Palermo, una città che ancora soffre; una città ancora piagata dalle stragi del 92, che hanno lasciato il segno, dal barbaro assassinio, il 15 settembre 1993, di don Pino Puglisi, risorto alla beatitudine dei santi. Ma Palermo è una città che ancora prega e spera, affidandosi alla sua Patrona, la grande Rosalia: “Una voce l’amato mio viene saltando per I monti…” Lo recita il Cantico dei Cantici. È un grido di speranza. La speranza in un Dio che non promette gioia su questa terra ma che assicura a chi ci crede, la gioia dell’eternità: “Di te o Dio ha sete l’anima mia, il tuo amore vale più della vita…nel tuo nome alzerò le mie mani…”. [expander_maker id=”1” ] E così, anche quest’anno, alla presenza delle autorità civili e militari, di una folta folla di popolo, nel mezzo del quale anche alcuni malati in carrozzina, l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha celebrato il solenne pontificale in onore di Santa Rosalia, nel quattrocentesimo anniversario del ritrovamento del suo corpo. “Saluto con grande affetto questa Santa assemblea nella sua variegata composizione”, ha esordito l’arcivescovo, riferendosi ai numerosi sacerdoti e diaconi presenti ed in particolare agli Orionini che amministrano il santuario di Monte Pellegrino. “È bello, ammirare da qui sopra fino al mare questo squarcio meraviglioso” E come fare a non ricordare che Goethe definí quel luogo “il più bello del mondo”. Il vescovo, riprendendo la svista di un devoto, che in una lettera inviatagli ha definito erroneamente Rosalia una martire, mentre la Santa è un’anacoreta, ovvero un’eremita, ha voluto, ugualmente, definirla una martire, poiché ella ha donato , totalmente ed incondizionatamente la sua vita a Dio. “ Voi tutti insieme sentitevi destinatari di quello che è stato il frutto della contemplazione della Parola di Dio in Santa Rosalia”Lorefice ha sottolineato come l’anno giubilare del quattrocentesimo debba significare per Palermo una rinascita morale e civile per mezzo della Santuzza. “Un anno giubilare è tempo opportuno di trasformazione della nostra vita” . Tutto parte da Dio e va verso l’uomo e dall’uomo stesso deve tornare a Dio: “Prendersi cura di sé, aver cura dell’uomo nascosto nel cuore, quindi prendersi cura del prossimo, ed è così che ci si prende cura del rapporto con Dio e ci si prende cura di Dio”. E non ha mancato, il presule, di sottolineare la secolarizzazione dell’occidente: “L’Occidente ha scelto di vivere come se Dio non ci fosse”. Poi rivolgendosi ai futuri preti ha detto loro di riflettere bene sulla loro vocazione: “Non abbiamo bisogno di preti che non ci raccontano il volto di Dio”. E ancora, rivolgendosi alla città: “Dobbiamo essere tutti liberi dai falsi dei che oggi ci schiavizzano. Noi tutti conosciamo le ferite della nostra città, troppe sofferenze, l’eliminazione di uomini giusti per mano mafiosa, le vite illuse dei nostri figli con le nuove droghe, linguaggi avvelenati dall’odio, una città che non riesce a far fronte all’emergenza rifiuti e giovani che vanno via per cercare lavoro .” Poi ha parlato del Mediterraneo, trasformato in un grande cimitero. “Rosalia ci chiede di cambiare e avere una fede cristoforme. Ha concluso ringraziando tutti coloro che hanno reso possibile questo anno giubilare e chiedendo a Santa Rosalia di intercedere per tutti.[/expander_maker]
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