Intervento del geologo Patrinicola che ha monitorato il lago fin dal 1988. Qualcuno intervenga
Morte lenta ma inesorabile del lago di Pergusa
Il meraviglioso lago di Pergusa sta evaporando e “si avvia alla fine della sua esistenza”. A dare l’allarme è il geologo Francesco Paolo Patrinicola che, attraverso uno studio e un monitoraggio che parte dal 1988, ha ricostruito tutte le fasi che stanno contribuendo all’aumento della povertà del mitico lago. Negli ultimi mesi il livello delle sue acque si sta abbassando vertiginosamente e pare che a causare questo fenomeno non sia solo la lunga siccità di questi mesi, ma soprattutto l’innalzamento del fondale.
“Il 6 settembre scorso – afferma Patrinicola – dopo avere fatto un dislivello nella direzione del Molo, ho voluto dimostrare, con un disegno in scala 1:200, l’andamento del fondale del lago che, con il ritiro delle sue acque, appare a tutti piatto. La sua elaborazione, fatta inserendo i dati batimetrici accertati in alcuni punti nel 1988 con sondaggi penetrometrici continui, di cui uno fatto nelle vicinanze a circa 100 metri di distanza dalla riva, di fronte la tribuna dell’autodromo, mostrò subito una situazione allarmante”. Secondo quanto sostiene Patrinicola, il lago, nella sua fase giovanile con un fondale privo di depositi lacustri, alla distanza di circa 100 metri dal Molo era di 11,20 metri.
Negli anni ‘50, alla distanza di 125 metri dal Molo, invece le acque avevano uno spessore di 3,60 metri. Misurate questa estate alla distanza sempre di 125 metri dal Molo, lo spessore delle acque rimaste non supererebbero 1,50 metri. “Praticamente la fossa del lago pergusino – conclude Patrinicola – condizione indispensabile per l’esistenza di un lago, non esiste più, è piena di detriti”.
Sul lago di Pergusa che sta evaporando si è scatenato un forte dibattito sui social da parte di molti ennesi. Interessante l’intervento dell’urbanista Giuseppe Claudio Vitale, che sostiene: “Quello di Pergusa è un lago endoreico il cui bacino imbrifero è stato alterato nel corso degli anni sia per le sconsiderate urbanizzazioni continuate fino a pochi anni fa sia per le infrastrutture viarie”. “Paradossalmente – dice – il beneficio che dovrebbe ricevere dalle piogge rischia, invece, di creare inquinamento e alterare la qualità delle acque per l’assenza della rete delle acque bianche, dal momento che a Pergusa non esiste la separazione delle acque bianche da quelle nere ma un sistema fognario misto che finisce dentro il lago con effetto nocivo. È necessario, quindi, ripristinare la rete dei canali esistenti anche dentro il cosiddetto villaggio con opere idrauliche ad impatto ambientale nullo e rinvigorendo i canali con la sistemazione di quelli attualmente privi di sistemazione o occlusi dalla circumlacuale. È prioritario interessare le competenze del Genio Civile e dell’autorità di Bacino. Basta conoscere per intervenire, magari occupandosi più del corpo idrico che dei giardinetti che non costituiscono una priorità di habitat autoctono. Esiste tanto materiale conoscitivo e progettuale. Ci vogliono gli assuntori di responsabilità. Forse mancano? È necessario che la Regione responsabilizzi nella titolarità gestionale il Dipartimento delle Foreste”.