22 Settembre 2024

Morgantina e Aidone una sola storia

di Nino Costanzo

Scrive Francesco Paolo Giordano in una sua recente pubblicazione dal titolo: Morgantina e Aidone nella storia: “dopo la scomparsa di Morgantina romana non ci sono documenti che attestino il passaggio diretto all’attuale località posta alla sommità del Monte di Aidone”. E’ vero che non ci sono documenti, ma ci rimangono tanti monumenti da esplorare e da studiare per bene. Mille anni di storia, dalla distruzione di Morgantina avvenuta intorno al 30 a.C. e la venuta dei Normanni intorno al 1090 d.C., possono essere colmati scrutando attentamente le “pietre” che parlano, cioè i siti archeologici. In questo delicato compito di ricerca possono essere di aiuto alcune pubblicazioni. [expander_maker id=”1″ ] La prima è la tesi di laurea di Debora Maria Carmen Muscarà dal titolo: Archeologia nel territorio di Aidone, anno accademico 1994-1995.L’autrice di questa ricerca elenca ben 16 siti archeologici di particolare spessore, tra cui Casalgismondo Sottano (Pietrarossa), Gallinica, Castel Grest (Pietratagliata). In questa ricerca è ben evidenziata e descritta la ceramica rinvenuta nei siti e quindi facilmente si può conoscere il periodo in cui i siti vennero abitati.
Da questa ricerca della Muscarà, si evince mirabilmente che il territorio di Aidone in periodo romano-imperiale (21 a.C. 440 d.C.) fu densamente abitato e in mano a latifondisti. Questa tesi è suffragata da diverse testimonianze. Domizia, moglie dell’imperatore Domiziano, possedeva un latifondo in contrada Cugno-Ventrelli, ciò lo si evince da una lapide esposta al Museo Civico Archeologico di Ramacca; mentre in contrada Casalgismondo Sottano la Soprintendenza di Enna negli anni ’90 ha messo in luce le fondamenta di vasti fabbricati in cotto dotati di un ingegnoso impianto idrico di periodo imperale assieme a ceramica fine di lusso denominata sigillata italica e sigillata africana nonché monete. Il Giordano sostiene che “il passaggio diretto all’attuale località posta alla sommità del Monte di Aidone, fu un passaggio graduale prima negli insediamenti dei territori negli altipiani e nella pianura solcata dai fiumi e successivamente sul Monte”. Per chiarire quanto affermato dal Giordano ci viene in aiuto la pubblicazione dello storico Filippo Vitanza dal titolo “L’altra Cultura”.
L’autore riporta alcune date storiche traumatiche che coinvolsero anche il territorio di Aidone. La prima è quella del 440 d.C. quando Genserico, re dei Vandali, saccheggiò e distrusse gran parte delle Sicilia. La seconda è il 535 d.C. quando la Sicilia passò nelle mani dei Bizantini, alla fine della guerra per la riconquista dell’Italia, che durò 20 anni; l’Isola ne uscì stremata economicamente e moralmente, per i tributi imposti in modo esorbitante e le molestie date agli abitanti. Di questo periodo ci rimangono delle testimonianze. Il prof. Antonino Ragona, negli anni Sessanta, del secolo scorso, scoprì un eccezionale insediamento bizantino in contrada Pietrarossa e il materiale raccolto, tronconi di colonnine, provenienti da un edificio sacro, è esposto al Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone. Dalla contrada Olivo, confinante con la contrada Pietrarossa, provengono dei sigilli diplomatici risalenti intorno all’800,pubblicati dall’archeologa Laura Sapuppo.Insediamenti bizantini sono presenti anche in contrada Mirabella Imbaccari Soprano, Ferriante e Dragofosso. Infine, la data dell’827,viene ricordata dal Vitanza, l’invasione araba della Sicilia con azioni di devastazioni e razzia spinte fino alle pendici dell’Etna, azioni queste (836-837) ebbero come risultato il consueto bottino ed un eccezionale numero di prigionieri, elemento di grande utilità per i lavori nei campi. L’esplorazione e lo studio di questi siti sopracitati sicuramente possono buttare luce sui vari periodi storici del primo millennio sul territorio di Aidone.
