Osservando il materiale esposto nel Museo archeologico regionale di Aidone, è possibile tracciare la storia del territorio comunale dalla preistoria fino al 30/25 a.C., quando Morgantina venne distrutta dall’azione punitiva di Ottaviano nei riguardi dei sostenitori di Sesto Pompeo. La situazione della Sicilia, dopo quella data, era veramente miserabile. Lo testimonia il geografo Strabone (63 a.C.-19 d.C.) che scriveva del suo stato di abbandono e di miseria. Solo l’esplorazione archeologica, degli ultimi 70 anni, ci sta svelando lentamente il vero volto della Sicilia negli ultimi due millenni. Partiamo da alcune date e documenti sicuri che riguardano il nostro territorio. L’imperatore Ottaviano il 21 a.C. provvide a riempire i vuoti di popolazione della Sicilia, inviando migliaia di coloni in varie parti strategiche dell’Isola: Siracusa, Catania, Tindari, Termine (Imerese).
Praticamente il territorio della Sicilia venne spezzettato in grosse proprietà private, con il prevalere del latifondo. Senatori, Cavalieri, alti ufficiali romani crearono, nei loro possedimenti, vere aziende agricole, grazie all’abbondanza del lavoro servile. Un esempio eclatante lo troviamo nel territorio di Aidone in contrada Cugno, ove è stata rinvenuta una lapide risalente tra la fine del primo o inizi del secondo secolo d.C. La lapide, scritta in latino, esposta presso il Museo Civico Archeologico di Ramacca, così dice: “Sacro agli Dei Mani, Abdalas (servo) di Domizia moglie di Domiziano, capo dei pastori, si comportò bene nel suo lavoro, visse anni 80”. Invero, nella tavola 15 a pag. 31 del testo “L’Altra Cultura” dello storico Filippo Vitanza, si legge “Aidone-Ramacca, Contrada Cugno-Ventrelli, Museo Civico di Ramacca: Lapide con iscrizione latina tra la fine del I secolo e gli inizi del II secolo d.C. Traduzione Sacro agli Dei Mani, Abfalas (servo) di Domizia moglie di Domiziano, capo dei pastori, si comportò bene nel suo lavoro, visse anni 80”. La presenza di questa lapide, alta cm. 26,50 e larghezza cm. 35,00 non è la sola, sostiene padre Vitanza, “lungo la strada che da Catania portava ad Agrigento, ne segnaliamo altre tre: la prima a Castellito, a detta dell’agricoltore Gaetano Muni, che la rinvenne e la portò nella Masseria, si trattava di una lapide scritta in latino che iniziava così: “Philosofia” (la lapide dopo qualche tempo venne trafugata); una seconda lapide fu rinvenuta in contrada Torricella, presso Ramacca, si tratta di un frammento marmoreo con due lettere, in questa località c’era una villa romana; una terza lapide, sempre in latino, un frammento con sei lettere da Casalgismondo sottano, in territo di Aidone. Il frammento si trova depositato presso il Museo Civico archeologico di Ramacca”. In quest’ultima località, dall’abbondante materiale raccolto in superficie e dalle esplorazioni eseguite, agli inizi degli anni ’90, dalla Soprintendenza di Enna, veniamo a sapere da Gianfilippo Villari, soprintendente, di una “statio” romana, simile a quella di Philosofiana, in territorio di Mazzarino. Le “stazioni” non furono soltanto dei luoghi di sosta o di ristoro per i mercanti e i viaggiatori ma principalmente strutture ammnistrative sedentarie e centri commerciali dove venivano ammassati i prodotti e le merci e da dove venivano asportati. Dalle stazioni, inoltre, si controllava capillarmente il territorio, si conoscevano i proprietari dei fondi, cosa producevano e da chi erano condotti (schiavi, coloni …). Da qui, i pubblicani (esattori), attraverso le vie secondarie (sentieri, mulattiere, trazzere) raggiungevano anche i più piccoli satelliti agricoli e i serbatoi dell’entroterra. La mancanza di pubblicazioni né di esposizioni del materiale rinvenuto nelle esplorazioni in contrada Casalgismodo Sottano, da parte della Soprintendenza di Enna, sostiene lo storico Filippo Vitanza, non ci permettono di dire di più: possiamo però con certezza affermare, dal materiale presente presso il Museo Civico Archeologico di Ramacca, raccolto in superficie, e, da un gruzzoletto di monete, recentemente consegnate al comune di Aidone, la – statio – ebbe uno sviluppo particolare dal primo secolo a.C. fino alla metà del quinto secolo d.C.” Occorre dire che il sacerdote Filippo Vitanza, amante della storia antica di Aidone, ha consegnato al Comune di Aidone il seguente materiale: n. 44 cocci di ceramica presumibilmente “sigillata Italica-Africana”; n. 1 testina fittile, probabilmente una mascherina; n. 1 scheggia di selce; n. 14 monete di varie epoche, n. 1 in argento, n. 13 in bronzo; n. 9 fotografie che riproducono il materiale. Consegna avvenuta il 27 dicembre 2023 nei locali del Comando della Polizia locale, alla presenza di Giuseppe Di Seri (Comandante la P.L.), Giuseppina Vanadia (Agente), nonché di Alessandra Mirabella (Vicesindaco e Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione), precisando, il Vitanza, “di averlo rinvenuto tra il 1978 e il 1980 in Aidone presso la contrada Casalgismondo Sottano a seguito di segnalazione fatta da un agricoltore che poco prima aveva arato un terreno e ricadente oggi all’interno della diga Pietrarossa”. A questo punto le cose, “tutto il materiale, consegnato all’interno di una comune busta di plastica, è stato raccolto in n. 6 buste da lettera in carta con intestazione “Comune di Aidone”, opportunamente sigillate e timbrate, viene momentaneamente custodito all’interno di una cassaforte presso il Comando della Polizia Locale, in attesa di essere consegnato agli Enti competenti”.