Pranzo di San Giuseppe con i figli dei detenuti
“Vogliamo onorare San Giuseppe, esaltando il concetto di famiglia e familiarità. Stiamo dando, quindi, possibilità, ai detenuti, di poter trascorrere qualche ora insieme ai loro familiari, ovvero i figli e le consorti, per festa del Papà”.
Sono le parole della dottoressa Gabriella Di Franco, direttrice della Casa Circondariale di Enna, che abbiamo incontrato ieri nel Santuario di San Giuseppe, in occasione del solenne pontificale celebrato dal vescovo don Rosario Gisana. La dottoressa Di Franco, era affiancata, per l’occasione, dal commissario dottor Giuseppe Scarlata, comandante del Nucleo di Enna della Polizia Penitenziaria. Come al solito queste iniziative hanno un “grande regista” che da quando è tornato al carcere come cappellano, si spende continuamente, dividendosi instancabilmente fra la parrocchia di San Giovanni Battista e il carcere medesimo. Si tratta di don Giacomo Zangara. “Siamo convinti, dice il sacerdote, che i detenuti, non debbano “scontare” una pena, ma debbano essere “rieducati” per essere reinseriti a pieno titolo nella società civile. La nostra società, la nostra politica, sono ancora lontane dal voler intendere ciò. Noi con i nostri gesti ci stiamo provando. Siamo consapevoli di essere delle gocce in mezzo all’oceano, ma dobbiamo pur provarci. Soltanto così potremo approdare a dei risultati”. Alla manifestazione hanno partecipato gli alunni dell’Istituto Alberghiero Federico II di Enna che hanno preparato i dolci insieme ai detenuti. Da settembre ci sarà anche un’importante novità: ci saranno due classi dell’Alberghiero Federico II, frequentato dai detenuti. Va ricordato che l’Istituto Alberghiero è guidato dalla preside Rosaria Di Prima. Grande merito per l’iniziativa va anche all’area educatori del carcere, guidati dalla dottoressa Elena D’Amore e ai numerosi volontari che collaborano padre Giacomo, i quali hanno donato delle uova di Pasqua ai detenuti. E così, sebbene per poche ore, i detenuti e i loro familiari, hanno dimenticato i loro drammi attendendo il momento in cui potranno definitivamente lasciare la restrizione per non tornarci mai più. E il non tornarci mai più dipende anche dalla gente, dalla fiducia che saprà e vorrà dare loro, dandogli la possibilità di riscattarsi senza alcun pregiudizio.