Ai giovani seminaristi e ai preti e ai giovani consacrati e consacrate il compito di portare avanti la missione della Chiesa nell’ambiente digitale
I “missionari digitali” del futuro
Durante l’ultimo anno di seminario ci siamo chiesti più volte se e come utilizzare i social e, soprattutto, quale compito “benefico” può avere nella formazione. Ebbene, una risposta sembra essere arrivata dal recente Sinodo (Roma 4-29 ottobre) che ha dedicato un ampio spazio nella Relazione di Sintesi al tema “Essere missionari nell’ambiente digitale”.
La cultura digitale, riconoscono i partecipanti alla XVI Assemblea Generale del Sinodo, «rappresenta un cambiamento fondamentale del modo in cui concepiamo la realtà e ci relazioniamo con noi stessi, tra di noi, con l’ambiente che ci circonda e anche con Dio». L’ambiente digitale, infatti, ha modificato ormai da tempo i nostri processi di apprendimento, la percezione del tempo, dello spazio, del corpo, delle relazioni interpersonali e del modo di pensare. È una presa di coscienza che non pregiudica l’utilizzo dei mezzi di comunicazione tout court , tutt’altro. La cultura digitale viene riconosciuta per la prima volta un nuovo spazio dove “fare missione” nel nostro tempo. Se in passato i missionari partivano verso frontiere geografiche sconosciute, «oggi tocca a noi raggiungere la cultura attuale in tutti gli spazi in cui le persone cercano senso e amore, compresi i loro telefoni cellulari e tablet», chiosa la relazione finale dei vescovi. Come non pensare, allora, al mondo digitale quale nuova frontiera missionaria per il rinnovamento di strutture spesso ritenute obsolete come parrocchie e uffici diocesani? Secondo l’ultimo report di ISTAT, relativo all’anno 2022, l’uso di Internet ha raggiunto ormai livelli prossimi alla saturazione per gran parte della popolazione italiana visto che oltre il 90% delle persone prima tra gli 11 e 54 anni è connessa alla Rete quotidianamente, per lo più per guardare video su YouTube (55,3%), ascoltare musica sul web (45,6%) e partecipare ai social network (45,1%). Molti giovani che hanno abbandonato gli spazi fisici della Chiesa, si lasciano coinvolgere invece negli spazi online. È chiaro che si tratta di un tema su cui riflettere anche pastoralmente considerato l’enorme potenziale che l’ambiente digitale possiede insieme ai pericoli della rete. Tuttavia, è interessante come l’assemblea sinodale riconosca e assegni proprio ai giovani seminaristi e ai preti e ai giovani consacrati e consacrate il compito di portare avanti la missione della Chiesa nell’ambiente digitale in forza della loro grande creatività, generosità e capacità di veicolare dati per la catechesi, la formazione spirituale, l’accompagnamento e il confronto tra pari. La pandemia da COVID-19 ha stimolato enormemente la creatività pastorale online e le istituzioni educative cattoliche hanno utilizzato efficacemente le piattaforme online per continuare a offrire formazione e catechesi durante i lockdown. Affermano perciò i padri e le madri sinodali: «è bene che valutiamo che cosa questa esperienza ci ha insegnato e quali possano essere i benefici duraturi per la missione della Chiesa nell’ambiente digitale». La realtà digitale sembra essere diventata la nuova terra di frontiera da evangelizzare e i “missionari digitali” i missionari del futuro. Quindi, forse anche nella formazione in Seminario, non dovremmo trascurare di riflettere «su come la comunità cristiana possa sostenere le famiglie nel garantire che lo spazio online sia non solo sicuro, ma anche spiritualmente vivificante».