Aidone dopo Morgantina? A questo punto le cose, occorre approfondire quanto segue. Come e quando arrivò il Cristianesimo in Sicilia. I documenti e i monumenti che attestano la diffusione del Cristianesimo in Sicilia nel IV secolo sono parecchi. Ciò grazie al famoso editto di Milano del 313 d.C., emanato da Costantino e Licinio, in cui veniva riconosciuto ai Cristiani di praticare liberamente la religione che volessero, vennero a cessare le persecuzioni (Le cause delle persecuzioni da parte degli Imperatori romani sono sostanzialmente tre: pregiudizi popolari, pregiudizi politici e passioni personali).
La Sicilia sotto i Barbari e i Bizantini (440 d.C.-827 d.C.). La Sicilia per la sua posizione geografica nel Mediterraneo e per le sue rinomate ricchezze annonarie riacquista, a partire dal V secolo, un ruolo importantissimo: oggetto di particolari brame da parte dei Vandali, degli Ostrogoti, dei Bizantini e degli Arabi.
La Sicilia sotto i Bizantini (535-827). La Sicilia nel 535 viene staccata politicamente da Roma e penetra nell’orbita del mondo bizantino. (Giustiniano, dopo la conquista dell’Africa e della Sicilia, inizia una guerra di conquista dell’Italia, che durò vent’anni; ancora una volta la Sicilia divenne granaio per gli eserciti bizantini dislocati nell’Italia centro-meridionale e zona di acquartieramento militare e di retrovia. L’Isola, alla fine della guerra, ne uscì stremata economicamente e moralmente, per i tributi imposti in modo esorbitante e per le molestie date agli abitanti).La Bizantinizzazione della Sicilia. Tra il VI e la prima metà del VII secolo, la Sicilia viene bizantinizzata da ondate di profughi provenienti dal Peloponneso, dall’Asia Minore e dall’Egitto(La sua vera importanza la sinota nella seconda metà del secolo VII, quando cinque siciliani salgono alla cattedra di Pietro: Agatone 678-681, Leone II 682-683, Conone 686-687, Sergio 687-701, epiù tardi Stefano III 768-701).La Sicilia sotto i Musulmani (827-1060). La maggioranza della popolazione dell’Isola, fra il X e XI secolo, ha parlato, pensato, agito in arabo e pregato Allah (Dovendo tratteggiare le linee fondamentali di questo periodo storicooccorre ricordare le seguenti date: 827 inizio della dominazione araba; 859 caduta di Enna; 1038, l’Imperatore d’Oriente  Michele IV Paflagone decise di spedire  in Sicilia un numeroso esercito al comando di Giorgio Maniace, esercito formato da gente di razze diverse, rissose e settarie e tra queste alcuni reparti Normanni).L’arco di tempo di 233 anni, in cui la Sicilia subì la dominazione musulmana, non fu tuttafattadi devastazione di campagne, di saccheggi, incendi, schiavitù e distruzioni. Tuttavia è certo che l’avanzata degli Arabi in Sicilia creò nella popolazione una certa paura con conseguente fuga dai campi verso centro fortificati e luoghi impervi.La Sicilia, e quindi la stessa Aidone, è un grande contenitore di popoli (Siculi, Sicani, Elamiti, Elimioti, Elimi, Greci, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Lombardi) e di culture diverse, così da formare un macrocosmo, sostiene Giuseppe Valenza nel testo “Elamiti, Elimioti, Elimi: Il teatro genealogico degli Elimi nel crocevia del Mediterraneo”. D’altra parte,spetta a noi assimilare, conservare, custodire, filtrare e tramandare questo ricco patrimonio di esperienze diverse, il quale costituisce la nostra vera ricchezza e il nostro orgoglio, afferma lo storico Filippo Vitanza.Ora, osservando il materiale esposto nel Museo Archeologico Regionale di Aidone, è possibile tracciare la storia del territorio comunale dalla preistoria fino al 30/25 a.C., quando Morgantina venne distrutta dall’azione punitiva di Ottaviano nei riguardi dei sostenitori di Sesto Pompeo. La situazione della Sicilia, dopo quella data, era veramente miserabile. Lo testimonia il geografo Strabone (63 a.C.-19 d.C.) che scriveva del suo stato di abbandono e di miseria. Solo l’esplorazione archeologica, degli ultimi 70 anni, ci sta svelando lentamente il vero volto della Sicilia negli ultimi due millenni. Partiamo da alcune date e documenti sicuri che riguardano il nostro territorio. L’imperatore Ottaviano il 21 a.C. provvide a riempire i vuoti di popolazione della Sicilia, inviando migliaia di coloni in varie parti strategiche dell’Isola: Siracusa, Catania, Tindari, Termine. Praticamente il territorio della Sicilia venne spezzettato in grosse proprietà private, con il prevalere del latifondo. Senatori, cavalieri, alti ufficiali romani crearono, nei loro possedimenti, vere aziende agricole, grazie all’abbondanza del lavoro servile. Un esempio eclatante, afferma Vitanza, lo troviamo nel territorio di Aidone in contrada Cugno-Ventrelli, ove è stata rinvenuta una lapide risalente tra la fine del primo o inizi del secondo secolo d.C. La lapide, scritta in latino delle dimensioni alta cm. 26,5 larghezza cm. 35, esposta presso il Museo Civico Archeologico di Ramacca, così dice: “Sacro agli Dei Mani, Abdalas (servo) di Domizia moglie di Domiziano, capo dei pastori, si comportò bene nel suo lavoro, visse anni 80”.
