ll Beato Girolamo De Angelis nel 400° anniversario del martirio (1623-2023). Vita, missione, santità
I 400 anni del martirio del Beato Girolamo De Angelis
Si è tenuto a Enna venerdì 27 e sabato 28 ottobre presso la sala Cerere di palazzo Chiaramonte il convegno di studi dedicato al Beato Girolamo De Angelis.
L’evento fa parte del programma giubilare che celebra il quarto centenario del martirio del Beato gesuita ennese indetto dalla nostra Diocesi e dalla parrocchia di San Bartolomeo di Enna che custodisce la preziosa reliquia e che ne promuove ogni anno la venerazione ai fedeli.
Girolamo De Angelis, nato a Castrogiovanni nel 1567, è anche compatrono del capoluogo dal 1997 e il suo culto si estende fino al Giappone dove trovò la morte il 4 dicembre 1623.
Il Convegno celebrativo dal titolo “Il Beato Girolamo De Angelis nel 400° anniversario del martirio (1623-2023). Vita, missione, santità” ha goduto della presenza di ben 16 relatori tra docenti, dottorandi e ricercatori, esperti di storia, filologia, archivistica e teologia, e provenienti dalla nostra diocesi, dalla Facoltà Teologica di Sicilia e dalle Università di Palermo, Catania, Enna, Roma, Lovanio e Lisbona.
Dopo i saluti iniziali da parte del parroco don Sebastiano Rossignolo, di Francesco Petralia, rettore della Confraternita dello Spirito Santo, e del sindaco di Enna Maurizio Dipietro, il nostro vescovo mons. Rosario Gisana ha aperto i lavori del Convegno con una breve relazione introduttiva sul tema del martirio.
A seguire Lina Scalisi (UniCt) ha mostrato le radici storiche ed etnografiche in cui prese piede e germogliò la fede del Beato e che lo prepararono alla fine del Cinquecento alle asperità della vita missionaria nella Compagnia. Rino La Delfa (Facoltà Teologica di Sicilia) ha analizzato il “modo di procedere” caratteristico dei primi gesuiti nelle loro missioni, cioè come avveniva l’esperienza dell’accomodatio e il processo di inculturazione del messaggio cristiano nelle società culture autoctone. Fabrizio D’Avenia (UniPa), nella sua analisi storica e sociologica, ha ricordato come la Monarquía católica abbia permesso nel secolo delle missioni la circolazione e la mobilità, soprattutto in Sicilia, di tantissimi ecclesiastici, favorendo così l’ampliarsi di relazioni politiche, clientelari e giurisdizionali di straordinario interesse storico. Nell’ultima relazione della mattinata, Francesco Failla (UniCt) ha condiviso la narrazione particolare del primo menologio dei martiri gesuiti del p. Luigi Trigona; questo importante manoscritto contiene infatti le notizie di oltre 90 confratelli morti tra il 1577 e il 1648 di notevole interesse storico e agiografico.
Dopo la pausa, Rodney Lokaj e Alessandro Tosco (UniKore) hanno ripreso nel pomeriggio i lavori del Convegno introducendo il tema della formazione siciliana dei gesuiti che si preparavano alle missioni con un particolare riferimento e parallelismo con la figura di Prospero Intorcetta. Entrambi i gesuiti siciliani, infatti, sono da annoverarsi tra gli esploratori più attenti a descrivere l’estremo Oriente, l’uno come cartografo, l’altro come traduttore e mediatore culturale. Mauro Brunello (ARSI) ha condiviso le fonti manoscritte disponibili presso l’Archivio Storico dei Gesuiti a Roma dove lavora e ha mostrato in Sala le immagini delle copie dei documenti ufficiali, utili per la ricostruzione della biografia e della personalità del giovane De Angelis, fino a giungere agli autografi del Beato stesso. La relazione di Silvia Toro (KU Leuven) ha preso avvio dalla persecuzione anticristiana da parte dello shōgun Tokugawa Ieyasu del 1613 alla quale il De Angelis rispose adottando la strategia della clandestinità, spostandosi dal sud verso il nord del Giappone e propagando la fede grazie all’aiuto della comunità cristiana locale che lo aiutò a proteggere la sua identità attraverso il sistema sociale del “gonin-gumi”. L’intreccio e il confronto con diversi tipi di fonti documentarie, come quelle fornite dal Beato, ha permesso agli storici di ricostruire la persecuzione anticristiana in Cina e in Giappone nel XVII secolo.
