La Teologia dal Mediterraneo allarga i suoi orizzonti: Confronto e nuovi progetti dal Convegno a Taranto
A partire dalla riflessione ‟teologica-culturale” dal mediterraneo a Taranto, dal 21 al 23, settembre è sviluppato una nuova apertura sino a profilarsi del ‟Grembo”, quale frontiera di nuova umanità, nella consapevolezza di farsi carico dell’inquieto realismo per la pace. In realtà si è fatto un paso avanti nel convegno che recentemente si è svolto a Taranto avendo avuto una ulteriore ricchezza di attori e nuove competenze. In realtà pare che si sia registrato un maturo successo; grande è stata la soddisfazione negli organizzatori per la tre giorni i quali hanno riflettuto sul metodo del dialogo tra i saperi non fermandosi solo alla transidisciplinarieta ma cercando una comunione e un dialogo aperto e sincero.
In altri termini si è trattato di esperire e affinare un metodo a partire dall’ontologia trinitaria, la quale ha fornito il metodo e il clima per accogliersi gli uni glia altri sino ad arricchire tutti dei contributi esperienziale e della memoria storica del pensare e agire di Aldo Moro. Pare che ci sia stata a Taranto una svolta con teologi, filosofi, esperti del panorama sociopolitico ed economico dell’area Mediterranea. Proprio il mare che bagna terre ed è l’origine di culture, lingue e religioni diverse è stato il protagonista della tre giorni. Dai confronti tra i protagonisti della cultura religiosa e che fronteggiano le emergenze (pensiamo ad esempio agli sbarchi in Sicilia) sono derivati alcuni punti che rappresentano l’urgenza dell’oggi. Con decisione si è detto e ribadito che è necessario‟ ripensare il pensiero” per poter indicare il cambiamento che deve contrassegnare l’oggi. La Crisi, il disagio, che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca come afferma Papa Francesco. Eppure dentro questo tempo nel caos più nero alberga ed è custodito il Kairos di Dio Amore. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza. Pertanto dinnanzi a noi si coglie l’esigenza di una nuova necessità culturale che indica un nuovo paradigma, con la pace al centro. In questo cammino molti sono stati gli spunti offerti dal teologo e Segretario generale della Commissione teologica internazionale Mons. Piero Coda, e dai rappresentanti delle Facoltà e Istituti teologici presenti. Da tutti i relatori è arrivato l’invito ad avere il coraggio di osare un nuovo dialogo tra le fedi affacciate sul Mediterraneo, per unire, includere, riprendere e rimarcare il concetto di fraternità, di accettazione del diverso. Non solo la consapevolezza di un nuovo modo di pensare e considerare la teologia oggi, ma anche la ci si accorti che Ella può, nella ricerca, indicare nuovi percorsi che possa illuminare il pensiero nuovo come metodo offerto a tutti. Solo così possiamo avere l’ambizione di volare alto, di portare avanti prospettive gravide di nuova visione ma ancorate alla realtà, con la sviluppo limpido della bellezza. Il metodo d’analisi e di confronto è partito da una analisi del panorama geopolitico del Mediterraneo, alla luce del Manifesto per una Teologia dal Mediterraneo, pubblicato un anno fa e dal Manifesto per l’ontologia trinitaria e dell’attività di pace portata avanti da Aldo Moro quando fu Ministro degli Esteri e Presidente del Consiglio. Proprio allo statista che trascorse anni importanti nella città dei due mari è stata dedicata la terza giornata. Il focus e il senso del congegno ha decisamente affermato che si è trattato di un evento inedito che ha illustrato come il Mediterraneo, in questo momento così difficile della storia che viviamo, possa e debba essere visto come grembo e frontiera di nuova umanità. In questa visione, in questo sguardo alto ci è permesso di avviare quei dinamismi di conversione culturale e civile che sono necessari, ma questo sguardo oltre e dell’altro necessita di attingere alle risorse della fede cristiana incentrate nella comunicazione e rivelazione di un Dio che si fa altro da se stesso, che assume le sofferenze dell’umanità nel figlio suo fatto carne e che nel soffio dello Spirito apre nuove orizzonti e nuove frontiere. La teologia in questo modo può mettersi a servizio e in dialogo con la filosofia, con le scienze politiche ed economiche che interpretano la crisi che stiamo vivendo può spingere per aprire una fase nuova.
