Il primo sguardo nella relazione con la Parola di Dio.
La Lectio Divina. 3_Lectio: lettura e rilettura del testo
Lo spazio e il tempo dedicato alla Lectio, assecondando l’ispirazione per la lettura – come una volta accadde a chi prestò le proprie mani e le proprie dita all’ispirazione per la Scrittura dei libri biblici – sono un composto semplice ma dinamico, coinvolgente e partecipativo: un misto di sensazioni che hanno a che fare con l’emotività della natura umana ma anche con l’anima, dal momento che sembra essere svegliata e attratta da qualcuno/qualcosa che conosce molto bene, che vive un rapporto stretto di reciprocità. La Parola di Dio, infatti, interseca e sposa, abbraccia e ricopre di vitalità lo sguardo che gli occhi appoggiano sulle parole. Essa si lascia osservare una prima e una seconda volta, concedendosi lentamente, come se ogni parola fosse un piccolo libro da aprire e imparare con curiosità, ma senza invadenza. Lo Spirito che guida la lettura intende, infatti, coniugare sè stesso con la persona di ogni lettore, anche quello apparentemente più distratto e sbadato.
La scelta del brano da leggere è già un’ispirazione a cui assecondare la propria obbedienza e docilit Docile; ancora di più, la lettura che di esso si fa, dopo l’incontro con la Trinità e l’accoglienza reciproca attraverso l’invocazione dello Spirito, presenta un dinamismo che di per sè appare neutrale ed innocuo ma che piano piano, invece, coinvolge e “travolge” in una vera e propria relazione che suscita comunione, identica a quella che suscita il segno di Croce con ciascuna delle persone divine, all’inizio dell’incontro con la Parola. La lettura si prende tempo; gli occhi indugiano, senza dimenticarsi del resto, bensì preparando la discesa in verticale, dentro la Parola. Nel libro di Neemia si narra che i leviti, assieme ad alcuni ministri scelti: « leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura»; introducevano così il popolo all’Alleanza che un tempo era conosciuta da tutti ma poi era stata dimenticata (Ne 8,8).
È importante la lettura continuata e ripetuta del testo che, come quando si accende una luce, gradualmente illumina e, soprattutto, mette a fuoco parole, spazi, storie e personaggi con cui preparare l’incontro e la relazione. Si scoprono vivi gli occhi che scivolano sul testo e che accarezzano storie di persone, di alleanze e tradimenti, così come pulsano di luce riflessa gli occhi che si abbandonano alla capacità che ha soltanto Dio di promettere e mantenere sempre, nonostante non vengano rispettate le condizioni, le clausole e i vincoli iniziali da parte dell’uomo. Con quell’uomo con cui Egli non perde mai la voglia di ricominciare a parlare, a dialogare e andare avanti nella quotidianità. Così facendo, la lettura replica sé stessa in una prima confidenza con i termini lessicali del brano, quindi con i protagonisti, e poi con le emozioni o i sentimenti coinvolti nel racconto: con i rimandi che affiorano e bussano agli occhi, appunto, elemosinando luce, attenzione e ulteriore lettura.
Il brano diventa sempre più e sempre meglio una pietra focaia, le cui proprietà naturali sono svelate man mano che la si utilizza, anche solo provando inizialmente a capire come funziona. La sensazione di meraviglia e stupore invade con discrezione il cuore e lo circuisce attraverso le finestre aperte sull’anima creando un rapporto fotografico nel quale ci si ritrova proiettati dentro la Parola, come dentro ad una vicenda reale che in qualche maniera riguarda anche il lettore accostatosi con cura al testo. Attenzione, delicatezza e parsimonia sono manovre lente e piene di tanta vita, meglio: di tanta comunione con Dio e con l’altro. Per questo il tempo e lo spazio dedicato alla Lectio catturano senza imprigionare e possiedono senza soffocare, privare e mutilare. Anzi, avanzando come con forbici da potatura nella abili mani di un contadino che ha scelto il tempo, cioè gli attimi esatti della stagione indicata per intervenire nella vita della pianta, si ha la netta sensazione che qualcuno abbia visto la vita del lettore come un prolungamento della propria vita. La fotografia inizialmente e la forbice poi rendono materiale questo prolungamento, definendo addirittura i connotati esteriori ed interiori del contadino, il quale fa capolino tra le parole con quello sguardo curioso nei confronti della sua creatura, attento a quanto sta potando perché viva meglio e di più. Da questo modo di guardare la vita ed il vivente da parte del “divin contadino”, la Lectio Divina intende imparare a leggere la vita personale non come un ramo tagliato, mutilato dunque; bensì come espressione di vitalità intravista e scelta, quindi prediletta, perchè fiorisca e porti un giorno il suo frutto. «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» è stato scritto (Eb 4,12). Leggere la Parola è disposizione chiara e netta di fronte al vivere, che già nella scelta del tempo e dello spazio in cui ci si ferma di fronte ad essa manifesta coraggio e accoglienza di “presenza” e del presente: più che di futuro e cose future. Sentimenti e pensieri del cuore sono passati al setaccio; lectio e comunità si interfacciano, lettura e comunione si raccontano e a vicenda costruiscono.