I confini non sono limiti ma zone di contatto
A Grado (Go) il 44° Convegno Nazionale delle Caritas diocesane
Si è svolto a Grado (Go) dall’all’8 all’11 aprile il 44° CONVEGNO NAZIONALE DELLE CARITAS DIOCESANE. Il tema che ha fatto da filo conduttore è stato quello dei “confini”, alla luce delle tre vie indicate da Papa Francesco. Mons. Redaelli nella sua introduzione ha affermato che la Carità è ATTRAVESAMENTO DI CONFINI. Tutti i confini, a cominciare da quelli che abbiamo nel cuore e nella testa, dobbiamo farli diventare punti di incontro e di riconciliazione. Il confine non va ripensato come la linea che stabilisce un DENTRO e un FUORI, ma come una PORTA, che permette di uscire e di entrare che però si può anche chiudere e bloccare. E mentre CHIUDI L’ALTRO FUORI, IN REALTÀ STAI CHIUDENDO TE STESSO DENTRO.
Nel tempo della Pasqua riviviamo il passaggio più impensabile ed imprevedibile tra due confini abissali: la MORTE e la VITA.
La FEDE: ci fa CREDERE questo passaggio dalla morte alla vita.
La SPERANZA: ci fa ATTENDERE che dopo la morte ci sarà la vita.
La CARITÀ: solo “QUESTA CI FA VIVERE ADESSO” la vita dentro alla mortalità, che è la nostra condizione umana fondamentale.
Proprio in virtù di questo tema, “del confine”, si è deciso di tenere il Convegno sul confine che c’è a Gorizia, tra Italia e Slovenia, reso permeabile dalla comune appartenenza all’Unione Europea.
Giorno 9 il tema conduttore è stato: Pensare i confini come luogo di passaggio e collegamento tra centri e periferie.
Nel pomeriggio i convegnisti hanno superato anche i “confini” geografici con la visita e la preghiera nella Concattedrale di Nova Gorica in Slovenia, accolti da una rappresentanza delle autorità civili e religiose locali.
Hanno superato un confine che non c’è mai stato fino al Novecento, che divide le due città Gorizia e Nova Gorica, due realtà che l’anno prossimo saranno insieme capitale europea della cultura. Un evento che per il solo fatto di essere stato pensato come possibile è già una grazia.
Mercoledì giorno 10 è stata una giornata di confronto tra tutti i partecipanti con quattro tematiche di approfondimento dei “confini”.
Giovedì 11, prima del saluto, negli “orientamenti” finali il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, ha indicato le proposte di lavoro per continuare il cammino Caritas nei prossimi mesi. Richiamandosi al primo presidente di Caritas Italiana, don Giovanni Nervo, ha ricordato l’importanza di capire dove “poniamo i confini”, che per Caritas non sono dei limiti, ma delle “zone di contatto”, “luoghi in cui fare l’esperienza della presenza di Dio perchéci permettono di aprirci agli altri e di capire che c’è Qualcuno che può fare prima, durante e dopo il nostro servizio”. I confini, per don Pagniello, “sono anche luoghi che permettono di custodire la nostra identità e chisiamo come Caritas”, confini quindi “da custodire” come l’impegno per la pace e a difesa della legge 185/90 per il controllo del commercio delle armi, il servizio civile come luogo per educarsi alla pace e alla non violenza, la dignità umana, il diritto alla salute e l’attenzione alle aree metropolitane e aree interne.
Don Pagniello ha annunciato i prossimi appuntamenti del Giubileo 2025, in particolare il “Giubileo del mondo del volontariato” dell’8-9 marzo 2025 e il “Giubileo dei Poveri” del 16 novembre 2025. Nell’anno giubilare non si terrà il Convegno nazionale, ma si organizzeranno convegni regionali nelle 16 Delegazioni regionali Caritas, a sottolineare l’importanza della dimensione locale. L’evento ha visto incontrarsi e confrontarsi per quattro giorni insieme 613 tra direttori e membri di équipe provenienti da 182 Caritas diocesane di tutta Italia.
Il Convegno si è chiuso con la concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Douglas Regattieri, vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina e membro di Presidenza di Caritas Italiana, che ha sottolineato il valore della testimonianza, cui tutti gli operatori Caritas, i volontari e i cristiani sono chiamati.