Era il 24 ottobre 1984 quando il Museo fu inaugurato nel restaurato convento dei frati Cappuccini
Piccolo è bello: i primi 40 anni del Museo Archeologico di Aidone e Morgantina.
In questo ultimo scorcio del 2024, tra ottobre e novembre, la comunità aidonese sta celebrando i quarant’anni di vita del suo Museo Archeologico Regionale che accoglie i reperti della vicina Morgantina, la città dalle tante vite: quella di avamposto dei Siculi Morgeti e dei primi coloni greci che si insediarono sui colli della Cittadella, quella di epoca ellenistica, nell’orbita di Siracusa, che ci ha lasciato la magnifica città che oggi ammiriamo nella sua integrità nel sito di Serra Orlando e quella successiva alla conquista romana che ne segnò anche l’abbandono.
Per rendere memorabile questa occorrenza sono stati programmati vari eventi che hanno visto il concorso del Comune di Aidone e del Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale: si è iniziato con il concerto promosso dall’Archeoclub Aidone-Morgantina, protagonista l’ICHNOS emsemble diretto dal maestro Francesco Cultreri. Il 20 ottobre si è ricordata l’inaugurazione di 40 anni fa e si è ricostruita la storia del museo dalle origini alle sue varie trasformazioni, attraverso la testimonianza degli archeologi e la memoria in onore di Malcom Bell, l’archeologo direttore della Missione archeologica americana per più di 40 anni, a cui è stata dedicata una targa nella sala della dea di Morgantina; si è ricordato il prezioso contributo che Bell ha dato sia con i suoi studi, capisaldi per chiunque voglia studiare Morgantina e la coroplastica della Sicilia ellenistica, ma anche con il ruolo attivo che egli ebbe nella stagione dei “Rientri”. Alex Waltall, il discepolo, nuovo direttore della missione americana, ne ha delineato la figura di studioso, di professionista e di uomo che con Aidone aveva stabilito un rapporto di amore e dedizione, ricambiato dall’affetto e la stima degli aidonesi che lo vollero concittadino onorario. Ancora un altro evento avrà luogo il 23 di novembre, sempre a cura dell’Archeoclub e con il contributo finanziario di una nostra concittadina da tempo emigrata in America, la signora Rita Rizzocascio Cimorelli. È una visita guidata teatralizzata con gli attori e la regia di Marco Savatteri: “Il museo rivive, gli dei raccontano”. Un altro momento ancora sarà dedicato dall’Ecomuseo “I semi di Demetra” ai bambini e ai ragazzi delle scuole aidonesi.
Era il 24 ottobre 1984 quando il Museo fu inaugurato nel restaurato convento dei frati Cappuccini da tempo in stato di abbandono. Fu una felice intuizione che permise di recuperare il secentesco convento e l’annessa chiesa di San Francesco, oggi adibita a biglietteria e sala convegni. Nonostante il diverso uso la chiesa ha mantenuto intatta la sua identità francescana, meglio ancora cappuccina: un piccolo gioiello dove, nello spirito del Poverello di Assisi, tutti i materiali usati sono poveri, a km zero come diremmo oggi: legno, stoffa, pietra e terracotta, modellati dalle operose mani dei frati, diventati esperti intagliatori e scultori, attività che accompagnavano alla preghiera, alle opere di carità e all’educazione dei giovani.
Gli ambienti del convento furono opportunamente restaurati ed adattati secondo il progetto dell’architetto e museografo Franco Minissi. Il materiale fu disposto secondo un criterio cronologico che descriveva la storia di Morgantina dalle origini all’abbandono avvenuto agli inizi dell’era cristiana. Così come una visita a Morgantina permette di vedere una città nella totalità dei suoi edifici pubblici, religiosi e privati, perfettamente leggibili nelle loro linee come se fosse stata semplicemente rimossa la polvere del tempo, allo stesso modo la visita al museo di Aidone permette di rivivere, attraverso oggetti di uso comune e artistici, gli oltre mille anni di vita di Morgantina dall’età del ferro all’epoca romana.
Il Museo, per essere adeguato alle normative europee, fu sottoposto ad un intervento di restauro, che si concluse nel 2007, ma subito dopo, per rispondere all’esigenza di esporre i capolavori trafugati e restituiti tra il 2009 e il 2011 (gli Acroliti, la statua della dea e gli Argenti), si dovette procedere al nuovo allestimento, quale lo vediamo oggi. Nel 2016 nella sala degli Acroliti fu aggiunta la testa di Ade ricongiungendo finalmente la triade sacra venerata a Morgantina: Demetra la dea madre che donò all’uomo l’arte dell’agricoltura, Kore la giovane figlia rapita da Ade il dio degli inferi e restituita alla madre perché riportasse in terra la primavera e lo stesso Ade dai bei riccioli blu modellati da un esperto coroplasta.
La visita del Museo è anche una lezione di legalità e senso di appartenenza. Ammirando ciò che è stato recuperato in anni di indagini e battaglie civiche (gli acroliti delle dee, gli argenti di Eupolemo, la dea di Morgantina, già conosciuta come Venere di Malibù, e la preziosa testa di Ade) possiamo renderci conto di quanto è stato strappato, con gli scavi clandestini, dalle necropoli, dalle case e dai santuari di Cittadella, San Francesco e Serra Orlando: migliaia di reperti spariti nelle reti mondiali del commercio clandestino, negati per sempre agli studiosi e alla ricostruzione del contesto. Tutto questo ci narra anche la storia di una comunità che ha saputo lottare e fare fronte comune per difendere il proprio patrimonio e chiedere a gran voce la restituzione di quei reperti di cui si era scoperta l’ultima destinazione.