È ritornato al Cielo, preso per mano dalla “Sua” Madonna del Carmelo, dopo un lungo periodo di sofferenza, padre Giusto dell’Immacolata, carmelitano scalzo, che tanto tempo ha trascorso nel convento di San Giuseppe, nell’omonimo Santuario a Enna, frequentato da tantissimi ennesi, e non solo, per le confessioni. Le esequie sono state celebrate nel Santuario della Madonna dei Rimedi di Palermo, dove il frate viveva da alcuni anni, nell’ omonimo convento. E con lui si chiude una lunga storia che ha coinvolto molte generazioni di fedeli che hanno prediletto il Carmelo Teresiano di Enna, significato da uomini come Padre Giusto, sempre presente al confessionale, pronto a dare una parola di conforto e di perdono a decine e decine di penitenti che quotidianamente, transitavano presso il Santuario per confessarsi.
Ci sarebbe molto da dire su Padre Giusto, al secolo Antonio Marini, originario di Treviso, classe 1938, verso il quale, chi scrive, era, è legato, da profonda amicizia e devozione filiale. Un padre, un amico, un confessore. Quando fu trasferito a Palermo fu una tragedia. Raccogliemmo anche delle firme ma a nulla valse la petizione. I superiori avevano deciso. Nel capoluogo siciliano passava la maggior parte del suo tempo nel confessionale, fino a quando si è ammalato ed è sfiorito lentamente e irrimediabilmente, fino al punto che, quando siamo andati a trovarlo, ormai allettato nella sua cella, non ci riconosceva più. Il rito delle esequie, presieduto dal commissario del Carmelo Teresiano di Sicilia, padre Paolo Pietra, è stato sobrio, come sobrio è lo stile dei carmelitani, come sobria è stata la vita di padre Giusto. Padre Paolo ha imperniato l’omelia, commentando il Vangelo delle sette opere della Misericordia ( “Quello che avete fatto ai miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me.”) E padre Giusto nella sua vita ha fatto tanto, per i più piccoli. “Nel riconoscere il più piccolo – ha detto fra Paolo – il Signore Gesù si identifica sempre con l’ultimo. Gesù si identifica con gli scarti dell’umanità”. E quando facciamo il bene non siamo filantropi non lo facciamo per motivi sociali ma per amore verso Cristo, quindi per imitarlo. “Bisogna stare attenti agli ultimi, ha aggiunto p. Paolo, la morte è comune eredità a tutti gli uomini ma il nostro fratello padre Giusto e passato dalla morte alla vita mentre il suo corpo aspetta la beata speranza. Anche noi che piangiamo la sua scomparsa parteciperemo alla sua gloria. Padre Giusto in questi ultimi anni di sofferenza ha sopportato con amore partecipando alla sofferenza di Cristo” E non va dimenticato che tutta la sua vita è stata una condivisione della sofferenza di Cristo, che si identifica negli ultimi. È stato cappellano del carcere di Enna. Ha fatto propria, empatizzandovi, la sofferenza di ogni detenuto. “È stato una “finestra” di Dio, vicino alle famiglie e a ciascuno dei detenuti”. I poveri di spirito si sono accompagnati a lui. Andava a trovare le persone malate e stava molto nel confessionale perché era lì il posto che il signore gli aveva assegnato per salvare anime. Le sue sofferenze non sono paragonabili alla gloria che il Signore gli ha assegnato”.