A Taranto dal 21 al 23 settembre un convegno che prende le mosse dall'inquieto realismo per la pace di Aldo Moro
Il Mediterraneo mare per la pace
Il Simposio che si svolgerà a Taranto da sabato 21 a lunedì 23 settembre vuole sviluppare uno studio, a partire dal Mediterraneo, grembo di nuova umanità, prendendo le mosse dall’inquieto realismo per la pace di Aldo Moro. Ad un anno dal manifesto della teologia dal mediterraneo come appello, sguardo e cammino, per la pace il movimento, che ha preso forma a Marsiglia.
Continua, dopo l’appuntamento a Palermo di giugno scorso, il suo percorso nella città di Taranto e intende, ancora una volta provocare tutti per una cittadinanza attiva. Una cittadinanza mediterranea di tutti i luoghi, dei territori che il mare tra le terre mette in connessione rilevando insieme il loro patrimonio culturale e nel loro, essere insieme, altresì risorsa d’unità per essere grembo di dialogo, d’incontro, di civiltà, pur nella consapevole presa di coscienza del suo essere frontiera, ahimè!, di violenza e di morte: Mediterraneo una civiltà in naufragio sia di culture che di vite umane. Ad evitare il naufragio non sono gli spettatori né, purtroppo, i meri soccorritori. Il pensiero del Manifesto è convocante: è un pensiero impegnato nel dove, è un pensiero che sorpassa, rende possibile uno sguardo, una nuova corresponsabilità, una nuova cura, una rinnovata visione del mondo, della storia. Il Simposio desidera provocare tutti e ciascuno per accoglierci reciprocamente e imbarcarci nel concreto vivere per nuove scelte, per una nuova riconsiderazione dell’umano che, coinvolgendo i luoghi, le terre, fanno nuovo ogni luogo; si, per rinnovare i contesti, sia di itinerante reciproco dialogo sia d’interazione. Senza separare l’intero travaglio che oggi si vive e senza rinnegare il dolore di ieri e di oggi. Un incontro culturale ed esperienziale in un realismo utopico, un’inquietande ma vero per quanto è già in mezzo a noi, così da riscoprire, non solo nella riflessione teologica, ma anche nella trans-disciplinarità della cultura laica, la dinamica capacità di un nuovo incivilimento della stessa visione trinitaria nel suo tessere, rapporti nuovi che divengano quel “noi” che ci fa comunità, così da generare una socialità nuova. Ciò sarà possibile se si avrà il coraggio, e pare che questo stia avvenendo perché con questo simposio si sta irrompendo nello spazio pubblico per inaugurare una riflessione che Altra affinché si possa scoprire e vivere l’opportunità e l’operatività, dell’abitare “agapico” di uno stigmate e altro modo di essere e vivere che è nella storia e nella realtà: uno stigma eccedente, mai appagante. Il personaggio da cui parte, Aldo Moro, aveva già posto nella sua politica internazionale questo nuovo inizio, la pace nella sicurezza, la pace come esito. Riprenderlo non è un mero ricordo commemorativo semmai un ritorno al futuro, oggi sospeso.Tutto il convegno sarà condotto da chi vive e sente questo cambio di passo del pensare e dell’agire e chi lo coglie non può non aprire cantieri e laboratori di nuovo sapere, di nuovo sentire, di una alta e nuova visione che oggi i popoli attendono ansimanti. Infatti la verifica che ne conseguirà farà vero l’incontro. Ciò sarà l’impegno della tavola rotonda di lunedì 23 settembre: la giornata conclusiva dedicata a Moro nel giorno del suo compleanno. L’incontro inizierà domani alle ore 9 e si concluderà appunto lunedi il 23 settembre festa di San Pio anche lui pugliese. Il santo che si offri vittima per la pace. Mi pare di poter inoltre cogliere in questo segno la saldatura della mistica di San Pio e l’impegno operoso del servo di Dio Aldo Moro. In una loggia tra riflessione e preghiera tra pensiero e vita si sono dati appuntamento le diverse istituzioni civili, religiosi e culturali d’Italia dalla facoltà teologica di Sicilia a quella pugliese, all’istituto di formazione Evangelici Gaudium dell’ Istituto universitario Sophia ( Firenze) a varie istruzioni come l’università dipartimento Jonico Bari, Centro di cultura per lo sviluppo, la Camera di commercio di Brintisi-Taranto. Sì, una kermesse di studiosi, pensatori, lavoratori e uomini di buona volontà per continuare e condividere il sogno di una civiltà dell’amore come si augurava San Paolo VI e oggi spinge a realizzarla papa Francesco.