Carlo Pelliccia (UNINT Roma – CHAM Lisbona) ha esaminato il contributo che Girolamo De Angelis ha dato sulla conoscenza dell’isola di Ezo, l’attuale Hokkaidō, all’inizio del XVII secolo attraverso l’analisi di relazioni e lettere prodotti dal missionario e inviati in Europa, mostrando così il processo di interazione culturale e di mutua conoscenza praticato dalla Compagnia di Gesù in Asia orientale tra cui la geografia del territorio e le caratteristiche peculiari degli Ainu, gli antichi abitanti del luogo. A chiudere i lavori della prima giornata del Convegno è stato Salvatore Rindone (Facoltà Teologica di Sicilia) il quale ha mostrato la testimonianza storica del padre gesuita siciliano Antonio Benincasa (1830-1910), autore nel 1897 del primo vero “libretto” agiografico dedicato al Beato, redatto all’indomani della missione popolare dei gesuiti a Castrogiovanni nella Quaresima del 1897 di cui troviamo traccia in un’importante lettera del tempo.
Sabato 28 ottobre sono ripresi i lavori del Convegno in mattinata con la relazione di Rosario Meli (Societatis Iesu), gesuita oriundo della nostra diocesi, che ha esposto i principi fondamentali delle missioni dei gesuiti così come sono definiti nelle Costituzioni di Sant’Ignazio e secondo la pratica dell’inculturazione e dell’adattamento alle culture locali. Luca Crapanzano (Facoltà Teologica di Sicilia) ha continuato ad evidenziare alcuni aspetti critici dell’evangelizzazione dei gesuiti e quindi quale ruolo ebbe p. Alessandro Valignano nella formazione dei gesuiti in partenza per l’Oriente, insieme alle diverse forme di annuncio del Vangelo possibili nei luoghi di missione. Mario Torcivia (Studio Teologico Catania) ha presentato la figura di Giovanni Battista Sidoti (1702-1704), ultimo missionario in Giappone, grazie alla testimonianza scritta del can. Marcello Angelita, suo compagno di viaggio da Civitavecchia a Manila; quindi la divergente prospettiva rispetto ad alcune scelte pastorali operate dai Gesuiti a Pondicherry, soprattutto nei mesi della permanenza dei gesuiti in India all’inizio del XVIII secolo.
Venera Petralia (Diocesi di Piazza Armerina) ha mostrato sia i documenti conservati negli archivi parrocchiali sia quelli custoditi nell’Archivio di Stato della città di Enna che riguardano la famiglia De Angelis, nonché la formazione umanistica del Beato, fino al plico di fogli che accompagna la reliquia e attestanti l’autenticità e gli spostamenti della stessa nello spazio e nel tempo. Barbara Mancuso (UniCt) ha indagato sul contributo artistico delle raffigurazioni sul Beato Girolamo De Angelis, soprattutto in relazione ai canoni dell’iconografia gesuita del tempo. In particolare, la professoressa si è soffermata sull’analisi del dipinto seicentesco del De Angelis oggi custodito presso la chiesa di San Marco a Enna e sui simboli che ornano l’antico reliquiario. Nell’intervento a due voci di Francesco Gatto e di Stefano Milano (Diocesi di Piazza Armerina) è stato presentato, invece, l’inizio di un progetto assai articolato e complesso sulle più significative testimonianze di vita cristiana da parte di sacerdoti, consacrati e laici vissuti nella diocesi di Piazza Armerina nello scorso Novecento, nel tentativo di suscitare l’interesse e lo studio verso i nuovi “santi” di oggi. Ha concluso i lunghi lavori della giornata di sabato Angelo Passaro (Facoltà Teologica di Sicilia) con una riflessione esegetica e spirituale sul capitolo 8 della Lettera ai Romani, sul tema della consapevolezza dell’essere figli e della risposta credente alla chiamata di Dio perché inabitati dallo Spirito del Padre.
I gentili ospiti hanno potuto godere di una visita al Duomo nella tarda serata di venerdì e hanno potuto venerare le reliquie del Beato nel pomeriggio di sabato recandosi nella parrocchia di san Bartolomeo. Un ringraziamento speciale è stato rivolto al Comitato scientifico che ha ideato e organizzato il Convegno: Mons. Rosario Gisana, Mauro Brunello, Francesco Failla, Rodney Lokay, don Sebastiano Rossignolo, Lina Scalisi e Mario Torcivia.