Nel ricordo di Francesco Paolo Neglia
Banda di Enna e coro Passio Hennensis aprono la Settimana Santa
Marce funebri, brani processionali che ricalcano le antiche lamentanze e diverse nuove esecuzioni. Si parte, come sempre, dalle musiche della tradizione per poi approdare a brani inediti nel concerto d’apertura dei riti della Settimana santa ennese.
Sabato 16 marzo al Duomo il complesso bandistico “Città di Enna” diretto da Luigi Botte, con il coro Passio Hennensis diretto da Giovanna Fussone assieme all’orchestra d’archi del Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Caltanissetta e diversi docenti e studenti del liceo musicale “Napoleone Colajanni” di Enna attivi nelle tre formazioni protagoniste hanno presentato un excursus musicale unico nel suo genere che attinge a piene mani dalla tradizione musicale sacra, bandistica e popolare ennese (dal 1700 in poi), affiancata da brani originali, scritti e trascritti appositamente per la serata.
Il concerto, organizzato dal Collegio dei rettori delle confraternite di Enna, con il patrocinio del Comune, è stato impreziosito dalla conduzione della giornalista di Rai Sicilia e scrittrice Lidia Tilotta.
“U tammuru allintatu”, il passo cadenzato e la penombra hanno aperto la serata con i musicisti della banda in processione dalla navata laterale sulle note della marcia “A mio padre”. Con il contributo degli archi, sono state eseguite le immancabili “Ai caduti di Cassino”, “Lacrimando”, “A mia madre” (richiesta pure come bis), tutte marce composte dal compianto maestro di banda Paolo Di Dio. Eseguita pure la “Marcia funebre n.5” di Giuseppe Girolamo Assennato, anche lui maestro della banda ennese dal 1923 al 1950.
Con le sessanta voci del coro è stata poi presentata, in prima assoluta, l’Ave Maria di Francesco Paolo Neglia, celebre musicista di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita. Le formazioni gli hanno dedicato un omaggio chiedendo al compositore Gianmario Baleno (docente ennese del liceo musicale) di realizzare un’orchestrazione originale per l’occasione. Il risultato è un brano dalla valenza quasi scenica, un dialogo tra le diverse sezioni dell’orchestra e del coro che alterna colori e stati emotivi tra raccoglimento e slancio drammaturgico.
Forte il legame che unisce la banda a Neglia: dagli studi sulla tesi di laurea della giovane musicista Ilenia Maria Mancuso, componente della banda cittadina e laureanda in Didattica della musica al Conservatorio di Palermo, emerge infatti che il primo direttore della banda di Enna, costituita nel 1870 come “banda civica”, fu Giuseppe Neglia, padre di Francesco Paolo.
È stato più volte sottolineato nel corso dell’evento il costante impegno di recupero del repertorio della banda da parte del direttore, Luigi Botte. Molte antiche partiture e composizioni di autori ennesi, che oggi costituiscono la colonna sonora della Settimana santa, sono state infatti da lui messe in salvo. “La maggior parte dei brani non erano mai stati trascritti poiché venivano eseguiti in forma estemporanea – ha raccontato – altre partiture abbandonate in luoghi non idonei e diventate praticamente illeggibili”.
Luigi Botte, docente di tromba e musica d’insieme al liceo musicale Colajanni, con i suoi 55 anni di presenza nel corpo bandistico, si è posto come obiettivo il riscatto e il risanamento di un repertorio raro e irripetibile, altrimenti andato perduto. Attualmente sta lavorando alla trascrizione di altre preziose pagine musicali.
Botte ha dunque apportato un grosso contributo alla crescita artistica del corpo bandistico, selezionando diversi studenti del liceo musicale per inserirli stabilmente nell’organico bandistico ed è stato l’ideatore nel 2005 del concerto di apertura dei riti pasquali, divenuto ormai atteso appuntamento per la cittadinanza.
In prima esecuzione sabato scorso anche i brani per banda, archi e coro “Di mille colpe reo”, tratto dalle ultime sette parole di Cristo sulla Croce con musica attribuita al siciliano Benedetto Ciancio, e “Tantum Ergo”, dalla liturgia sacra del Corpus Domini.
Riproposti i brani corali, ormai parte integrante della tradizione del venerdì santo, “Popule meus”, scritto da Giuseppe Coppola nel 1798 e trascritto da Luigi Botte con un intro a firma di Jossy Botte, “La matri santa si misi ‘ncaminu”, recuperato negli anni Settanta dal musicologo Angelo Cacciato da una anziana devota ennese, “Ah sì versate lacrime”, dell’agrigentino Eugenio Di Stefano, e “Stabat Mater”, brano originale di Baleno, riproposto quest’anno con l’apporto degli archi e scelto come gran finale.
Applausi per la raffinata orchestra d’archi del conservatorio nisseno, di cui è direttore Michele Mosa, formata anche da musicisti ennesi e così composta: ai primi violini Raffaello Pilato, Marianna Prestifilippo, Michele Caruana e Nicole Caruana, ai secondi violini Luigi Campisi, Samuel Lo Bartolo, Matteo Arena e Stefano Tilaro, alle viole Marco Traverso, Chiara Milazzo, Miriam Salamone, Giuseppe Zuccarello, al violoncello Sofia Biondo e Francesca Bongiovanni e al contrabbasso Ida Andoni.
Il coro Passio Hennensis si prepara con il complesso bandistico per la processione della Domenica delle palme e del Venerdì santo, sottolineando con il canto i momenti salienti del grande corteo sacro cittadino.