L’ultimo saluto a don Guido, prete zelante. Uno di noi
Le esequie di mons. Guido Ferrigno sono state celebrate il 21 dicembre nella parrocchia di S. Giacomo in Gela, comunità che mons. Guido ha retto per tanti anni come parroco. Sono state presiedute dal vescovo mons. Gisana e concelebrate da tanti sacerdoti e diaconi con la presenza di alcuni alunni del Seminario. In apertura di celebrazione don Enzo Romano, parroco di S. Rocco e già vicario parrocchiale di S. Giacomo all’inizio del suo ministero sacerdotale, ha introdotto la liturgia con una breve presentazione della figura del defunto. Queste le sue parole: “In questo momento nel quale diamo l’ultimo saluto a don Guido, la cosa che ritengo più importante è ringraziare il Signore per il dono di questo sacerdote. Donandoci don Guido ci ha dimostrato che Egli ci ama. Nel sacerdote, infatti, vediamo l’amore di Dio per una comunità, per la Chiesa sposa di Cristo. Lo ringrazio come sacerdote, che ho avuto la gioia di conoscere fin dal mio primo inserimento nella vita pastorale come novello sacerdote, per l’affabilità e la vicinanza che ha sempre dimostrato a me e alla gente, per la sua capacità di entrare in rapporto con le persone e per aver vissuto appieno la sua vocazione pastorale con grande libertà d’animo e cuore aperto. Mons. Ferrigno, da alcuni anni si era ritirato nella casa di riposo per sacerdoti di Aci Sant’Antonio, aveva 83 anni. Era nato infatti il 6 ottobre 1940. Era stato ordinato sacerdote il 28 giugno del 1964. Diversi gli incarichi svolti nei 59 anni di sacerdozio. Per tanti anni (1989 – 2015) aveva ricoperto il ruolo di direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale familiare. L’ultimo incarico che aveva ricoperto era stato quello di cancelliere della Curia vescovile. 50 anni fa aveva fondato il gruppo scout Agesci Gela 3. Don Guido, originario di Gela, città nella quale per lunghi anni ha servito come parroco, con tanta passione e generosità, la popolosa parrocchia di San Giacomo, impegnato in prima linea nella pastorale familiare, dal 2015 al 2020, negli anni in cui fu Cancelliere Vescovile, ha servito la Chiesa degli Angeli Custodi, celebrando la messa e aiutando le suore della comunità Ut unim sint – Maranatha, nel servizio apostolico. Con la morte di don Guido il numero dei sacerdoti incardinati scende a 91. Di essi 14 sono ultraottantenni, di cui 4 esercitano il ministero di parroco, mentre 6 presbiteri risiedono fuori diocesi. Ai 91 incardinati si aggiungono 7 sacerdoti non incardinati che prestano il servizio pastorale in Diocesi.
Ricorderò sempre lo zelo e l’umiltà di un parroco che, senza badare al ruolo, si è reso disponibile a lasciarmi fare da subito e a operare nell’entusiasmo e nella novità prorompente di un novello sacerdote, standomi accanto con fiducia e discrezione. La sua presenza e disponibilità sono state per me molto importanti, specie nei primi due anni di ministero sacerdotale.
Prete dallo stile contagioso che dice la felicità di aver donato la vita al Signore e ai fratelli. La sua esperienza sacerdotale, la sua dedizione e la passione per il regno di Dio sono stati per me motivo di crescita e di formazione che hanno inciso fortemente nel mio ministero.
Lo ricorderemo sempre per la simpatia, l’amicizia, la sensibilità e la discrezione con la quale si avvicinava ai giovani e al mondo degli Scouts. A tutti permetteva con i suoi sentimenti di sentirsi parte viva e attiva dell’unica comunità pastorale di S. Giacomo. Amava i giovani, con i quali ha sempre saputo essere giovane. Visitava i malati vivendo spesso la sofferenza di persona; sapeva costruire amicizie vive e durature con tante persone e molti sacerdoti, prestandosi sempre a sostituirli nel momento del bisogno. Sapeva guardare lontano e aveva uno stile umanissimo di annunciare il Vangelo, facendo del Vangelo la notizia più umana che potesse esserci. Tanti sono i ricordi che ci legano a lui. Ognuno di noi conserverà un ricordo tutto suo, particolare, unico, personale. Però credo che la virtù più bella, quella che tutti ricorderemo è quella dell’accoglienza nell’amore. Questa sua strada noi siamo chiamati a seguirla con lo stesso slancio e la sua stessa passione. Ora si apre davanti a lui una nuova stagione; chissà quale sorpresa il Signore gli riserverà! Non perdere mai l’entusiasmo e la freschezza della giovinezza e lo stupore per le meraviglie che Dio sa operare anche attraverso le nostre povere persone. Grazie don Guido per quello che ci hai dato!”.
Alla celebrazione erano presenti molti scouts tra cui diversi della prima ora risalente agli anni ’80 quando venne fondato il gruppo Gela1 grazie anche all’assistenza di don Guido Ferrigno. Anch’essi, circondando il feretro, hanno voluto salutare don Guido con un canto di circostanza.
Il vescovo nella sua omelia ha evidenziato lo zelo di mons. Ferrigno, la sua disponibilità coniugata da una profonda umanità a servire la Chiesa e la Diocesi. “Don Guido è stato un sacerdote sempre in mezzo alla gente e questo lo ha reso un prete tra noi, ma soprattutto così come tanti hanno testimoniato nella veglia funebre del giorno prima ‘uno di noi’”.
Al termine della messa don Luigi Petralia, attuale parroco di S. Giacomo, ha tracciato un ricordo con queste parole: “Al termine di questa intensa celebrazione eucaristica, partecipazione alla Pasqua di Cristo Gesù risorto, è doveroso un breve ricordo del nostro amato confratello presbitero. Personalmente ho avuto la grazia di condividere il ministero sacerdotale con don Guido, per diversi anni come vicario parrocchiale in questa parrocchia di san Giacomo. Ha saputo accompagnarmi come fratello e padre, nei miei primi passi, insegnandomi con pazienza e consapevolezza le attività di ufficio e di pastorale.
Riconosciamo lo stile spirituale e la testimonianza di amore a Cristo e alla Chiesa, che don Guido ha mostrato nello spendere la sua vita e le sue energie rispondendo alla sua vocazione sacerdotale e pastorale.
Anzitutto riconosciamo la sua umiltà, dimostrata nei fatti con la disponibilità continua e generosa nell’accogliere le indicazioni del vescovo e nell’ubbidire alla volontà di Dio ovunque lo ha inviato per il servizio al suo popolo. Ha coltivato e testimoniato la libertà in Cristo: Gesù Cristo come unico suo bene, senza attaccarsi a persone, luoghi o cose materiali. In questo modo si è fatto ‘tutto a tutti’, come dice san Paolo, per il suo vangelo. In tempi storici difficili per la città di Gesù e per questo quartiere, in particolare, ha mantenuto un ambiente pastorale il più possibile favorevole alla pace e all’armonia dei ragazzi e dei giovani. Con la sua umiltà e mitezza ha cercato di preservare i giovani dalla violenza che colpiva la nostra città.
La sua vita, sino al termine terreno, è diventata sempre più sacrificio gradito a Dio, soprattutto quando si partecipa nella propria carne alla passione di Cristo, con la propria debolezza, con l’anzianità, la malattia, nella preghiera silenziosa del cuore, nella lode e nel ringraziamento a Dio, come ha testimoniato il nostro fratello don Guido, che ora dal cielo continua a pregare e intercedere per noi suoi fratelli e sorelle”.