Non si sceglie chi e dove aiutare, si sceglie di farlo e basta. La storia di Marta
L’amore per l’Africa e il servizio civile in Madagascar
Marta e suor Nunziatina e l’amore per l’Africa. Marta Bognanni, una ragazza di 26 anni di Mazzarino, sta realizzando il suo sogno in Madagascar: svolgere l’anno di Servizio Civile Internazionale. Vive nella piccola comunità di suore salesiane “Foyer” dove ha sede un orfanotrofio con 67 bambine, salvate da una vita difficile. E’ lì da un mese e in occasione della festa dei Tutti Santi è andata a far visita alla comunità salesiana di Betafo dove ha incontrato l’anziana suor Nunziatina Lo Bartolo, anche lei di Mazzarino, che in Africa vive ormai da ben 36 anni. Un incontro emozionante legato alla condivisione del paese di origine.
“Mi ero già sentita con lei telefonicamente e tutti me l’avevano ben descritta e raccontata – dichiara Marta – Incredibile ma vero! Mi trovo qui per caso e mi ritrovo ad andare a far visita a una suora che viene dal mio stesso piccolo paese siciliano. Sembrava ci conoscessimo da sempre. Abbiamo ricordato i monumenti, le strade, le persone e le feste di Mazzarino. Mi ha subito mostrato le stampe del castello “u cannuni” e qualche volta conversando ci scappava qualche proverbio o parola dialettale. Il nostro incontro non è stato casuale, come non è casuale la mia presenza in Madagascar”.
Suor Nunziatina ormai è anziana, l’ultimo suo viaggio a Mazzarino risale al 2004 quando incontrò l’amico don Antonino Russo che spesso donava alla sua missione le offerte della parrocchia. Tuttora chi vuole può donare e adottare a distanza. “Sono felice, la mia vita è stata felice – dichiara suor Nunziatina – sono circondata da migliaia di persone che mi vogliono molto bene. E’ stato bello trascorrere 3 giornate con Marta con la quale abbiamo fatto una gita fuori porta nonostante i miei problemi motori”.
Questo incontro è stato reso possibile anche dalla cugina della missionaria suor Nunziatina, Anna Capici che da Mazzarino le ha parlato della giovane Marta innamorata dell’Africa. E’ proprio così, Marta insegue questo desiderio da anni fino a che, dopo varie esperienze all’estero (l’ultima in Guatemala dove per 7 mesi ha collaborato con una ONG italiana che portava avanti progetti di cooperazione rivolti alla sovranità alimentare, all’empowerment femminile e alla riforestazione) approda nel continente africano.
“Sono venuta a conoscenza di questa iniziativa del Governo italiano ma ogni volta che usciva il bando non era mai il momento giusto per mandare la candidatura. – afferma Marta – quest’anno ho detto che era arrivato il momento di trascorrere un intero anno in missione e realizzare così un sogno che mi porto dentro da quando ero veramente piccola e la casa di mia nonna era stata data in affitto all’associazione “I Girasoli” di Mazzarino per l’accoglienza e integrazione dei migranti”.
Da dicembre 2022, con l’uscita del bando del Servizio Civile, Marta inizia a partecipare a ogni webinar informativo per conoscere i progetti dei vari Enti e organizzazioni. “Volevo che fosse tutto perfetto, volevo scegliere il progetto adatto a me, che mi avrebbe dato le competenze per diventare una futura Capo Progetto. – continua Marta – Allora mi candido per un progetto agricolo e di empowerment femminile in Costa d’Avorio. Nel cliccare il pulsante “sei sicura della tua scelta” entro nel panico”.