In realtà l’evento ha stupito molti che vi hanno preso parte sia in presenza che da remoto sia per la fecondità di pensiero che è emerso sia per la risonanza che ha avuto in tutte le fasce di popolazione e in modo particolare nei giovani. Tale evento ha suscitato in tutti i presenti la voglia di attivarsi suscitando il desiderio forte di uscire dal grigiore stanco, essere imprigionati in una dialettica dell’aut aut ed entrare in una dialogica dell’et et e vedere costantemente l’alterità come la vera ricchezza che ci permette di camminare insieme verso un futuro di pace, un altro modo molto forte di costruire la storia impegnandosi per la pace e la fraternità. L’ultimo giorno la Tavola rotonda ha colto che ormai è nata una nuova prospettiva per il cammino che continua operativamente. Infatti è stato messo a punto il progetto UNICORE, University Corridors for Refugees, che consente a rifugiati, persone che hanno dovuto lasciare forzatamente il loro Paese a causa di guerre o persecuzioni di poter accedere a forme di studio superiori e quindi di venire in Italia legalmente a proseguire degli studi e anche possibilmente qualificazioni professionali. La logica che sta dietro la proposta di questo progetto è mettere a punto la capacità di ridescriverci cittadini e di riscrivere un diritto dovere di cittadinanza, cittadinanza della reciprocità, dell’alterità. Questa è la sfida. Il progetto, se funziona, ci si auspica che sia sposato da altre istituzioni perché fa bene al gruppo, al territorio all’intero alveare e alla singola ape. Questa è la filosofia che ci vuole quella d’inventare nuove forme di partecipazione. Bisogna mettere in atto processi di partecipazione civica a questo progetto, creando numeri d’impatto, vuole riscrivere e trasformare le città e di città in città in città il mediterraneo. Questa non è un’utopia ma la sfida dell’oggi la quale diventa un’opportunità per accoglie e fare accoglienza, per lasciarsi accogliere dallo straniero e vivere una vera reciprocità concreta di reciprocità reciprocante; questa esperienza ci ha fatti capaci di un pensiero altro cogliendo quei semi del Verbo che sono presenti in tutte le scienze ei saperi aprendoci nuovi orizzonti facendoci persone in pienezza sino all’aiuto gli uni degli altri e ogniuno con le diverse competenze. Tutto questo genererà una nuova umanità che ci fara essere migliori e così fiorirà la speranza.
In realtà l’evento ha stupito molti che vi hanno preso parte sia in presenza che da remoto sia per la fecondità di pensiero che è emerso sia per la risonanza che ha avuto in tutte le fasce di popolazione e in modo particolare nei giovani. Tale evento ha suscitato in tutti i presenti la voglia di attivarsi suscitando il desiderio forte di uscire dal grigiore stanco, essere imprigionati in una dialettica dell’aut aut ed entrare in una dialogica dell’et et e vedere costantemente l’alterità come la vera ricchezza che ci permette di camminare insieme verso un futuro di pace, un altro modo molto forte di costruire la storia impegnandosi per la pace e la fraternità. L’ultimo giorno la Tavola rotonda ha colto che ormai è nata una nuova prospettiva per il cammino che continua operativamente. Infatti è stato messo a punto il progetto UNICORE, University Corridors for Refugees, che consente a rifugiati, persone che hanno dovuto lasciare forzatamente il loro Paese a causa di guerre o persecuzioni di poter accedere a forme di studio superiori e quindi di venire in Italia legalmente a proseguire degli studi e anche possibilmente qualificazioni professionali. La logica che sta dietro la proposta di questo progetto è mettere a punto la capacità di ridescriverci cittadini e di riscrivere un diritto dovere di cittadinanza, cittadinanza della reciprocità, dell’alterità. Questa è la sfida. Il progetto, se funziona, ci si auspica che sia sposato da altre istituzioni perché fa bene al gruppo, al territorio all’intero alveare e alla singola ape. Questa è la filosofia che ci vuole quella d’inventare nuove forme di partecipazione. Bisogna mettere in atto processi di partecipazione civica a questo progetto, creando numeri d’impatto, vuole riscrivere e trasformare le città e di città in città in città il mediterraneo. Questa non è un’utopia ma la sfida dell’oggi la quale diventa un’opportunità per accoglie e fare accoglienza, per lasciarsi accogliere dallo straniero e vivere una vera reciprocità concreta di reciprocità reciprocante; questa esperienza ci ha fatti capaci di un pensiero altro cogliendo quei semi del Verbo che sono presenti in tutte le scienze ei saperi aprendoci nuovi orizzonti facendoci persone in pienezza sino all’aiuto gli uni degli altri e ogniuno con le diverse competenze. Tutto questo genererà una nuova umanità che ci fara essere migliori e così fiorirà la speranza.