alimentare equivoci e fraintendimenti. La dottrina della Chiesa sulla Famiglia per quel che so non cambia, ed io mi fermerei all’esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, proclamata il 22 novembre 1981, dove fra l’altro si legge: “In un momento storico nel quale la famiglia è oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformarla, la Chiesa, consapevole che il bene della società e di se stessa è profondamente legato al bene della famiglia (cfr. “Gaudium et Spes”, 47), sente in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità e promozione umana e cristiana, e contribuendo così al rinnovamento della società e dello stesso Popolo di Dio”. Dunque per tutti i cattolici impegnati o meno in politica, non ci dovrebbero essere dubbi sulla tutela della famiglia, senza se e senza ma, altrimenti saremo tutti co-responsabili di ciò che accade oggi sotto i nostri occhi. Che poi coppie dello stesso sesso debbano potere godere di giusti e riconosciuti diritti civili, questo nessuna persona di buon senso può discuterlo e quindi neppure la Chiesa, né tanto meno lo Stato. Ma in tutte le cose ci sono dei limiti. Esistono confini sull’etica, sulla morale, direi proprio sul buon senso, che non possono essere valicati per interessi lobbistici ed egoistici, e chi sta lavorando sistematicamente per distruggere la famiglia dei nostri padri, dei nostri nonni, dei nostri avi, in nome di una “libertà” che è invece spregiudicato libertinaggio e arbitrio selvaggio, va fermato con delle norme legislative chiare, che una volta per tutte sappiano ricondurre ogni cosa nella loro giusta e naturale dimensione. Esiste il matrimonio fra uomo e donna, l’unico, al di là dei convincimenti religiosi, costituzionalmente riconosciuto come tale, e poi va ricercata una formula definitiva e scevra da ogni ambiguità o arbitraria interpretazione, che riconosca le unioni (unioni, non matrimoni!) di persone dello stesso sesso e salvaguardi loro diritti in una sfera di legittime garanzie, che non possono però essere equiparabili al matrimonio perché all’interno di una coppia eterosessuale c’è la donna che partorisce i figli concepiti in comunione con l’uomo, e nessun altra persona può essere equiparata ad ella con nessun tipo di surrogato o licenza. La sacralità della donna proprio perché generatrice di vita non può essere barattata con nessuna strumentalizzazione, e non si può più tollerare questa “Babele del sesso” dove è consentito tutto e il contrario di tutto. Allora desidererei, quando incontro un bambino o una bambina, essere certo che questi potessero crescere nell’amore di un vero papà e una vera mamma. Ed oggi, paradossalmente, questo è il migliore augurio che possiamo fare ad un piccolo essere umano, perché non è più scontato che tutti possano godere di questo privilegio, se un magistrato decide per loro un destino, una collocazione o un orientamento diverso. Allora c’è da meditare, perché il problema dell’identità di ogni essere umano, non può essere lasciato al capriccio egoistico di chi non è nato donna, ma della donna vorrebbe avere gli stessi diritti. Non può funzionare così e occorre porre un freno a questa aberrante ideologia. Ora. Adesso, perché fra 10 anni potrebbe essere già troppo tardi e potremmo ritrovarci a vivere in un mondo alieno dove l’identità del singolo, unica e preziosa, invece annullata e mortificata da leggi di antica memoria nazista sulla “pianificazione umana”, non avrebbe più diritto di cittadinanza.