La presenza di questa lapide non è la sola, lungo la strada che da Catania portava ad Agrigento, ne segnaliamo altre tre. La prima a Castellito, a detta dell’agricoltore Gaetano Muni, che la rinvenne e la portò nella Masseria, si trattava di una lapide scritta in latino che iniziava così: “Philosofia” (la lapide dopo qualche tempo venne trafugata), dice ancora il Vitanza.Una seconda lapide fu rinvenuta in contrada Torricella, presso Ramacca, si tratta di un frammento marmoreo con due lettere, in questa località c’era una villa romana. Invero nella zona archeologica posta sulla sinistra del fiume Pietrarossa alla fine degli anni Settanta fu rinvenuta in superficie abbondantissima ceramica fine di lusso, denominata sigillata italica e sigillata africana, parecchie anse di lucerne (almeno dieci), un frammento di lapide con lettere latine, delle “sospensure”, migliaia di pezzetti di piombo e migliaia di monete del periodo imperiale, sostiene don Vitanza. Nel 1993 la Soprintendenza di Enna, nonostante che la zona sia stata messa a soqquadro dalle ruspe, ha messo in luce le fondamenta di vasti fabbricati pavimentati in cotto, dotati di un ingegnoso impianto idrico e un ripostiglio di 250 monete di periodo imperiale. Questo eccezionale ritrovamento e molti altri dislocati nelle valli del Gornalunga e del Margherito-Pietrarossa ci impongono a credere che la strada che da Catania portava ad Agrigento passasse accanto a questo sito. Parte del materiale rinvenuto si trova presso il Museo Civico di Ramacca. Una terza lapide, sempre in latino, un frammento con sei lettere da Casalgismondo Sottano, in territorio di Aidone. Il frammento si trova depositato presso il Museo Civico archeologico di Ramacca. In quest’ultima località, dall’abbondante materiale raccolto in superficie e dalle esplorazioni eseguite, agli inizi degli anni ’90, dalla Soprintendenza di Enna, veniamo a sapere da Gianfilippo Villari, Soprintendente, di una “statio” romana, simile a quella di Philosofiana, in territorio di Mazzarino. Le “stazioni” non furono soltanto dei luoghi di sosta o di ristoro per i mercanti e i viaggiatori ma principalmente strutture ammnistrative sedentarie e centri commerciali dove venivano ammassati i prodotti e le merci e da dove venivano asportati. Dalle stazioni, inoltre, si controllava capillarmente il territorio, si conoscevano i proprietari dei fondi, cosa producevano e da chi erano condotti (schiavi, coloni). Da qui, i pubblicani (esattori), attraverso le vie secondarie sentieri (iter), mulattiere (actus), “trazzere” (via) raggiungevano anche i più piccoli satelliti agricoli e i serbatoi dell’entroterra. La mancanza di pubblicazioni né di esposizioni del materiale rinvenuto nelle esplorazioni in contrada Casalgismodo Sottano, da parte della Soprintendenza di Enna, non ci permettono di dire di più. Possiamo però con certezza affermare, dice infine lo storico Filippo Vitanza, dal materiale presente presso il Museo Civico Archeologico di Ramacca, raccolto in superficie, e, da un gruzzoletto di monete, recentemente consegnate al Comune di Aidone, la “statio” ebbe uno sviluppo particolare dal primo secolo a.C. fino alla metà del quinto secolo d.C. [/expander_maker]
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