A Trapani i futuri sacerdoti hanno riflettuto su "Presbiteri e laici in un rapporto di corresponsabilità pastorale”
Per una Chiesa più corresponsabile: 45° Dialogo dei Seminaristi di Sicilia
Si è concluso con successo il 45° Dialogo dei Seminaristi di Sicilia, ospiti quest’anno dalla diocesi di Trapani e accolti dal vescovo mons. Pietro Maria Fragnelli e dal delegato del Dialogo il seminarista Vito Burgarella. Dal 25 al 27 ottobre, il Seminario di Trapani è stato al centro di un confronto profondo su temi attuali che ha visto la partecipazione di 127 seminaristi da tutte le diocesi di Sicilia, accompagnati dai loro formatori. Il tema di quest’anno, “Presbiteri e laici in un rapporto di corresponsabilità pastorale”, è stato affrontato grazie agli interventi di Maria Dolores Doria, referente per il Cammino sinodale delle Chiese in Italia della Regione Sicilia e da Mons. Liborio Palmeri, delegato della Diocesi di Trapani per la ricerca, le arti e il dialogo culturale. Entrambi hanno introdotto la discussione con un richiamo fondamentale: il battesimo, origine della dignità e della missione comune di ogni membro della Chiesa, laico o chierico che sia.
A chiudere il ciclo di interventi è stato monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e delegato CESI per i Seminari e la Pastorale Vocazionale, il quale ha posto le sfide del Concilio Vaticano II riguardo alla relazione tra laici e presbiteri, una questione centrale per la Chiesa contemporanea. Pur essendo trascorsi quasi sessant’anni dal Concilio, il dibattito su questi temi resta aperto, a testimonianza di quanto sia complessa e necessaria una rinnovata sinergia fra tutti i membri della comunità ecclesiale. Leggiamo infatti nel canone 204 del Codice di Diritto Canonico: “I fedeli sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il battesimo, sono costituiti popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel modo loro proprio della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo”. Il can. 204 chiarisce l’interpretazione dei “fedeli”, secondo alcuni principi desunti quasi letteralmente da Lumen Gentium 31. È un canone che ha valore teologico oltre che canonistico, poiché delinea la natura ecclesiale, prima ancora che giuridica, dei fedeli laici. Sono da considerarsi fedeli coloro che hanno ricevuto il sacramento del Battesimo, con il quale sono configurati a Cristo con un carattere indelebile ed incorporati alla Chiesa. Ecco dunque i 3 elementi fondamentali: il battesimo come elemento di incorporazione e condizione propria di ciascun fedele che lo immette nella missione della Chiesa.
Talvolta questo principio rischia di venire dimenticato o non valutato. Il ruolo dei laici non è un’estensione del ministero sacerdotale, ma un’espressione di fede e di servizio alla Chiesa che ha caratteristiche e carismi propri. Assumere la responsabilità di una comunità non vuol dire “faccio tutto io” o “io sono l’elemento indispensabile”, la leadership pastorale deve essere intesa come un servizio volto a mettere al centro della comunità Cristo e non il singolo presbitero. Proprio come un padre educa i figli alla responsabilità condivisa, così il presbitero è chiamato a valorizzare il contributo dei laici, supportandoli nell’esprimere i loro doni e carismi, senza imporre la propria immagine come unico modello da seguire. La riflessione ha portato i seminaristi ad affrontare numerosi aspetti della tematica, attraverso dinamiche di gruppo che hanno evidenziato il rischio di due eccessi: quello dei preti-padri-padroni e quello dei laici clericalizzati. Ci siamo così confrontati in modo sincero, discutendo di come ognuno possa contribuire in maniera concreta alla costruzione di un rapporto autentico ed equilibrato tra laici e presbiteri in una visione unitaria di Chiesa come popolo di Dio in cammino. In conclusione, Mons. Renna ha invitato i seminaristi a proseguire questa riflessione anche dopo i tre giorni del Dialogo, affinché il dibattito possa continuare nei rispettivi seminari come spunto per una crescita costante e comunitaria. La sua esortazione ha colpito profondamente i partecipanti. Per favorire un’autentica corresponsabilità, ogni membro della comunità ecclesiale è chiamato a riflettere sul proprio ruolo, portando avanti una Chiesa viva, aperta e inclusiva, in cui la diversità dei carismi non solo è rispettata, ma valorizzata per il bene di tutti. Mons. Renna ha inoltre ricordato ai seminaristi un altro aspetto spesso trascurato: i laici non sono presenti solo all’interno delle parrocchie, ma anche all’esterno, tra le persone che per diverse ragioni non desiderano avere legami con la Chiesa. È necessario non dimenticarsi di loro, poiché la vera missione è quella di riportare Cristo anche nei cuori più distanti. Questa apertura alla società nel suo insieme richiama i futuri presbiteri a un impegno pastorale che va oltre i confini delle strutture ecclesiali, abbracciando con amore chiunque, ovunque egli si trovi.