«…e noi esistiamo grazie a lui» (8,6)
La comunità dei corinzi dalla vita privata alla vita fraterna: grazie a lui (1Cor 8,1-6)
Se «la conoscenza riempie di orgoglio» (8,1), così come d’orgoglio ci si gonfia «favorendo uno a scapito di un altro» (4,6) piuttosto che correggere chi pratica l’incesto (5,2) e gli altri errori gravi che minacciano seriamente la credibilità della comunità, allora è chiaro che l’apostolo ha preso di mira non solo l’atteggiamento, ma tutta quanta una mentalità che ostruisce il rinnovamento della persona. Si tratta di una vera e propria cultura, di una scelta di pensiero radicata nel contesto ancestrale della città, così come di una vera e propria strategia intellettuale per sottrarsi al giudizio critico del messaggio dei missionari che, indirettamente, sfidano le logiche comuni dei corinzi. Essi sanno bene il senso dei sacrifici di animali fatto agli dei; conoscono il limite di ogni motivazione per una pratica cultuale frutto di tradizioni rallentate dal tempo e dalle domande poste di generazione in generazione, eppure rimane credibile quel modo di fare rispetto al vangelo e alla parola della croce.
La conoscenza come una rivelazione dal di dentro, come un vero e proprio rinascere nella psiche e nello spirito, come una fioritura dopo l’innesto nella morte e nella resurrezione di Gesù, è dunque corrispondenza tra il pensiero del fratello e della sorella con il pensiero di Cristo: una stima e una considerazione che mette le basi per un modo nuovo di ragionare. Inutile è stato, infatti, quanto gli stessi filosofi hanno scritto sul politeismo e sulle divinità e, di conseguenza, sulle pratiche rituali dell’antica Grecia se poi le tradizioni hanno a stento rallentato fino a trovare forza e slancio, e quindi ripartire. Il cristianesimo, lontano da ogni filosofia e scuola di pensiero, esprime quel pensiero di Cristo che non è di questo mondo e che è rimasto nascosto fino a quando Dio non lo ha rivelato a quanti hanno accolto il messaggio dei missionari e sono diventati “di Cristo”; esso conduce ogni uomo e ogni donna alla sapienza che è l’altro, l’appartenenza al Signore della gloria (2,8), che strappa dall’oblio e dall’abbandono alle sole proprie forze umane, come da un vero e proprio buco nero dell’esistenza. Esserci, esistere, muoversi e contemplare la storia vivendola per Dio e per l’altro, per ogni fratello e per ogni sorella, è un dono nel dono: una virtù nella grazia, una consolazione frutto della speranza unica e solida che si è ricevuta con il battesimo e con la scelta della comunità dei perfetti. Perché far parte dell’assemblea, essere comunità e sentirsi dentro e fuori nel solco della vera esistenza, coinvolge nello stesso modo di vivere di Cristo. rendendo la quotidianità tempo e spazio per l’altro. Così ha vissuto Gesù Cristo e così vive il cristiano. Esistere «grazie a lui» (8,6), ovvero grazie al solo Signore, Gesù Cristo e all’unico Dio e Padre suo è da persone normali che la fede ha reso perfetti perché dedicati ad una vita, ad un modo di vivere, ad una concezione e ad una speranza della vita che proietta ogni ragione stessa nella vita dell’altro. Soltanto alla luce di questa nuova mentalità e di questo nuovo modo di conoscere la realtà delle cose, i sacrifici di animali agli dèi perdono di senso, poichè l’unico sacrificio è quello di sé stessi e il destinatario è uno solo, il Signore Gesù Cristo e tutti coloro per i quali «Cristo è morto» (1Cor 8,11). Costruire, edificare la Chiesa, generazione dopo generazione ha significato scegliere il pensiero di Cristo come un modo di vivere alternativo a tutto; ma fino a che punto le nostre comunità ecclesiali sono disposte a rinnovarsi dal profondo, alimentando il cammino della fede attraverso la fraternità, il rinnovo della liturgia e della catechesi? Cosa significa, infatti, conversione pastorale “sinodale” se non ricollocare la comunità attorno al vangelo e mettere al centro le persone che muoiono di solitudine in un mondo iper digitalizzato? Diventare Chiesa grazie a lui è una sfida formale, esteriore e burocratica, oppure una tappa ineludibile?
Spunti e appunti per una Lectio personale
Cristo: tutto in tutti
Ef 4,4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.;
Col 3,7Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. 8Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. 9Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. 11Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.