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Echi e riflessi per allenare l’arte del vivere.

La Lectio Divina. 4_Scrutatio: leggere nella Parola.

La lettura orante della Parola trova continuità nei brani che possono avere attinenza con i versi del brano principale, quello cioè scelto, letto e riletto all’inizio, dopo il segno di Croce e l’invocazione dello Spirito Santo. Si tratta di una fase delicata della Lectio Divina, definita Scrutatio, in cui si tiene bene a mente quanto ricevuto fin dall’inizio attraverso un’immagine biblica, un personaggio oppure una frase che è rimasta particolarmente impressa dopo la lettura e la rilettura del testo e si prosegue nella lettura orante di brani nei quali ritorna quanto si è impresso dopa la lettura del brano iniziale. Quest’ultimo, un pò come una pietra focaia scalfita con perizia prima di accendere un fuoco, diventa un punto luminoso da cui scoccano scintille man mano che gli occhi si soffermano e riprendono parole e immagini chiave ispirate ad esso, ovvero da cui scaturiscono filoni di racconti e versi da scrutare con interesse procedendo lentamente come seguendo un filo rosso che lega ciascuno di essi al testo principale.

I brani che attengono al testo principale inducono ad un cammino, ad un percorso di cui si può ignorare la mèta ma che, ad ogni modo, meritano a loro volta una lettura approfondita, calma e distesa. Il percorso, infatti, si rende sempre più evidente se lo si attraversa senza fretta e con calma. Ad esempio, se il brano principale è: «Venite a me, voi tutti, Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,28-30), le immagini che potrebbero restare impresse sono quelle del giogo, della stanchezza e dell’umiltà. Da ciascuna di esse si possono intuire itinerari tra i libri della Sacra Scrittura di una bellezza unica, non generalizzata. Il giogo, ad esempio, riporta al giogo del re Davide: «Dio, tu mi accordi la rivincita e sottometti i popoli al mio giogo» (2Sam 22,48) che, a sua volta, riprende i brani di Isaia 48,6 e Geremia 28,2 nei quali si profetizza la fine dell’oppressione dei popoli stranieri nei confronti d’Israele attraverso la morte di Cristo, secondo le parole di Paolo in Galati 5,1: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù». La sensazione della stanchezza, invece, riporta alla situazione del popolo schiavo in Egitto di cui Dio dice a Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze» (Esodo 3,7); situazione destinata a concludersi tramite l’intervento di Dio: «Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza» (Ebrei 4,10-11). Infine il riferimento all’umiltà restituisce l’attenzione all’esperienza del popolo nel deserto, secondo la visione del libro del Deuteronomio: «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi» (8,2): visione nella quale l’umiltà è frutto di un percorso di umiliazioni in cui Dio insegna l’obbedienza ai propri figli, compreso Gesù Cristo che: «Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì» (Ebrei 5,8).

Ecco, il brano principale di Matteo con i vari testi paralleli per la scrutatio, appena sopra  riportati, delimitano un panorama letterario che non conosce limiti tra i libri della Bibbia ed è importante che la Lectio Divina sia un modo per percorrerla, attraversarla in lungo ed in largo, frequentarla, conoscerla confidenzialmente e senza la paura di non comprenderla a fondo; perché grazie proprio all’invocazione dello Spirito, ogni pagina può diventare un capolavoro di sapienza disegnato come fosse un abito pronto per essere cucito sopra al vissuto di ognuno. Nessuno può dirsi esperto nella lettura orante della Parola di Dio se, piano piano, non vi si dedica a prescindere dai limiti che può incontrare all’inizio: limiti che aprono a nuovi orizzonti, piuttosto che chiuderli e sigillarli, purchè guidati dallo Spirito invocato all’inizio e, magari, nuovamente pregato e richiesto con forza durante la Scrutatio. Del resto, la vita dello scriba divenuto discepolo di Gesù, dice nel vangelo, è un discernimento continuo tra le cose nuove e quelle antiche utili all’arte del vivere (Mt 13,42).



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