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"Tanti si attendono un cambiamento nell’approccio e nei linguaggi”

Cammino sinodale. Intervista a mons. Raspanti

Mettere in pratica i grandi principi della “Lumen Gentium”, la comunione e la missione, per fare in modo che la sinodalità, nella pratica quotidiana, venga praticata e vissuta. Questo l’invito di mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana, a pochi giorni dalla prima delle due Assemblee sinodali di Roma. Un cammino, quelle delle Chiese di Sicilia, non facile ma basato sul confronto e la condivisione di prassi positive e anche delle difficoltà nel cammino quotidiano.

Il Cammino Sinodale delle Chiese in Italia giunge alla prima “grande visione d’insieme” con le due Assemblee sinodali che si terranno a Roma dal 15 al 17 novembre 2024 e dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Cosa si attende?  In questa prima assemblea dovremmo cercare di compulsare i mille e passa delegati su tutta una serie di prospettive, linee o possibili decisioni o grossi argomenti sui quali, già da tre anni, le singole diocesi ci hanno fatto prevenire il materiale, che adesso è formalizzato, studiato, approfondito e rimesso nelle loro mani. Questo è un passaggio cruciale perché da qui si genereranno le vere proposte che saranno fatte nella fase successiva di gennaio-marzo e discusse poi nella seconda assemblea che dovrà prendere le decisioni. Che cosa mi attendo? Che i delegati si approprino di tutto ciò che è venuto fuori dalle assemblee e siano in grado, nella fase successiva, di essere “la buona catena di trasmissione”, ovvero che si approprino dello spirito e delle buone proposte emerse e sappiano poi entusiasmare gli altri, trasmettendo le possibili nuove prospettive. Insomma mi aspetto che il movimento di questo cammino sinodale, voluto dalla Cei e da Papa Francesco, venga accolto e che ci si inserisca tutti al suo interno.

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