A Mazzarino scoperta una lapide nella casa matale del frate cappuccino
Una lapide in memoria del servo di Dio p. Ludovico Napoli
Una targa nel cortile della casa natale del Servo di Dio padre Ludovico Napoli a 300 anni dalla sua professione religiosa (1723-2023). Così la comunità mazzarinese (per volontà dell’ordine francescano secolare presieduto da Fina La Vattiata, la comunità cappuccina con padre Evaristo Zavattieri vice postulatore della causa di beatificazione, la basilica Madonna del Mazzaro e la confraternita presieduta da Sergio Toscano) ha ricordato il “poverello di Mazzarino”, uomo di preghiera e uomo di azione che nella metà del 1700 (in un secolo di terremoti e carestie) prodigava carità, opere cristiane e interventi prodigiosi.
Per l’occasione durante le giornate dedicate alla Patrona Madonna del Mazzaro, un corteo dalla chiesa San Francesco al santuario mariano ha fatto sosta in via Anzaldi per la scopertura della targa commemorativa in pietra tunisina donata dai fratelli Zafarana (l’addobbo è stato curato dalle sorelle Cannarozzo sulla cornice realizzata dal signor Lentini, col contributo del signor Salvatore Casabona). Inoltre, è stato ripreso l’inno storico rivisitato dal maestro Sara Dellaria.
Da secoli Mazzarino perpetua la memoria di un uomo di Dio che serviva i poveri e promuoveva il culto alla Madonna, ripeteva infatti “la Madonna non deve rimanere senza casa” e si adoperò per l’edificazione dell’attuale basilica del Mazzaro e della chiesa Madonna dell’aiuto di Campobello di Licata. Negli anni di padre Ludovico al convento di Mazzarino vivevano 13 frati tra cui questo cappuccino che per le strade del paese chiamava a raccolta fedeli con il tamburo e al seguito un fido agnellino, di nome Martinello e si attivò per la creazione di un ricovero nei locali dell’attuale palazzo Alberti. Abile predicatore girava la Sicilia, fu guardiano in vari conventi tra cui Siracusa e si racconta possedesse doti di bilocazione, radunava piazze di fedeli e per tanti anni fu “Prefetto delle missioni interne” un ufficio che veniva conferito per virtù come eloquente oratoria e senso pratico. Tuttora innumerevoli sono i racconti di grazie ricevute per sua intercessione, guarigioni da malattie e soprattutto nascite di bimbi e bimbe a cui si dà il nome di Ludovico o Ludovica, come riportano alcune testimonianze di fede tra cui quella della signora Irene Stuppia, da sempre devota. Nel convento, dove riposano le sue spoglie, si trovano i suoi pochi effetti personali (un sandalo, le bacchette del tamburo e il cingolo). Su di lui la dott.ssa Aurora Lazzara ha anche scritto una tesi di laurea ricostruendone la figura storica. “Ogni casa conservi un santino di Padre Ludovico – dichiara padre Evaristo impegnato perché si riapra il processo presso la Congregazione dei Santi – padre Ludovico è il nostro santo, veneriamolo e preghiamolo per la nostra città. Facciamo in modo che la nostra devozione continui sull’esempio dei nostri antenati”.