60 anni di sacerdozio, un impegno quotidiano e continuo con il quale ha corrisposto al dono ricevuto
P. Messina, una vita donata al servizio del Signore e dei fratelli
Saranno celebrate domani 25 novembre alle 10.30 le esequie di don Giovanni Messina, deceduto ieri 23 novembre all’età di 85 anni. I suoi sessant’anni di sacerdozio compiuti il 29 giugno scorso, dicono il quotidiano e continuo impegno profuso per corrispondere al dono ricevuto con il battesimo e con la sequela di Gesù Cristo. In questi sessant’anni anni il Signore ha elargito l’abbondanza della sua grazia al popolo di Dio attraverso la Sua persona, che ha svolto il suo ministero pastorale come parroco nella comunità parrocchiale di San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena a Borgo Cascino (Enna), vicario parrocchiale a Santa Maria di Gesù e cappellano delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle Ancelle Riparatrici”.
Don Giovanni Messina è nato il 5 ottobre 1938. I primi segni di vocazione, come narrava egli stesso in occasione del suo 50° di sacerdozio (2013), apparvero all’età di quattro anni: “Quando compii quattro anni (1942) – raccontava don Giovanni – si era in piena guerra; spesso mi affacciavo al balconcino di casa e mi capitava di vedere passare uno strano personaggio vestito con una lunga veste nera a cavallo di un asino. Mi faceva tanta simpatia. Un giorno chiesi alla mia mamma chi fosse; mi rispose che era il sac. Giuseppe Viola che andava a celebrare la messa alla Cava. Dopo attenta riflessione le risposi: “Se tu mi compri un asinello, io mi faccio prete“.
Dopo la guerra in chiesa ripresero le attività. Nel mese di marzo del 1945 P. Messina, all’età di sette anni, ricevette la cresima. “Entrando nella chiesa Madre – ricordava – grande e bella, mi fece impressione l’enorme numero di cresimandi che, assieme ai loro padrini, riempirono a tal punto la chiesa, e che tutti gli altri, genitori compresi, furono costretti a rimanere fuori e la porta fu chiusa. Quando il vescovo arrivò davanti a me e mi unse la fronte, ero felice… tutto mi sembrò bello, anche se non avevo consapevolezza di ricevere lo Spirito Santo. Dopo essermi accertato che fosse possibile giocare a pallone, nel novembre del 1949 entrai in seminario. Mi fu chiesto se avessi la vocazione, allora non sapevo cosa fosse, lo capii dopo e, su venticinque ragazzi entrati con me in seminario, solo due diventammo sacerdoti”.
Il 29 giugno 1963 mons. Catarella lo ordinò sacerdote a Pietraperzia destinandolo come Vicario Cooperatore nella recente parrocchia S. Maria di Gesù insieme con il parroco Antonino Marotta e poi con Mons. Giovanni Bongiovanni. Nel 1970 fu nominato parroco di S. Francesco e S. Caterina a Borgo Cascino mantenendo il ministero di Vicario parrocchiale. È stato per tanti anni anche assistente spirituale delle Orsoline e delle suore Salesiane.
Testimonianza (a cura di don Giuseppe Rabita)
Ho conosciuto don Giovanni sin dall’infanzia per via della sua amicizia con il mio parroco P. Siciliano. Si incontravano spesso e trascorrevano molto tempo insieme a parlare in macchina o a casa del Parroco. Si vedeva che si volevano bene e quel tempo trascorso insieme serviva da direzione spirituale, confessione, scambio di esperienze pastorali. Entrambi trovavano l’uno nell’altro il conforto di un amico per i momenti di delusione o di sofferenza, di fallimento o di incomprensione. Aveva difficoltà in famiglia a causa delle malattie o sofferenze che attraversavano i suoi familiari ed egli era l’unico che vi potesse far fronte (il fratello era emigrato) pur essendo cagionevole di salute. Per questo motivo lo si vedeva poco in giro, anche se non trascurava i suoi impegni in parrocchia e con le suore salesiane di cui era cappellano. Per un certo periodo P. Siciliano lo sostituiva la domenica celebrando la S. Messa nella parrocchia di Borgo Cascino di cui era parroco dal 1970. Ricordo di aver frequentato quella chiesa rurale al seguito del mio parroco, suonandovi le campane o preparando gli arredi e l’occorrente per la messa in sacrestia o facendo da chierichetto durante la celebrazione. La gente del villaggio gli voleva bene e si preoccupava per le sue assenze. Conservo un bel ricordo di quelle escursioni domenicali cui P. Siciliano ci portava assieme ad alcuni ragazzi. Ci sentivamo privilegiati di poter andare con lui. Don Giovanni lo incontravo anche a scuola, anche se non è stato mio insegnante. La sua andatura un poco ondeggiante e la sua altezza gli conferivano un’aria severa che incuteva timore e rispetto. Ma ad avvicinarlo era invece gioviale e simpatico.
Caratterialmente lo trovavo molto flemmatico e tranquillo, concentrato sulla cosa che stava facendo, senza ansia e senza fretta, dedicando ad ogni cosa, ma soprattutto alle persone, più del tempo necessario. Lo trovavo sempre disponibile per la celebrazione del sacramento della riconciliazione.
Dopo il mio ingresso in seminario lo incontrai più raramente e anche in seguito, quando divenuto sacerdote, mi allontanai da Pietraperzia per diversi anni. Agli incontri in diocesi non partecipava, impossibilitato dall’impegno di dover accudire i suoi familiari, e i sacerdoti giovani non lo conoscevano. Lo ritrovai quando fui trasferito in Chiesa Madre a Pietraperzia nel novembre 1994. Da allora ci siamo incontrati più frequentemente per le riunioni di clero e occasionalmente per le feste. L’ho trovato sempre disponibile quando gli ho chiesto di sostituirmi per qualche celebrazione o per dare una mano nelle liturgie penitenziali, nonostante il freddo che c’è in Chiesa Madre di cui egli pativa particolarmente.
La vita di p. Messina fa riflettere sul senso di una vita donata al servizio del Signore e dei fratelli. La vita nascosta e umile di don Giovanni è una occasione per ringraziare il Signore che opera misteriosamente nelle persone che si aprono alla sua Grazia e che, nonostante le prove e le difficoltà della vita, con tutto il peso e la bellezza della propria umanità, sono disposte a prestargli mani, piedi, cuore e intelligenza per il servizio dei fratelli e per la diffusione del Regno di Dio. Che ciò sia fermento per nuove vocazioni al sacerdozio!