Marta comincia a studiare alla rinfusa il francese. Arriva il giorno del colloquio e nell’attesa del verdetto finale si concentra sulla discussione della tesi di laurea in “International cooperation and protection of human rights” a Ravenna. Dopo 3 giorni dalla laurea esce la graduatoria: idonea ma non selezionata. “Potevo solo sperare in un ripescaggio. Mi crolla il mondo addosso. Eppure, ero stata brava al colloquio. Avevo esperienze, due lauree, tanta motivazione, eppure non era bastato. I mesi passarono e io non feci altro che andare alla ricerca di un lavoro in Africa. Era giugno e parlando con una amica, ragioniamo sul fatto che avrei potuto mandare un’email di ripescaggio ad altre organizzazioni. Mi rimetto in azione. Qualsiasi progetto andava bene e in meno di 3 ore comincio a ricevere risposte affermative da tante organizzazioni. Per me era come ricominciare a respirare, la fiamma della speranza si era riaccesa, ero sicura che questa volta sarei andata in Africa. E’ triste sapere come un’opportunità italiana così importante non sia tanto conosciuta dai giovani. Vengo contattata da Francesca, la responsabile dei servizi civilisti dell’associazione che mi invita al colloquio dove mi propongono una posizione di educatrice in una struttura in Madagascar. Cominciano i dubbi sulla destinazione, pe quanto avevo letto, il Madagascar non rappresentava in pieno la mia idea di Africa. Che fare? Vado! Questo è il mio lavoro. Non si sceglie chi e dove aiutare, si sceglie di farlo e basta. Ho deciso di dedicare la mia vita alla missione e ogni volta ho ricoperto così tanti ruoli in luoghi dove non sapevo nemmeno la posizione geografica e poi lì i sono sentita felice. Perché non dovrei esserlo anche questa volta? Firmo il contratto. Ero pronta per partire. Ero pronta per affrontare 20 ore di volo”. La struttura in cui si trova Marta (gestita da 6 suore tra cui una delle pioniere, Suor Caterina, arrivata nel 1985, insieme ad altre 4 suore, quando non c’era ancora nulla se non una distesa di erba alta quasi un metro) comprende anche una scuola professionale per ragazzi dai 14 ai 18 anni, una delle migliori scuole in tutto il Madagascar. A fianco c’è un’altra struttura con 9 novizie. “Qui le ragazze oggi hanno la fortuna di avere un pasto caldo, un letto e di ricevere una buona istruzione. Sono felici, sprizzanti di gioia e vivono come se fossero tutte sorelle. Io ho l’onore di passare con loro un intero anno e di aiutarle nella vita quotidiana. La mattina andiamo a scuola, il pomeriggio giochiamo e poi facciamo i compiti, la sera leggiamo una bella favola e l’indomani tutto ricomincia. Insegno agli alunni e alle suore inglese e italiano. È una vita semplice, ma ricca d’amore. Per il mio compleanno ho iniziato una raccolta fondi chiedendo ai buoni di cuore di farmi un piccolo regalo: riuscire a portare in gita tutte le bambine. Sto anche facendo la studentessa, frequentando lezioni di francese, malgascio (la lingua locale) e cucito. Ho una settimana fittissima di cose da fare e ogni volta si trova sempre il tempo per essere a disposizione della comunità”.
Come si vive facendo la missionaria? Quale messaggio dai ai tuoi coetanei?
“Vivo in perfetta serenità e con una pace nel cuore. Mi sento realizzata perché sono circondata d’amore. Ho anche del tempo per me stessa dove continuo gli studi nel campo della cooperazione e chissà un giorno potrò realizzare un progetto importante per tutte queste bellissime bambine con le quali vivo. La comunità delle suore è veramente una famiglia, non fanno altro che ripetermi che qui io sono a casa, anche quando ritorno da un fine settimana passato all’avventura, loro mi accolgono dicendomi “Tonga Soa, bentornata a casa”. Dovrò trascorrere qui altri 8 mesi, ma già li vedo quasi volare via. Ai miei coetanei auguro di vivere al pieno la vita, di non rinunciare o posticipare. Di vivere al servizio del prossimo e di essere sempre i primi ad agire. Non bisogna pensare mai che una cosa sia data, che un’altra sia persa, tutto si può salvare e noi possiamo sempre dare l’esempio. Le scelte della vita sono molte volte difficili e sicuramente niente va sempre come lo abbiamo immaginato dal principio. Non smettete mai di crederci e di lottare. Vi stupirete quando lo vivrete”.