Enna, presentato
Nel libro di don Rindone comunità cattolica a confronto tra crisi della Chiesa e riscoperta di paternità
Il racconto e la testimonianza di una vocazione, un vademecum sulla ricerca della paternità, il manuale di un “mestiere impossibile”. C’è questo e tanto altro nel nuovo libro di don Salvatore Rindone, giovane sacerdote ennese che ha appena tagliato il traguardo dei suoi primi dieci anni di ordinazione e che venerdì 20 ottobre ha chiamato a raccolta una folla di amici, familiari, fedeli e figli spirituali nel chiostro del convento di Montesalvo di Enna per presentare la sua ultima produzione: “Papà mi faccio prete”, edizioni Il Pozzo di Giacobbe, con prefazione di Andrea Grillo.
Direttore spirituale del seminario della diocesi di Piazza Armerina, con una corposa preparazione teologica e filosofica, in servizio sia a Gela che a Enna, don Salvo ha deciso di pubblicare un testo la cui lavorazione è stata frutto di lunghi anni di riflessione. Non ci sono “santini”, aureole e cori di angeli in questo libro, ma riflessioni concrete sull’essere sacerdoti oggi, con una crisi della cristianità in atto, l’avanzare del mondo virtuale, un nuovo modo di rapportarsi con la comunità dei fedeli e lo strascico di scandali che affliggono la chiesa cattolica. “C’è mai stato un buon tempo per essere preti? – si chiede l’autore – ogni tempo ha i sacerdoti che si merita e il prete perfetto non esiste. Io personalmente sono felice di esserlo perché questo è certamente il periodo storico più opportuno per rispondere sì alla chiamata di Dio”.
Alla serata, moderata dalla giornalista Mariangela Vacanti, hanno preso parte don Filippo Celona, direttore della Pastorale giovanile della diocesi di Piazza Armerina e Gaetano Mazza, referente di Nuovi orizzonti a Enna. Entrambi hanno avuto belle parole per la nuova pubblicazione e aggiunto riflessioni personali. “Dobbiamo riscoprire il senso profondo di essere uomini e padri – ha detto don Celona – a volte mi ritrovo a trascorrere intere giornate ad accogliere e ascoltare i fedeli che si presentano alla mia porta e mi rendo conto che questo tempo sospeso, per molti probabilmente tempo rubato al lavoro, a produrre progetti, a organizzare liturgie, è la mia Terra Santa, è lì che Dio mi vuole incontrare e vuole parlarmi”. Di profondo “desiderio d’amore” ha poi parlato Mazza, che ha aggiunto: “Tutti noi, giovani e adulti, soffriamo di una profonda solitudine e abbiamo un’enorme fame d’amore che spesso sfocia in dipendenze, rapporti affettivi disordinati e drammi. Solo Dio può saziare la nostra anima e solo preti umanamente risolti possono guidarci verso un cammino di fede dove sacerdote e fedeli collaborano attivamente, aiutandosi a vicenda”.
Nel suo intervento, don Salvatore ha ripercorso le tappe fondamentali della sua vita, dalla chiamata al sacerdozio ai primi anni di servizio nella chiesa madre di Gela, tra entusiasmo e delusioni, con un pensiero particolare al papà al quale è dedicato il titolo e lo stesso libro: “Mio padre ha accolto la mia vocazione anche se non era mai stato un assiduo frequentatore della chiesa – ha raccontato – la mia chiamata ha coinvolto anche lui che ha iniziato ad andare a messa tutti i giorni e mi ha sostenuto con gioia, fino alla sua prematura scomparsa avvenuta poco dopo la mia festa di ordinazione sacerdotale”.
Rindone ha infine aperto un dialogo con il pubblico intervenuto, che ha ringraziato l’autore per avere sollecitato l’attenzione su problematiche delicate come l’omosessualità all’interno del clero, gli scandali per abusi, il senso del celibato. Fra Domenico Gulioso, parroco di Montesalvo, ha quindi chiuso la serata lanciando un appello agli ennesi: “La nostra città vive un momento di dolore e turbamento spirituale. Solo se uniamo le forze, pastori e fedeli assieme, possiamo riprendere il cammino e aiutare chi si è allontanato. Questo eremo è a disposizione per momenti di spiritualità e fraternità”.